Il dossier illustrato pochi giorni fa da Iacona, conduttore di “Presa diretta” (Rai3)  ha finalmente posto in evidenza alcuni aspetti che non erano, finora, abbastanza chiari e netti:

a) i rischi assoluti di questa escalation militare,

b) la nuova geopolitica di divisione tra l’occidente e l’oriente, cui s’aggiungono Sud Africa e Brasile,

c) la grave crisi energetica ed economica nei Paesi membri dell’U. E.,

d) il dibattito aperto tra “bellicisti” e pacifisti non favorevole ad una rapida, probabile soluzione bellica.

Orbene, come suol dirsi, il popolo italiano, che si conferma (dai sondaggi) contrario alla guerra e più precisamente all’invio delle armi da parte dello Stato, viene reso partecipe della reale, complessiva situazione della crisi russo/ucraina, risalente ai conflitti russofili o russofoni, alla Cecenia ed alla Crimea di non pochi anni fa, senza dire dei movimenti neonazisti ucraini ovvero della nuova strategia del terrore che Putin sta architettando con folle maestria. Dice bene Michele Santoro quando denunzia pubblicamente che il Parlamento è stato esautorato nelle proprie funzioni costituzionali, cioè da un vero e necessario dibattito sulla nostra adesione (o meno) al conflitto in atto che, se a febbraio appariva o risultava una sorta di atto umanitario a sostegno di una popolazione praticamente inerme e disarmata di fronte ad un aggressore che, spavaldamente, propagandava una semplice e passeggera “operazione speciale militare”, oggidì – dopo quasi otto mesi – si sta trasformando in un conflitto paramondiale nel quale l’Europa sta spendendo sette volte più della stessa Russia ed oltremodo la super-potenza USA fomenta dietro le quinte del Patto atlantico.

I rischi enormi di cui alla lett. a) sono stati percepiti perfettamente prima da Papa Francesco e poi dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Il primo, è l’unico, grande promulgatore e difensore della Pace mondiale, non risparmiando una qualche critica all’operato dell’ex attore Zelenski; il Presidente, sembra aver rettificato, ultimamente, la propria posizione dato che ha predicato con forza l’esigenza della conclusione bellica.

Dai meeting internazionali promossi dalla Russia, a cui hanno partecipato ben 150 nazioni, abbiamo appurato che tale potenza non è affatto isolata e che aspira a rafforzare il proprio posizionamento di grande nazione nello scenario planetario. S’è capito così che si va consolidando una spaccatura che potrebbe involversi oltre il clima della “guerra fredda” con effetti deleteri, forse incommensurabili!

Alla luce di tutto ciò ci sarà da vedere in che modo il deciso, aprioristico filo-atlantismo sia italiano che europeo, sposato in modo servile dal P.D. di Letta, possa/debba esser ripensato nell’ambito di una politica estera di un governo politico di Destra, alla luce dell’orientamento dell’opinione pubblica degli italiani che desiderano ardentemente l’obiettivo della pace.

La guerra sta devastando non solo buona parte del territorio ucraino, bensì portando il nostro Paese verso una recessione pesante che fa immaginare un autunno particolarmente “caldo” per proteste e scioperi vari; laddove negli Stati Uniti la situazione socio-economica è ben diversa, non risentendo negativamente del processo inflattivo che si sta diffondendo in tutto il mondo occidentale. Pari tempo, è fuor di dubbio che anche una “guerra giusta”, come potrebbe esser definita quella in corso, favorisce esclusivamente il grande capitale, le multinazionali produttrici e venditrici di armamenti sofisticati e distruttivi.

Michele Marino

About Author