Il cristianesimo è una religione universale atta a instaurare un nuovo umanesimo.
I cristiani per fede sono chiamati a glorificare il Signore nel mondo con la loro vita nei modi propri dei diversi stati: sacerdotale, religioso, laicale.
Chi non professa la fede cristiana può condurre una buona esistenza se osserva la legge naturale del bene comune.
Cristiani e non cristiani sono uomini e donne di buona volontà quando curano i rapporti sociali, economici e politici per il bene di tutti e di ciascuno.
In politica il sistema democratico si afferma quando gli atti politici sono compiuti per dare risposte ad ogni persona, soprattutto a quelle che vivono nel bisogno, e quando la maggioranza, chiamata ad esercitare il “potere”, non mortifica le minoranze.
Fondamentale per una buona politica è, quindi, il dialogo tra le varie culture politiche. Come i padri costituzionali sono riusciti a mediare tra le loro diverse ispirazioni e posizioni politiche, riuscendo a darci una Costituzione super partes, così dovrebbero fare i rappresentanti della sovranità popolare nella loro azione di governo nazionale/regionale e di amministrazione degli Enti locali.
Giorgio La Pira, in un’intervista rilasciata al quotidiano “Il Popolo” nel 1976, diceva che cultura e politica sono termini inseparabili perché ogni politica si muove secondo una visione del mondo. Diceva, anche, che una vera cultura è finalizzata a trovare soluzioni valide per l’uomo e il suo destino; per cui la sua attitudine è di integrarsi con le altre culture. Se la politica è cultura e se la vera cultura è quella che mira all’integrazione, la conclusione è che la vera politica è quella che tende ad unire e non a dividere.
La crisi politica di questi giorni va nella direzione opposta alla visione lapiriana della politica cristianamente ispirata. Il populismo praticato da diversi politici sta provocando, tra gli italiani una divisione, una contrapposizione che avrà una ripercussione negativa sulla loro vita.
La responsabilità della crisi politica e della Politica è non solo di chi in questi giorni l’ha innescata e di chi da tempo ha trasformato la democrazia in demagogia, il popolarismo in populismo, ma anche di coloro che stanno a guardare dalla finestra e di quei buoni politici succubi del leaderismo partitico: lo sono il 50% degli astensionisti, che potrebbero essere il partito maggioritario in Italia solo se riuscissero a impegnarsi responsabilmente per una vera Politica; lo sono i cattolici, che, avendo una visione dicotomica della fede, separano piuttosto che distinguere l’azione politica dall’azione pastorale e che, se capissero la portata culturale del cristianesimo, potrebbero dare un valido contributo al rinnovamento della politica; lo sono quei cattolici che, aderendo a diversi partiti, continuano a subire il male della politica e non riescono a praticare l’unità politica dei cristiani a livello parlamentare, secondo le modalità del “Movimento Politico per l’Unità”.
Quale la soluzione alla crisi della Politica in Italia? Quella di creare un’unità politica dialettica, nelle forme e nei modi da definire, tra gli uomini e le donne di buona volontà (cattolici e non cattolici) culturalmente ispirata ai valori cristiani per rinnovare la politica a partire dai territori, secondo la visione sturziana dei rapporti tra Stato e Municipi.
Ferdinando Rovello