A crimini di guerra si risponde con altrettanto indiscriminati bombardamenti  contro i civili e gli operatori umanitari che provano ad alleviare le sofferenze di gente innocente. Questo sta succedendo a Gaza a seguito della reazione di Israele al criminale attacco di Hamas, anch’esso prevalentemente diretto contro gente inerme.

Non abbiamo esitato a condannare i fatti del 7 ottobre, ma oggi c’è da chiederci dove sia la risposta proporzionata e rispettosa del diritto previsto anche in caso di conflitti dalla comunità internazionale. E tutti quelli giustamente impegnati perché gli ostaggi presi da Hamas siano restituiti sani e salvi al più presto, che fanno? Fanno sentire la loro voce a Netanyahu o accettano che la ingiustificata uccisione inermi cittadini, tra cui donne e bambini, sia considerata uno spiacevole “effetto collaterale”? Il Patriarcato ortodosso di Gerusalemme, da cui dipendeva la chiesa di san Porfirio che ha subito il bombardamento e in cui erano presenti operatori della Caritas è stato molto esplicito al riguardo: “si tratta di un crimine di guerra”.

Certo, ci rendiamo conto che per tanti la drammatica notizia sia imbarazzante. A partire da tutta la stampa, le televisioni, e i commentatori che v’impazzano, impegnati ad abbandonarsi a discussioni sterili su dove stia la colpa di questa ennesima esplosione di violenza tra israeliani e palestinesi. Ieri la notizia sulla morte di chi era rifugiato in quella chiesa è passata quasi sotto silenzio. Non  ci sono stati i titoloni sull’uccisione dei tanti inermi a causa del solito bombardamento indiscriminato su una piccola città che contiene oltre due milioni di persone, pressate come sardine. Una vera vergogna per gran parte dei nostri giornali e delle nostre televisioni.

Riprendiamo da Agensir (CLICCA QUI) che rilancia la nota diffusa dalla Caritas: “La notte scorsa è stata colpita la sala adiacente alla chiesa di San Porfirio a Gaza, che offriva rifugio a 411 persone. Tra queste c’erano 5 membri dello staff di Caritas Gerusalemme, insieme alle loro famiglie. Viola, una tecnica di laboratorio di Caritas Gerusalemme di 26 anni, è stata uccisa insieme al suo bambino e al marito. Tra le vittime ci sono anche la sorella di Viola e i suoi due figli. Al momento in cui scriviamo il bilancio ammonta a 11 morti, con decine di altri feriti. Purtroppo, si prevede che nel corso delle ore i numeri aumenteranno. I nostri cuori sono vicini a tutti coloro che sono stati colpiti da questo devastante attacco”.

Riprendendo la nota di stamattina di Caritas Gerusalemme, che ha annunciato l’ennesima tragedia nella zona di Gaza, che questa volta ha colpito direttamente anche membri del proprio staff, Caritas italiana “si unisce nella preghiera a Caritas Gerusalemme”, “offrendo vicinanza e sostegno alle tante famiglie in lutto. Unisce la sua voce a quella di chi, in questa situazione difficile e complessa, chiede con decisione a tutte le parti in conflitto un immediato cessate il fuoco, l’apertura di corridoi umanitari per portare soccorso alle popolazioni colpite e l’avvio di colloqui di pace, per porre fine a questo orrore”.

 

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