Quanto è insidioso parlare dei migranti affidandosi all’idea che siano i paesi vicini ad aiutare chi è in fuga. Mentre si piange per il “fallimento” dell’Occidente in Afghanistan, qualcuno ripete il ritornello sui profughi: aiutiamo i paesi vicini ad accoglierli e a tenerseli. Certo, un modo molto comodo per riparare al fallimento.

Anche le dichiarazioni di Giorgia Meloni, ahinoi, non tengono conto che dappertutto si stanno alzando muri e barriere di filo spinato perché gli afghani non li vuole nessuno. Del resto, le cronache dei giornali, basta averli letti sempre in maniera obiettiva, ci hanno sempre detto che la loro emigrazione è inarrestabile da circa 20 anni. A conferma di quale fosse la peculiarità di un’idea astratta di esportare la democrazia a casa loro.

Molti afghani sono stati registrati presenti sui barconi che hanno attraversato il Mediterraneo. Anche per loro valevano le invocazioni  del “blocco navale”. Adesso non è conveniente ricordare certe cose e, allora, si sparano delle proposte che dimostrano solamente una scarsa conoscenza di ciò che davvero sta avvenendo nei paesi vicini all’Afghanistan. A partire da quel Pakistan che è pieno di appartenenti all’etnia pashtun, la stessa di tanti afghani. Ma probabilmente è proprio la specificità della situazione pakistana che ha spinto il governo di Islamabad a decidere per la la chiusura delle frontiere per contenere l’arrivo dei profughi dal paese vicino.

E’ grave che chi si propone alla guida del nostro Paese dimostri una così scarsa conoscenza di come vadano le cose del mondo. E’ altrettanto grave che certe affermazioni non tengano conto del fatto che anche  l’Italia può essere considerato da quelli del nord Europa o da quelli extraeuropei uno dei paesi “vicini” per ciò che riguarda libici, siriani, egiziani, curdi, tutti in fuga. E’ dunque evidente che la questione dei profughi afghani debba essere affrontata in altro modo, andando oltre la semplice propaganda

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