“URBS PERFECTI DECORIS GAUDIUM UNIVERSAE TERRAE”

La Città è il luogo dove, prima che altrove, si manifestano i nuovi fenomeni, sia quelli positivi che quelli negativi.
La Città è, per eccellenza, l’espressione della complessità, delle contraddizioni e dei conflitti.
La Città è il luogo dove si sviluppa la tolleranza e la convivenza tra le classi sociali d economiche.

La Politica, giustamente definita “la forma più alta di carità”, deve occuparsi della Città, perché deve “guidare il nuovo che nasce” e, quindi, favorire tutto ciò che di positivo si presenta e impedire che il male prevalga. Far Politica per la Città deve voler dire conoscere, capire e, soprattutto, progettare e realizzare quanto serve per migliorare la qualità del vivere nella comunità.

INSIEME esercita il metodo della conoscenza, metabolizza le analisi, non si deprime in logorroiche diagnosi, ma individua e incoraggia tutti i rimedi positivi.

Siamo innanzitutto “PER” e non “CONTRO” perché riteniamo che ci si debba confrontare sulle proposte, sui progetti e sulle modalità per raggiungere il risultato; senza proposte e progetti non si costruisce nulla di buono, anzi si
alimenta l’inerzia e la delusione.

Nel prossimo mese di ottobre andranno alle elezioni amministrative molti Comuni e, tra questi, le più importanti Città d’Italia: Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze, Bologna. E’ un passaggio che sarebbe sbagliato sottovalutare.
Si tratta, infatti, dei maggiori contesti urbani del Paese, cioè degli ambiti nei quali una società globale, in perenne evoluzione, elabora nuove forme di civismo e di convivenza, destinate a proiettarsi nel tempo. Accanto alla specificità di ogni città c’è, dunque, un tratto comune da osservare, sia in ordine alle dinamiche ed agli equilibri interni -alla “città postmoderna” come tale- sia in ordine al ruolo che le “conurbazioni”, ciascuna con la propria particolare conformazione storica, possono avere nel processo di costruzione dell’ unità europea.

Quanto viene approfondito per la Città può essere, di volta in volta, rielaborato e contestualizzato per tutti gli altri centri urbani, anche i più piccoli. Tre Nuovi Paradigmi per le Città, e non solo.

SUSSIDIARIETA’: è la scelta strategica fondamentale. Oggi è un caposaldo costituzionale che fa tesoro della dottrina sociale della Chiesa, dalle prime indicazioni della Rerum Novarum alla Quadragesimo Anno che ne ha elaborato la sua più chiara declinazione; ma è anche il principio, formale e sostanziale, su cui si basano tutte le politiche dell’Unione Europea. Nel nostro Paese, dove è stata culturalmente elaborata, da quando è diventata norma
costituzionale non se ne è fatto più nulla. Eppure anche la recente pandemia ha dimostrato che la società è in grado,
attraverso le forme associative, di rispondere “presto e bene” alla nuove esigenze che di volta in volta si presentano; le istituzioni arrivano sempre dopo. Bisogna costruire un sistema paritario tra pubblico e privato, interscambiabile e rigenerabile continuamente. In tutte le scelte programmatorie e di spesa, dal più piccolo Comune ed Ente Pubblico fino al Governo Centrale, bisogna che le voci di spesa pubblica siano sempre accompagnate e valutate in termini di “convenienza” rispetto alla possibilità di realizzare i vari progetti e programmi in forme di parternariato pubblico-privato. Infatti tutte le opere che, nella fase operativa/gestionale, si esercitano con l’applicazione di tariffe possono essere sviluppate con la collaborazione e
l’impegno di risorse dei privati. Si tratta, allora, di verificare ogni volta se è conveniente o meno usare soltanto risorse pubbliche o utilizzare anche risorse private. A fianco di ogni voce di spesa dovrebbe essere indicata sempre una “c” per certificare che si è valutata ogni diversa modalità di spesa e si è scelta la più “conveniente”.
Anche nell’attuazione del Recovery Plan sarà necessario verificare la fattibilità con forme di parternariato pubblico-privato; sarebbe miope non far fruttare i talenti che vengono messi a disposizione dall’Europa.

