Siamo all’inizio di un nuovo percorso, animati da entusiasmo e da forti motivazioni, non mancano, però, i timori e le cautele (viste le esperienze del passato!) ed una certa attenzione dall’esterno che genera interpretazioni e rappresentazioni della nostra iniziativa non sempre corrispondenti alla realtà.
Può essere allora utile condividere qualche parola-chiave per avere una bussola che ci orienti verso la direzione giusta.
RICOMPOSIZIONE – L’Associazione Politica Insieme è stata costituita per ricomporre, aggregare e armonizzare sensibilità, esperienze, percorsi, proposte, formazioni sociali e politiche di matrice cattolica e popolare attorno ad un progetto comune. Si tratta di un obiettivo ambizioso, ma non impossibile da raggiungere a condizione che si faccia uno sforzo generoso da parte di tutti (persone, gruppi, movimenti…) di andare oltre i particolarismi e le divisioni che hanno caratterizzato l’area popolare e cattolica, generando la diaspora e la frammentazione che si perpetuano ormai da anni.
Ricomporre non significa annettere né tanto meno attrarre per reclutare adepti e incrementare le adesioni, ma individuare e promuovere ogni forma di convergenza verso un percorso unitario che ci porti al più presto alla costituzione di un nuovo partito, valorizzando il contributo di tutti.
L’Associazione è lo strumento a disposizione di quanti sono convinti dell’urgenza di elaborare una nuova proposta politica in grado di misurarsi anche sul piano elettorale, consapevoli che i tentativi del passato si sono arenati proprio nel momento in cui ciascuno ha fatto prevalere gli interessi della propria organizzazione sulla prospettiva più ampia e condivisa, rivendicando rendite di posizione e diritti di primogenitura.
Ci rivolgiamo soprattutto a quanti sono alla ricerca di una casa comune identitaria, ma nello stesso tempo dobbiamo essere capaci di dialogare con le altre culture politiche, prendendone il meglio nella misura in cui non siano in contrasto con il patrimonio di idee e di esperienze del popolarismo italiano e del pensiero sociale cristiano. Sono tanti i cittadini che non trovano riferimenti forti e rappresentativi negli attuali partiti e schieramenti e dobbiamo sentirci interpellati dal numero allarmante di elettori che si astengono dal voto (ormai oltre il 40% degli aventi diritto), nelle varie tornate elettorali.
AUTONOMIA – Premesso che non vogliamo autocondannarci a rimanere per lungo tempo nel cosiddetto spazio pre-politico ed è chiara l’intenzione di costruire un nuovo partito (la cui forma dovrà essere condivisa e definita con il contributo di tutti e nei tempi adeguati), che sia incisivo nelle Istituzioni a tutti i livelli e quindi presente nelle future tornate elettorali, è evidente che la buona riuscita del nostro tentativo di ricomposizione presupponga un’inequivocabile collocazione autonoma rispetto agli attuali partiti e schieramenti.
E’ certo che molti dissentono da questa posizione, obiettando che l’autonomia porterebbe ed un peso elettorale irrisorio ed irrilevante. Può essere vera l’obiezione, ma siamo anche certi (perché è un dato di realtà inconfutabile se consideriamo gli esiti elettorali) che una presenza diffusa e capillare in tutte le formazioni politiche non ha portato a risultati rilevanti, né in termini quantitativi né sotto il profilo dell’incidenza nella determinazione delle strategie politiche e nella produzione legislativa.
I risultati delle elezioni del 4 marzo 2018 sono evidenti: le due formazioni (Noi con l’Italia a destra e Civica Popolare a sinistra) non sono riusciti a raggiungere la soglia minima richiesta dalla nuova legge elettorale (nella parte proporzionale) per ottenere la rappresentanza parlamentare e sono stati eletti soltanto alcuni loro candidati nei collegi uninominali, con i voti della coalizione e non con quelli di un elettorato fidelizzato.
Sovranismo antieuropeista, populismo nelle varie forme e laicismo radicale sono culture che stanno condizionando negativamente la politica italiana e conseguentemente impongono un atteggiamento di equidistanza ed una coscienza critica nei confronti sia del centrodestra sia del centrosinistra.
Il quadro politico in cui vogliamo inserirci, tenuto conto del sistema prevalentemente proporzionale, non può prevedere lo schema delle alleanze, almeno nella fase della competizione elettorale, senza escludere che possa determinarsi una convergenza su specifiche materie e su programmi concreti ed entro limiti definiti, ma al di fuori di appartenenze organiche e di coalizione.
Su questo punto bisogna vigilare attentamente, per scongiurare ogni rischio di trasformismo che si annida nella logica delle alleanze elettorali inducendo in tentazione (!) quanti rinunciano ad impegnarsi con una prospettiva politica alta e di lungo periodo per assicurarsi immediatamente un posto sicuro in Parlamento (e nelle varie Istituzioni) nell’ambito di maggioranze innaturali e fondamentalmente incoerenti.
DISCONTINUITA’ – La ricomposizione nell’autonomia comporta l’adozione di uno stile innovativo nel modo di lavorare insieme, nei modelli organizzativi, nel linguaggio e negli strumenti di comunicazione, con una forte dose di discontinuità rispetto al passato che faciliti il coinvolgimento di persone con idee nuove, attingendo a risorse nuove sia progettuali sia programmatiche. Non si tratta di nuovismo fine a se stesso o semplicemente anagrafico, ma di dare spazio a tutto ciò che possa rigenerare il quadro politico attuale portando una ventata di freschezza e di rinnovamento.
Bisogna sgomberare il campo da ogni tentativo di riposizionamento di chi è alla ricerca di una ricollocazione puramente elettorale e ostenta ambizioni leaderistiche.
Occorre andare oltre un semplice assemblaggio dei cocci lasciati a terra dalla frantumazione post-democristiana, superando aspettative nostalgiche ed anacronistiche.
E’ necessario uno sguardo verso il futuro che sappia cogliere tutti i segnali di novità provenienti dai giovani, dal mondo dell’associazionismo spontaneo ed organizzato, dalle esperienze di prossimità e di mutualità, valorizzando al massimo tutte le forme di azione politica presenti nelle nostre comunità.
Guardare avanti significa stimolare l’intelligenza e suscitare la creatività nella costruzione di uno spazio in cui finalmente identità e dialogo possano coesistere, senza ambiguità né finzioni, con relazioni trasparenti e leali, nelle quali il pluralismo non mortifichi la coerenza ed il senso di appartenenza non schiacci la libertà di coscienza.
La sfida lanciata è alta, facciamo leva per vincerla sui valori profondi che ci accomunano e sullo spirito di squadra affinché tutti si mettano in gioco e si sentano della partita!
Oreste De Pietro