Pubblichiamo di seguito la “Carta dei Valori di Palermo” approvata da un’Assemblea di Giovani provenienti da varie Associazioni di ispirazione Cristiana nel corso della tappa Palermitana del X Festival della Dottrina della Chiesa, tenutosi nel mese di Novembre dell’anno 2020
Art. 1 Cura del lavoro e delle opportunità di sviluppo del territorio.
Tutti i cittadini sono chiamati a riconoscere e sostenere il valore del
lavoro e le opportunità di sviluppo del territorio, custodendone l’identità,
la storia e le tradizioni.
E’ necessario che la promozione del lavoro libero, creativo, partecipativo
e solidale si fondi sul rispetto della dignità della persona,
riconoscendone i bisogni e i diritti, i talenti e le aspirazioni professionali.
E’ fondamentale che Istituzioni, imprese e associazioni includano donne
e uomini capaci di essere catalizzatori di processi per diffondere il valore
della fraternità.
Una nuova cultura del lavoro non può prescindere dalla connessione tra
le persone e deve fondarsi su esperienze etiche e virtuose, per generare
imprese che siano luoghi creativi e di benessere, nei quali sentirsi
corresponsabili del miglioramento e dello sviluppo della comunità e dei
territori.
Art. 2 Cura del diritto allo studio nelle scuole e nelle università, alla
formazione continua, alla comunità educante.
La cultura è libertà di pensare e di agire, è responsabilità come capacità
di conoscere ed interpretare il mondo. È formazione al pensiero
razionale – requisito indispensabile per praticare una cittadinanza
responsabile e avere, dunque, una democrazia “reale” e funzionante; ma
anche strumento necessario a saper compiere scelte di vita ben fondate
e praticabili. Lo studio e l’istruzione sono un diritto per i bambini e i
giovani, ma anche un dovere per gli adulti che devono renderli fruibili a
tutti, in un’ottica di comunità educante.
Quando i bisogni-risorse di partecipazione non si realizzano avviene
infatti una crisi, un vuoto di cittadinanza.
Esiste oggi una povertà culturale che le giovani generazioni stanno
ereditando come disintegrazione dei legami sociali di identità e di
appartenenza, mancanza di futuro e di punti di riferimento etici e
valoriali, che orientino verso progettualità a lungo termine con il rischio di
perdere progressivamente l’unico grande bene comune, la nostra stessa
umanità. Senza un’adeguata formazione critica, persino le tecnologie e i
mezzi di comunicazione dell’era del digitale rischiano di essere non
strumenti di crescita ed emancipazione, ma vie di “fuga” alienanti
rispetto alla situazione esistenziale concreta di ciascuno; strumenti che
portano ad una progressiva massificazione e ad una dipendenza
eccessiva dal giudizio altrui e dal punto di vista della maggioranza,
spesso interiorizzato senza una necessaria riflessione preliminare.
Esiste anche una povertà educativa che tiene esclusi alcuni dalle risorse
di istruzione e di formazione continua e di qualità. Anche oggi che
l’umanità si trova tutta «sulla stessa barca», le disuguaglianze e le
povertà continuano a crescere, anche nel campo della cultura e
dell’istruzione, mostrando come spesso il diritto allo studio sia stato dato
fin troppo per scontato. La didattica a distanza ha reso le aree marginali
e i bambini e giovani che li abitano ancora più esclusi, senza strumenti
adeguati e un’impossibilità ad accedere alle risorse di cittadinanza,
creando un vuoto di partecipazione e solitudine dei giovani, dei bambini
e delle loro famiglie. Problematica rispetto alla quale non solo l’azione
statale – indispensabile – ma anche la cooperazione tra cittadini
potrebbe fare tanto: la messa a disposizione di tempo, risorse e
competenze da parte di chi è dotato di competenze o socialmente ed
economicamente privilegiato, a vantaggio di chi si trova in una
situazione di oggettiva disuguaglianza.
Fare parti uguali tra diseguali è la più grande ingiustizia, diceva don
Milani. Oggi, senza un correttivo da parte delle istituzioni e senza la
buona volontà di chi “ha” e “può” più di altri, rischiamo di perpetuare
questa “grande ingiustizia” anche dal punto di vista educativo.
