La fortuna di noi italiani, e di Giorgia Meloni, è che l’Europa non può fare a meno dell’Italia e farla fallire come fu per la Grecia oltre dieci anni fa. Ma neppure ci si può illudere che questa situazione possa durare in eterno.
In Polonia è accaduto qualcosa destinato ad incidere sui futuri sviluppi del percorso europeo. Intanto, perché la caduta del “regime”, o quasi, della destra populista e nazionalista di Varsavia fa accantonare quell’idea accarezzata da ambienti britannici e statunitensi di utilizzare la Polonia come baricentro di un’Europa diversa, più atlantista e guerrafondaia, in cui nuovi equilibri possano essere meno dipendenti dall’asse Germania Francia.
Gli elettori polacchi, inoltre, come avvenuto in Spagna, hanno detto di no ad un decennio di destra. Lo hanno fatto in maniera massiccia, esprimendolo con il 70 per cento circa, e nonostante resti viva una forte pressione per l’enorme numero di profughi ucraini accolti.
Non è detto che il probabile nuovo governo filo europeista non verrà condizionato da quella pressione e che, quindi, possa anch’esso creare problemi all’Italia in materia di redistribuzione e ricollocazione dei migranti approdati sulle nostre sponde. In ogni caso, resta il segnale forte che potrebbe mettere in crisi tutta la strategia della destra italiana, ammesso che ne abbia avuta una, in relazione ai rapporti con Bruxelles che esce più rafforzata dal risultato elettorale polacco.
Per Giorgia Meloni sarà ancora più difficile mantenere l’equilibrio su cui ha dovuto giocare in patria, con l’incombenza di Salvini, e nello scacchiere europeo in cui i margini di movimento sono resi sempre più ridotti anche per le difficoltà economiche in cui si trova l’Italia e appena confermate da una Legge di bilancio a questo riguardo più che rivelatrice.