SOSTENIBILITA’: la pandemia si è sviluppata nel cuore del processo di cambiamento di un mondo che era caratterizzato da:
1) progressiva finanziarizzazione del sistema economico con prevalenza
della speculazione fine a sé stessa rispetto al supporto dell’economia reale;
2) globalizzazione dell’economia e della finanza, con progressivo spostamento del baricentro decisionale verso i Paesi del Sud-Est asiatico e della
Cina, con conseguente graduale perdita di ruolo dell’Europa;
3) rivoluzione tecnologica e conseguenti conflitti tra gli attori in scena per
diventare protagonisti principali e quindi controllori, nella costruzione delle
grandi infrastrutture digitali e no, che segneranno il futuro della competitività tra le varie nazioni/continenti.
La finanza non deve più essere speculativa, ma operare integrando pubblico e privato nella consapevolezza che i campi di intervento saranno
molteplici e dovranno favorire più ambiti.
1 – La ripartenza e la crescita ricomincino delle aziende, distinguendo
quelle che avranno un futuro da quelle che dovranno essere riconvertite;
2 – Si realizzi una effettiva integrazione fra le Università e il mondo
dell’Economia e della Finanza che non può essere incontro fra élite (i Rettori con i CEO delle grandi Banche e le grandi aziende), ma confronto capillare e diffuso;
3 – I problemi, la ricerca delle soluzioni e le risposte devono nascere da
chi innanzitutto è in grado di avvertire che sta affrontando un periodo
difficile ed avere il coraggio di parlarne con qualcuno, con una struttura
che, oltre a offrire una generica solidarietà, sia in grado di analizzarlo,
valutarlo e trovare delle soluzioni realistiche. Questo vale per i giovani che
vogliono diventare imprenditori, per le piccole aziende in crisi, per i
commercianti, per le partite IVA etc. I problemi sono molti e spesso molto
differenti e quindi le soluzioni devono essere personalizzate.
La proposta è quella di lanciare una rete di “Sportelli dei problemi e delle
idee “, che, partendo dall’ascolto delle situazioni specifiche, sia in grado
di programmare un percorso che possa dare una risposta e una soluzione
concreta.
Tre punti: struttura fisica e digitale, competenze e alleanze, mezzi
finanziari (capitali e prestiti)
1 – Struttura fisica e digitale: bisogna essere presenti sul territorio sia
materialmente, con sedi polifunzionali, sia digitalmente, con la
condivisione del progetto con altre realtà, come quelle operanti nel sociale.
La crisi del mercato immobiliare, che ha toccato anche il settore degli uffici,
può essere utile per ridurre i costi di tale iniziativa.
2 – Competenze e le alleanze: occorre una chiamata alle armi per reperire
le competenze umane. Ciò può avvenire unicamente attraverso alleanze
con le società di advisory strategico, grandi e piccole, le Università, le
istituzioni finanziarie che, tutte assieme, dovranno fornire il capitale
umano per rendere efficiente ed efficace la rete degli “Sportelli dei
problemi e delle idee.”
3 – Mezzi finanziari (capitali e prestiti): un capitolo a parte meritano i
mezzi finanziari, che dovranno essere immessi per pilotare e rendere
vincente la ripresa economica e sociale del Paese. Come noto, una grande
massa di liquidità è presente sui mercati finanziari e le manovre espansive
di tutti i Paesi, USA, UE e Cina in testa, rendono facilmente reperibili
finanziamenti a tassi di interesse estremamente appetibili. Si tratta di
un’occasione ideale per far incontrare la domanda di denaro da parte delle
imprese per la ripartenza e nuovi investimenti con l’offerta di capitali che
desiderano ricevere remunerazioni più interessanti dei “noninteressi” sui
depositi.
In Italia oggi ci sono oltre 1.700 MLD di euro depositati in c/c ed oltre
4.000 in gestione soltanto in minima parte canalizzati verso il mondo
produttivo italiano. È fondamentale quindi che, oltre al canale pubblico
rappresentato dagli interventi governativi finanziati dai deficit di bilancio e
dall’intervento del Next Generation EU, si riavvii quel patto di fiducia fra
pubblico e privato che coraggiosamente deve contribuire con la
canalizzazione del risparmio verso il mondo delle imprese.
Non in maniera coercitiva, ma attraverso la condivisione di un programma
di riforme, di incentivi fiscali, di coinvolgimento che lo faccia partecipe della
Rinascita dell’Italia.

