Non si può dire che Politica insieme sia disattenta alla questione della natalità. Ne ha trattato e non una sola volta, anche dando attenzione a una rara iniziativa parlamentare. Ma gli interventi sulla denatalità sembrano cadere in uno spazio insonorizzato. Non si attiva una discussione. Non ci sono neppure dei negazionisti. È come se nel nostro vivere alla giornata, non riuscissimo a metterci in moto di fronte a fenomeni che avranno l’impatto peggiore tra decenni. Ma senza una discussione partecipata, non c’è speranza di rimedio. Non si fa neanche qualche norma, che a sua volta non basterebbe. Serve infatti un diffuso cambiamento di aspettative. Persino in economia il fattore psicologico è decisivo. Qui lo è di più.
Un breve richiamo del Papa nei giorni scorsi mi motiva (mi impone) a riprendere il tema. Domenica 7 febbraio (dopo l’Angelus) infatti Papa Francesco ha detto: “mi permetto di aggiungere una mia preoccupazione: l’inverno demografico italiano. In Italia le nascite sono calate e il futuro è in pericolo. .. Cerchiamo di fare in modo che questo inverno demografico finisca e fiorisca una nuova primavera di bambini e bambine”. L’espressione “inverno demografico” è forte, ma non abbastanza efficace. Per tutti l’inverno è solo transitorio, una stagione, ed evoca l’aspettativa e l’imminenza della primavera. C’è una primavera anche alle latitudini dei circoli polari.
Ma il Papa dice che “il futuro è in pericolo”: un allarme che richiede attenzione proporzionata. Pensiamo che sia semplicemente un’iperbole? Oppure dobbiamo correre in soccorso del futuro, dobbiamo salvare il nostro futuro?
C’è inoltre qualche nuovo dato disponibile. In un recente aggiornamento – in attesa del bilancio demografico 2020 – il presidente dell’ISTAT (GC Blangiardo, 1 febbraio, sul portale dell’Istituto) stima in circa 400.000, e più probabilmente qualcosa in meno, le nascite dell’anno scorso. Si tratta di un’ulteriore discesa rispetto agli anni precedenti e comunque del livello più basso da 150 anni. A differenza di quanto avviene in natura l’inverno demografico, se non viene contrastato efficacemente, prepara un inverno più profondo. Tra venticinque anni ci saranno molti meno potenziali madri e padri di quanti ce ne siano oggi. Invertire la tendenza diventerà progressivamente più arduo.
La denatalità provoca già i cosiddetti squilibri demografici, che – abbiamo già affermato – non dovrebbero essere trascurati nel PNRR. Di questi squilibri il più noto è il problema di un numero crescente di pensioni, che devono essere pagate da un numero decrescente di lavoratori. Ma poiché sono partito da una affermazione del Papa, senza dilungarmi in una rassegna di squilibri, utilizzo una citazione biblica. Il profeta Zaccaria (8,4), riferisce questa promessa del Signore su una città prospera e in pace: “Vecchi e vecchie siederanno ancora nelle piazze di Gerusalemme, ognuno con il bastone in mano per la loro longevità. Le piazze della città formicoleranno di fanciulli e di fanciulle, che giocheranno sulle sue piazze”. Ecco la vita buona: la compresenza di queste età.
Se viene meno quel formicolio è l’armonia della vita che si spezza. Anche la memoria va perduta se non ci sono  nipoti ai quali consegnarla.
E’ compito della politica suscitare un nuovo vigore di fiducia e di fecondità? Si. E non penso che basti un sapiente dosaggio di incentivi e disincentivi o un’offerta generosa di servizi per le famiglie. Tutte cose necessarie, ma non sufficienti. Almeno altrettanto, se non di più, servirebbero alcuni fondamentali: lavoro stabile, decente, giustamente remunerato, non atteso troppo a lungo; case accessibile e adeguate (da quanto tempo manca una politica per la casa delle giovani famiglie?).
È il punto più alto della missione della politica sostenere e orientare aspettative, nel rispetto della libertà.
Un compito non solitario, ma da assumere insieme a tanti corpi intermedi, alle famiglie stesse innanzitutto, al Terzo settore (e alle cooperative sociali e imprese sociali che operano su questi temi), alle associazioni delle famiglie, ai sindacati, alle associazioni di rappresentanza, alle reti di cittadinanza, a movimenti di opinione, alle iniziative di sussidiarietà. È un grande dibattito nazionale che va promosso e accompagnato. Oltretutto, di questi tempi, non immagino una posizione politica che cresca per proliferazione di sezioni, crescerà moltiplicando relazioni, con mondi vitali, sui temi vitali. Crescerà se è una politica militante nella società.
Vincenzo Mannino

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