Il prossimo 7 ottobre Montecitorio taglia il numero dei parlamentari.
Il Movimento di Grillo mette all’incasso la cambiale che ha preteso dal PD. Probabilmente senza pagare il corrispettivo che sembrerebbe fosse stato pattuito, cioè il sostegno alla riforma in chiave proporzionale della vigente legge elettorale.
Per quanto sia sostanzialmente scritto nel programma di governo, pare, infatti, che a ricredersi circa l’opportunità di un tale indirizzo sia lo stesso Zingaretti. Probabilmente si tratta del primo effetto “sistemico” della mossa di Renzi, cui il PD non vorrebbe concedere l’elasticità di manovra che il proporzionale gli offrirebbe.
Persistono nel Partito Democratico forti suggestioni, interpretate da esponenti di spicco, a favore della cosiddetta “vocazione maggioritaria”. Ancora una volta, una questione strategica, di ampio respiro e di prospettiva almeno di medio- lungo periodo, qual’è, in ogni caso, una legge elettorale, verrebbe derubricata a manovra tattica, misurata sulla contingenza immediata e sull’opportunità del momento.
Nel contempo, la Lega lavora al referendum diretto all’abrogazione della quota proporzionale del cosiddetto ” Rosatellum”, con la complicità di Forza Italia.
In sostanza, il “sistemone” potrebbe essere, pur nell’aspra contesa, in procinto di serrare i ranghi e chiudere – con reciproca soddisfazione, pur muovendo da posizioni discordi – la stalla prima che scappino i buoi, né più, né meno come succedeva negli anni della seconda repubblica, quando Berlusconi ed i suoi più acerrimi nemici su nulla concordavano, meno che sulla opportunità di blindare il quadro dei possibili attori politici e difendere – insieme di fatto, se pure non concordemente – un sistema maggioritario-bipolare comodo e conveniente a destra e
a manca.
Senonché oggi le cose stanno diversamente e non si può concedere a Salvini il vantaggio di poter scegliere su che campo ci si gioca la partita.
Se lo scontro dovesse avvenire su un ring per farla fuori a cazzotti, l’ uno contro uno….altro che “vocazione maggioritaria”….il rischio che la spunti Salvini sarebbe davvero grosso. Magari PD ed associati eviterebbero il ko, ma se pure perdessero ai punti, con il maggioritario l’esito conclusivo cambierebbe poco. Meglio cambiare schema e puntare su un gioco di squadra, plurale e più articolato secondo una logica un po’ corsara, ma orientata al principio di “coalizione” cosicchè si possano conciliare rappresentanza e governabilità.
A meno che una sorta di “combinato disposto” tra scelta identitaria, vocazione maggioritaria e tentazione bipolare sia tale da indurre qualcuno a preferire perdere in splendida solitudine piuttosto che vincere in tanti.
Domenico Galbiati