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Percorsi di Secondo Welfare: possiamo crescere padri più presenti?

Il numero dei padri che si dedicano al lavoro di cura è in ascesa. Percorsi di Secondo Welfare pubblica il seguente articolo, a firma di Monica Castagnetti, che sottolinea la necessità dell’avvio di “politiche mirate che permettano agli uomini di conciliare lavoro e paternità, quali ad esempio il congedo di paternità e quello parentale condiviso.

In molti Paesi europei si osserva un mutamento benefico: i padri sono più coinvolti nella genitorialità fin dalla gravidanza e stanno sempre più assumendo ruoli di cura, soprattutto dove le scelte politiche e la società attivano disposizioni universali e progressive in materia di congedo di paternità e congedo parentale condiviso, servizi, incentivi e supporti economici. Cosa mostrano i dati? Quali difficoltà incontrano gli uomini nel conciliare lavoro e paternità? E che ruolo possono svolgere le aziende nel promuovere modelli di paternità che hanno ricadute positive sia sui padri che su bambini e bambine?

Il tempo dei padri e il lavoro di cura

L’analisi sui tempi di cura rivela la tendenza anche in Italia. Se si osservano i genitori di figli minorenni, le differenze di genere nella distribuzione del lavoro di cura restano (46,8% dei padri a fronte del 73,0% delle madri); ma i tempi dei genitori occupati che si dedicano ogni giorno ai figli confermano una minore asimmetria (1h20’ dei padri e 1h44’ delle madri).

La riduzione del numero di figli per coppia e l’incremento delle cure rivolte ai pochi bambini presenti nelle famiglie sono tendenze che coinvolgono indifferentemente uomini e donne (Istat 2019). L’analisi in serie storica degli indicatori sul lavoro di cura conferma questi dati: a fronte della stabilità delle percentuali di quanti si occupano di bambini conviventi, dal 2002 al 2014 il tempo loro dedicato è andato in crescendo sia per gli uomini (da 1h13’ a 1h24’) sia per le donne (da 1h53’ a 2h01’). Il tempo dedicato a figli e figlie aumenta nella vita dei genitori e, anche se ancora in modo diseguale, occupa il tempo libero dei papà: essere padri significa incrementare l’impegno nel lavoro familiare di circa mezz’ora al giorno (1h59’ se in coppia, 1h56’ se padri soli)1.

Questo cambiamento, però, non è generalizzato e omogeneo e si evidenzia nelle coppie più istruite, benestanti, giovani e che risiedono in zone urbane o nelle coppie in cui entrambi i genitori lavorano, a conferma di dati già noti relativi alla distribuzione sociale delle disuguaglianze.

Gli stereotipi di genere a base culturale e tradizionale permangono e condizionano le scelte di genitorialità, non solo a livello personale, ma anche a livello sociale e nei luoghi di vita e lavoro. Per la lettura integrale dell’articolo CLICCA QUI.

Monica Castagnetti

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