La sfiducia nei confronti dell’istruzione e della società che caratterizza i
ragazzi di questa generazione è in buona parte dovuta al declino del
sistema scolastico, e più in generale del sistema economico e sociale,
dell’Italia. Se la scuola risente ancora di un metodo troppo nozionistico e
offre poche chance di mettere in pratica le capacità esercitate a scuola e
le competenze apprese, il mondo del lavoro dal canto suo rischia di
essere un luogo spiazzante per i giovani una volta terminato il loro
percorso di istruzione: da un lato, spesso offre poche opportunità
lavorative, mal retribuite e sovente poco gratificanti; dall’altro, richiede
competenze e attitudini verso le quali è mancata l’attenzione formativa
da parte delle istituzioni scolastiche. Per combattere tale sfiducia è
indispensabile, oltre a tali misure di sostegno, anche una crescente
sensibilizzazione circa l’importanza dello studio e della crescita culturale
– fondamenti necessari a compiere scelte in modo razionale e a
costruire un percorso di vita soddisfacente – e un’educazione alla
capacità individuale di resistenza: tenacia, capacità di perseverare e
forza di volontà possono costituire strumenti individuali importantissimi
nel fronteggiare le disuguaglianze di cui si è vittime.
Art. 3 Cura del territorio e della rigenerazione urbana
Ci impegniamo perché nella comunità del futuro, ogni cittadino possa
essere accompagnato a uno sguardo consapevole dell’ambiente
naturale, sociale, culturale in cui abita e con cui è chiamato a convivere.
Ci impegniamo a inaugurare cammini il cui obiettivo è uscire dal
“comportamento evasivo” (Querida Amazonia, Esortazione Apostolica
post-sinodale 2020) per introdurre un atteggiamento inclusivo,
aumentando in ciascun uomo la consapevolezza dell’agire. Ci
impegniamo a tutelare un sistema integrato di diritti in cui quelli
dell’uomo e quelli dell’ambiente siano vicendevolmente considerati.
Ci impegniamo perché il progetto del territorio non tenda a creare
contenitori da riempire ma ponga al centro della pianificazione la qualità
sistemica dell’abitare. La rigenerazione a tutti i livelli, territoriale,
paesaggistica e urbana, è il risultato di un’attenta relazione con il
sistema complesso del territorio: è sinergia tra la comunità dell’uomo e i
suoi bisogni, l’ecosistema e la mediazione di un gruppo multidisciplinare
di professionisti.
Siamo consapevoli che la rigidità dei concetti di centro e periferia non sia
più applicabili alle nostre società, in quanto osserviamo nella nostra città
di Palermo una sempre crescente presenza di quartieri degradati vicini
al centro.
Ci impegniamo dunque a contrastare la ghettizzazione sociale intesa
come stereotipazione della rigenerazione urbana e ad avere un occhio
attento tanto alle periferie geografiche quanto alle periferie sociali.
Art. 4 Cura delle Nuove povertà
Crediamo che la rigenerazione urbana non possa prescindere da una
rigenerazione umana.
Per valorizzare un territorio è necessario considerarlo nella sua
complessità. Si rigenera un territorio per renderlo vivibile e inclusivo e
dignitoso nel suo aspetto, attuando politiche di sviluppo sostenibili nella
cura del verde, della mobilità e nell’efficienza dei servizi, avendo come
bussola il bene comune.
Gli abitanti sono resi partecipi di tale rigenerazione e sono i motori di
questo cambiamento che prende piede inevitabilmente dai valori già
intrinsechi nella comunità, tale per appartenenza a uno stesso territorio.
E’ necessario quindi valorizzare ciò che già c’è, cioè la storia condivisa,
la presenza di associazioni, di realtà che già vi operano e il potenziale
creativo dei suoi abitanti che, se coltivato, è questo stesso il primo
detonatore di una realtà reintegrata nella città e nei suoi processi
decisionali.
Nella partecipazione a questo progetto comune, si realizzano legami
sociali nuovi che ruotano intorno a una visione comune, che si
concretizza in collaborazione con le istituzioni e l’amministrazione locale,
Trovando circuiti permanenti di comunicazione con il mondo politico
La rigenerazione urbana deve essere finalizzata all’annullamento delle
disuguaglianze interne in modo tale che ogni abitante sia generativo
secondo le proprie risorse.
Infine, per costruire comunità stabili e generative è necessario non
lasciare indietro nessuna persona garantendo il diritto ad avere diritti
Il modo migliore per includerli nella società é riconoscere loro dignità
attraverso un ascolto autentico garantendo un accompagnamento verso
un lavoro permanente tramite associazioni e piani personalizzati di
inclusione sociale.