Per un bicchiere in più Martin perse la cappa… Una battuta d’arresto in Commissione ci può stare e anche lo zelo puntiglioso di un alto burocrate che si impiccia del MES. Quello che non ci può stare è cadere nel ridicolo. A sfidare questa perigliosa soglia ci aveva già provato Berlusconi con il voto in aula al Senato circa la vicenda della “nipote” di Mubarak. Una bufala indecorosa che umiliò il Parlamento, ma soprattutto – ciascuno singolarmente – parlamentati di primo piano, professionisti illustri, costretti ad offrire generosamente il petto alle raffiche del ridicolo. Eppure, in quel caso, quest’ultimo venne, in una certa misura, schermato da un altro sentimento, dall’improntitudine della ferita inferta alla Camera Alta, come orgogliosamente chiamava il Senato un illustre predecessore di La Russa.
Al contrario, nell’attuale caso, che – come ci assicura niente meno che il Presidente del Senato – vede una maggioranza inebriata, affogare in un cocktail – la classica tempesta in un bicchiere ….di vino – il ridicolo appare, senza velature, in tutto il suo smagliante splendore. E non concerne il fatto in sé .

Un incidente di percorso ci può stare e l’opposizione rischia, a sua volta, se non trova nulla da ergere a caso politico, se non spigolando nel campo avversario. Piuttosto, ci sarebbe da chiedersi come mai parlamentari di Forza Italia si lascino talmente coinvolgere in un brindisi, il giorno dopo le esequie di Berlusconi, quando ancora il lutto persiste. Il ridicolo concerne, piuttosto, nell’accampare, con tanto di bollinatura istituzionale di alto rango, un party come scusante di un fatto parlamentare, comunque rilevante.

Sorprende che una maggioranza talmente forte non sia in grado di ammettere una piccola smagliatura, quasi dovesse temere il peggio, così da doverci mettere una pezza a tal punto risibile. Che non sia poi del tutto così tetragona come vorrebbe apparire?

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