Come credenti, ma anche no, il nostro operare oggi in politica  non può non  prescindere da una serie di atteggiamenti indispensabili,  soprattutto quando si vuol procedere verso la costruzione di un nuovo soggetto  politico. Ne considero almeno tre: umiltà, distacco e verità.

L’umiltà richiede una forza d’animo tale che solo la preghiera costante  può  donare. Solo un esercizio continuo di abbandono al Dio dell’impossibile ci rende consapevoli della nostra fragilità di uomini e donne in un tempo di totale smarrimento.

Umiltà che diventa annullamento di sé e nelle relazioni interpersonali si trasforma in attenzione e capacità di ascolto, atteggiamento empatico che accoglie e include come primo approccio l’altro. Solo con questa disponibilità interiore che si traduce in attitudine alla mediazione molti conflitti intra ed extra al movimento potranno essere evitati e dove  i primi frutti saranno convergenza e unità d’intenti.

Il distacco ,come atteggiamento   che permette il superamento di sentirci “ Unici” salvatori del mondo  é un’altra condizione  indispensabile per  evitare che in noi scattino idee di  possesso di un progetto, di un gruppo, di un partito…

Qualcuno,come è giusto che sia, nel tempo completerà o modificherà certe nostre soluzioni politiche che oggi riteniamo  urgenti e ineludibili. Il sapersi mantenere con distacco permetterà di evitare anche una certa rigidità di pensiero e di coinvolgimento per un qualsiasi tornaconto.

Il mondo è  in continuo cambiamento e sarebbe assurdo poter pensare che storiche visioni politiche possano adattarsi o riproporsi oggi. Ma visione non è  certo dire identità, radice di appartenenza, questa no, necessita per noi credenti una continua conferma e ricandidatura, soprattutto in politica e senza sconti o cedimenti strumentali al potere.

All’interno di una comunità in cammino verso la strutturazione di un soggetto politico  se viviamo questo  distacco,  il nostro  autentico servire genererà accoglienza, ascolto reciproco, unità pur nella diversità; senza guardare più cosa fa o non fa l’altro, perché dice o non dice, ma guardando solo al proprio esserci, con l’obiettivo chiaro,uscendo da paludosi protagonismi,manie di persecuzione, si eviteranno conflitti e soprattutto quella sfiducia nell’ altro, spesso percepito come un “nemico”.

Se non saremo in grado di saper “gioire” delle capacità altrui (qui  riferite , in particolare, ai membri di uno stesso gruppo ) saremo solo una zavorra per noi stessi e per quelli che ci circondano. Troveremo solo e sempre ciò che ci divide…e non lo Spirito che ci vuole uniti.

Infine, è importante vivere e “ fare verità”,come ricerca di sintesi tra le buone idee che devono circolare in una comunità politica ed essere accolte, nella misura in cui appartengono a quelle radici identitarie che attingono alla Dottrina sociale della Chiesa per una crescita valoriale  autentica dell’uomo, unite al dettato costituzionale che porterà a non dimenticare soprattutto  le  radici culturali del popolo italiano.

La verità , anche  in politica, si declina poi in tutta una serie di comportamenti che vedono prioritarie la trasparenza,la coerenza, la legalità,la lotta contro ogni tentativo di profanazione  e strumentalizzazione  evangelica ed istituzionale.

Umiltà, distacco, verità  dunque come atteggiamenti da ritrovare in coloro che sentono la” chiamata” a servire il prossimo nelle periferie della politica e tutti e tre insieme potranno rinnovarla  da una visione totalmente negativa.

E’ necessario ritrovare fiducia all’interno, tra le parti ,solo cosi saremo in grado di tirare fuori da tutti  la voglia di riprovare a credere nelle istituzioni. Poi ,volendo, potremmo fare un’ulteriore salto di qualità vivendo la stessa esperienza politica come  luogo anche di santificazione personale.

Per molti statisti nel passato è  stato così…e chissà  se il vero cambiamento in politica  potrà  iniziare a partire proprio dal nostro risveglio spirituale e di pensiero.

Eleonora Mosti 

 

Foto utilizzata: Pexels

 

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