“CITTA’ PIU’ CITTA’ d’ EUROPA”:
Milano, insieme alle grandi Città che vanno al voto, deve porsi come
obiettivo un “sogno”: guidare l’Europa nella competizione in atto tra tutte
le Città del Mondo.
Si lanci dunque, come punto programmatico che possa essere condiviso
da tutte le forze che concorreranno alla competizione elettorale
amministrativa, l’iniziativa di proporre e promuovere attivamente la
creazione di quello che intanto potremmo chiamare – salvo migliore
denominazione – “Forum europeo delle aree metropolitane”, assumendo
la leadership di una iniziativa organica e strutturata, che, coinvolgendo le piu’
rilevanti citta’ europee, sia diretta a studiare sistematicamente le dinamiche dei
grandi contesti urbani, disegnando, nella misura del possibile, politiche
congiunte orientate ad affermare valori civili di libertà e di accoglienza, di
giustizia sociale e di uguali opportunita’, nel segno di una consapevole
“cittadinanza europea” che è tutta da costruire.
Nell’età globale che viviamo, la “conurbazione” come tale rappresenta un nodo
tematico inaggirabile ed essenziale in vista di forme nuove di convivenza civile
che siano adatte alle sfide del nostro tempo.
La densità crescente dei contesti urbani, con tutti i fattori critici che implica, ad
esempio, nel rapporto tra centro e periferie, ma anche la straordinaria
opportunità di rapporti interpersonali multipli e significativi che la “citta” offre ,
rappresentano lo snodo critico ed il “laboratorio” a cielo aperto in cui
sperimentare nuove forme di civismo e nuove, differenti modalità’ di
connessione tra momento istituzionale, corpi intermedi e soggetti sociali attivi.
Rispondere alla sfida della pandemia, affermare un nuovo sentimento del
valore pieno della vita, dopo tanti lutti, vuol dire anche lanciare una stagione di
forte investimento sul piano dei “diritti sociali”: lavoro, casa, scuola ed
educazione, salute ed ambiente, servizi sociali, vivibilità ed accoglienza.
E non è forse nel contesto urbano, in stretta aderenza al vissuto quotidiano
incarnato nella concreta dimensione fisica di un territorio, che tali diritti possono
passare da una enunciazione di principio ad una attuazione concreta?
Peraltro, più delle stesse Regioni, le “aree metropolitane” rappresentano,
in virtù del loro plurisecolare insediamento territoriale e della
conseguente “cifra” culturale, storicamente consolidata, originale e
caratteristica di ciascuna, un forte riferimento di identità locale.
Milano da più di cinquant’anni lotta per un corretto assetto dell’Area/Città
metropolitana e poco si è messo in luce che la spinta originaria è stata di
“solidarietà istituzionale”: Milano avendo un territorio di modeste
dimensioni (nove volte più piccolo del territorio di Roma) aveva bisogno
vitale del suo hinterland per dare una risposta ai temi della biblica
migrazione dal Sud Italia, ma altrettanto Milano ha cominciato allora a
restituire questo “favore” all’Area Metropolitana. Infatti ha cominciato a
esportare funzioni sempre più importanti compresa una linea della
Metropolitana cittadina.
In questo Milano ha anticipato ciò che oggi l’Europa chiede a tutte le metropoli:
alleggerirsi di funzioni importanti, irradiare valori e prerogative, restituire ciò
che ricevono dal contado. Proprio per questo Milano e le altre Città devono
fisicamente essere presente a Bruxelles e a Strasburgo in rappresentanza e
con tutti i Comuni della “Vasta Area”.
Il “genius loci” di ogni grande città è linfa vitale per la costruzione di
quella comune coscienza europea di cui abbiamo assolutamente
bisogno.

MILANO COS’E’ / COSA DEVE ESSERE. MILANO, CITTA’ INTERNAZIONALE
Milano è l’unica città italiana effettivamente internazionale – con
l’eccezione di Roma, peraltro inclassificabile – e rappresenta, sia per il
suo rilievo in campo economico che per la sua stessa posizione
geografica, il “giunto cardanico” che connette l’Europa Transalpina e
l’Europa Mediterranea.
A Milano, oltre a pressochè tutte le etnie del mondo, sono presenti le
delegazioni diplomatiche di moltissimi Paesi; soltanto a New York ce ne sono
di più (naturalmente ci riferiamo a Città non Capitali).
La città, in quanto tale, si pone come punto di aggregazione di dinamiche che
vanno ben oltre i suoi confini amministrativi. Nei confronti dell’ area
metropolitana che le fa da corona e del complessivo territorio lombardo,
esercita un ruolo di attrazione che, secondo gradienti diversi, si allarga all’
intero Nord ed alla generalità del nostro Paese.
Le elezioni amministrative della prossima primavera, in tal senso, non
hanno solo un valore “intra moenia”, bensì investono il ruolo di Milano
nel più vasto scacchiere geopolitico nazionale ed europeo.
Il che concerne sì la Milano dei grandi eventi, dall’Expo, alle Olimpiadi invernali
del 2026, ma soprattutto la Milano di tutti i giorni, la Milano che
quotidianamente “produce valore”.
Valore economico-finanziario e, nel contempo, valore umano fatto di dedizione
al lavoro, di sviluppo di nuove competenze, di crescita intellettuale, di creatività
e di impegno volontario, secondo una tradizione di solidarietà tipica del
carattere milanese e tuttora viva.
Milano produce valore grazie al ruolo dell’impresa e dell’innovazione,
della ricerca e del terziario avanzato, della comunicazione, delle nuove
professioni e della cultura.
Milano: Città della conoscenza, grazie alla sua importante dotazione di
Università, ben dodici;
Milano: multietnica e della solidarietà;
Milano: cattolica e liberale;
Milano: della sussidiarietà e del partenariato pubblico-privato;
Milano: luogo adatto al “ri-conoscimento di sè”;
Milano: capace di “conciliare passato e futuro”;
Milano: spazio “dove gli stranieri si incontrano”;
Milano: Glocal et Local.

