“Il Foglio”, che è l’unico quotidiano italiano di stile anglosassone, ha pubblicato integralmente l’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco. Con ben altro garbo il suo direttore aveva espresso qualche riserva su alcuni passaggi della stessa, ed ora ospita un violento attacco del professor Loris Zanatta che va diritto su alcuni contenuti essenziali dell’enciclica con il provocatorio titolo di “Manifesto populista”.

Questa volta non si tratta di perplessità o di rapide opinioni, ma piuttosto di una aggressione che definisce sbrigativamente l’enciclica non solo come “manifesto populista”, alla maniera dei più sommari commentatori della cronaca politica italiana, ma addirittura come “una logora furbata ideologicamente tendenziosa” secondo lessico caro ai pubblici ministeri del regime sovietico.

L’idea che un popolo possa avere una cultura è definita “agghiacciante e anticamera dell’intolleranza tale da inibire il pluralismo politico”. La veemenza della critica ricorda per alcuni versi il gergo del “L’Asino”, il settimanale satirico anticlericale degli inizi del Novecento quando i cattolici  si accingevano ad entrare nella vita politica del Paese.

Tutto ciò mentre prendono corpo le prime analisi sulla grande enciclica sociale e lo stesso mondo della economia e della finanza, a cominciare dal Financial Times, riflette sulle scelte di alcune inversioni di rotta di fronte agli eccessi delle iniquità planetarie.

Il professor Loris Zanatta, che è ordinario alla università di Bologna, si scatena frontalmente contro quello che ritiene un manifesto populista, un inno antiliberale e una ricetta decisamente antimoderna. Erano decenni che anche i più spinti laicisti non aggredivano in modo così protervo un documento tra i più significativi dell’insegnamento della Chiesa, collocandosi sul piano largamente frequentato del presunto confronto politico italiota stile Papeete.

L’illustre cattedratico non esita a negare come “logica furbata” la distinzione tra popolarismo e populismo, ignorando la grande lezione di Sturzo che definiva popolare ogni forza politica che pone a fondamento della democrazia la libertà e la responsabilità di ciascuno, mentre l’astratto concetto di popolo è di norma utilizzato in modo disinvolto come strumento di dominio per sopprimere ogni forza di opposizione.

Quanto al presunto inno antiliberale, Zanatta sembra confondere l’idea di democrazia liberale con il liberalismo economico, cosa che persino Keynes si guardava bene dall’identificare.

La terza enciclica di Papa Francesco sarebbe addirittura antimoderna secondo il censore in quanto sosterrebbe la decrescita (e non è vero) e la distruzione della ricchezza piuttosto che l’eliminazione della povertà. A sostegno delle proprie argomentazioni il professore richiama una sorta di influenza sul Papa della storia dei populismi sud-americani o latini che” fanno ancora scuola: partiti per modernizzare il mondo, finiscono con l’incoraggiare la santa povertà”.

Meraviglia che dal mondo cattolico non si sia ancora messa in gioco, certo nel rispetto di tutte le opinioni, una onesta indignazione a una irruzione così greve e approssimata alla “Fratelli tutti”.

Eppure uno stimolo è venuto dallo stesso “Il Foglio ”che, riportando l’intervento del professor Zanatta, ha pubblicato a lato un estratto  dell’altra grande enciclica di Benedetto XVI (“Caritas in veritate”) che sollecitava “ad eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale” spiegando già che il mercato da solo non garantisce né lo sviluppo umano né l’inclusione sociale.

I cattolici continueranno a custodire questi insegnamenti preziosi, con l’umiltà di riconoscere gli errori quando cercano di tradurli nei non facili percorsi della politica. Ma anche con l’orgoglio che ci appartiene.

Guido Puccio

 

 

 

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