MILANO “CAPITALE” ECONOMICA E MORALE
La straordinaria crescita produttiva che ha fatto di Milano la capitale
economica del Paese storicamente nasce, anzitutto, da un fattore
morale, cioè da un costume di impegno, di senso del dovere, di rispetto
della dignità del lavoro del tutto identico e condiviso da ogni classe
sociale, dai lavoratori come da coloro che hanno fatto impresa.
Ed altrettanto oggi , in un contesto civile tutt’affatto diverso, in una fase inedita,
di grave difficoltà, il primato di capitale economica del Paese, che tuttora Milano
riveste, non può andare disgiunto dal primato di “capitale del valore umano e
della solidarietà”.
Sviluppo, rispetto della persona e politiche di inclusione sociale sono
oggettivamente, reciprocamente necessarie.
E’ stato autorevolmente detto che lo “sviluppo integrale” deve essere il
“nuovo nome della pace” e la Politica deve, a partire dalle Città,
perseguire questo chiaro obiettivo.
Nel tempo, un deficit di giustizia sociale e di solidarietà produce diseguaglianze
che, oltre ad essere eticamente inaccettabili, di fatto, compromettono anche
la ricchezza, le opportunità di crescita , il tenore di vita e la sicurezza di tutti i
cittadini.
Dunque, la tradizionale leadership che Milano esercita nel campo delle
attività produttive ed economico-finanziarie va accompagnata, anzi
integrata con un ruolo altrettanto primario che la città deve esercitare nel
campo delle politiche sociali e della lotta alla povertà.
A cominciare dal contrasto alla povertà educativa, fino al più generale
processo educativo delle giovani generazioni, alla lotta contro la
micidiale minaccia della dispersione scolastica, cui possono concorrere
anche importanti risorse della società civile, ad esempio, lo straordinario
impegno delle parrocchie e dei dopo-scuola parrocchiali piuttosto che gli
oratori estivi.
Crescita in termini di “valore umano”, nonchè innovazione e progresso dei
fattori produttivi, rappresentano due versanti che, in una prospettiva di medio
termine – al di là dello stesso profilo etico che ne impone la contestualità – sono
connessi strutturalmente più di quanto non appaia a prima vista e, pertanto, da
promuovere congiuntamente per un modello di sviluppo che sia emblematico
ed esemplare, anche in ordine al rilievo che oggettivamente compete alle
grandi conurbazioni europee per la costruzione di paradigmi di convivenza
civile adatti alle sfide della società globale.

MILANO, CITTA’ DELLA CONOSCENZA E DI UN NUOVO “UMANESIMO
SCIENTIFICO”
Milano è dotata di una importante rete di Atenei –12 Universita’- nati tutti
per iniziativa dei privati: dal 1863 con il Politecnico fino ad oggi con
l’Humanitas.
Così per quanto riguarda la ricerca scientifica, ambito che trova a Milano
il più qualificato punto di riferimento a livello nazionale ed uno dei più
significativi nel contesto europeo.
E ciò avviene sia nel campo delle scienze della natura che nel campo delle
competenze umanistiche e delle scienze dell’uomo.
Milano è, altresì, un nodo fondamentale nel campo della comunicazione e
dell’editoria.
Si tratta di indirizzi e di spazi tematici che hanno bisogno di interloquire, di
rapportarsi vicendevolmente, per cui non è fuori luogo pensare che la città
debba, a maggior ragione e su un piano di alto livello culturale, diventare il
luogo privilegiato in cui prende forma quel nuovo “umanesimo scientifico”,
destinato a rappresentare una delle “cifre” del tempo “post-moderno”.
E’ del tutto evidente come la scienza e la tecnica avanzino con un incedere, di
cui la riflessione etica che dovrebbe accompagnarne il cammino, non sa
tenere il passo.
Eppure anche questi versanti vanno riportati ad un confronto e ad una sintesi
e spetta a chi amministra la città proporre iniziative che vadano in questa
direzione.
La Milano che in passato è stata in grado di organizzare gli incontri di
tutte le religioni del mondo e che ha visto svilupparsi la Cattedra dei non
credenti, deve essere il luogo dove nasce il PENSIERO del terzo millennio
che riporta ad unità il sapere scientifico ed umanistico. ( Segue )

In particolare sono stati tenuti in conto, e riorganizzati da Gianni Verga, i contributi
scritti di Alfredo Anzani, Domenico Galbiati, Aldo Livolsi, Mattia Molteni, Piercarlo
Valtorta, Gianni Verga

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