Libertà, che parola impegnativa, come ben sa chi per lei vita rifiuta. Impegnativa, ad esempio, nella Russia di questi giorni, nelle terre d’Ucraina occupate, in Cina e in altri, troppi posti del mondo.

La libertà l’abbiamo sentita rievocare con molto deja vu, se non addirittura del vecchiume, a Piazza del popolo di Roma dove il centrodestra è venuto a raccontarci della novità che rappresenta. Lo stesso si è poi ripetuto con la discesa in piazza degli altri, tra cui Enrico Letta che, come avrebbe detto Giancarlo Pajetta, si iscrisse giovanissimo alla Direzione del Pd.

Silvio Berlusconi cominciò a scagliarsi contro il “teatrino della politica” circa 30 anni fa. Ci si è poi abituato molto bene, fino a diventare il miglior “impresario” del settore e ad aver imparato molto bene a sostenere tante parti in commedia visto che non ha mai trovato qualche “attor giovane” tra i suoi ad aver il quid adeguato.

Giorgia Meloni è felicemente in Parlamento dal 2006 e per i suoi noti meriti subito fatta Vicepresidente della Camera per poi finire ad occupare il vertice del Ministero della Gioventù, cosa di cui, e noi, con loro, le ragazze e i ragazzi di quei tempi non ricordano molto, e non perché nel frattempo sono passati 14 anni.

Matteo Salvini impazza, prima fedele a Bossi, poi a Maroni, da ancora più tempo imponendosi adeguatamente sul piccolo schermo e non solo fino a dare l’idea di essere diventato il “padrone” Italia, ma galeotta fu la sua improvvisa fuoriuscita dal governo Conte I. Non parlo poi degli altri comprimari presenti su quel palco perché è sempre opportuno non infierire su alcuno.

Allora, aria di libertà. Fa il paio con la lotta antifascista portata al livello di “sparare sulla Croce rossa”, che in questo caso risponde al nome di Fratelli d’Italia. Più la Meloni, ma senza convincere poi molto, prova a distanziarsi dal “mascellone”, dall’orbace e dalla camicia nera, e più arrivano i soliti guastafeste con saluti fascisti e con quelle patetiche amenità di cui persino il Duce provava talvolta a liberarsi quando aveva bisogno di presentarsi ragionevole e moderato. Niente di nuovo sotto il sole.

Così, pur non sottovalutando talune “verità” che entrambi i fronti si rimproverano l’un l’altro, perché anche la polemica constatazione che il Pd continui comunque a governare da un pezzo non è contestabile, finendo alla pari con la durata di Berlusconi e di quelli senza quid, constatiamo come ci si trovi nel pieno del “teatrino” in corso sul palcoscenico mentre tra il pubblico e dietro le quinte si mettono in scena drammi veri e propri per milioni di famiglie e decine di migliaia d’imprese: s’accontenteranno del taglio di un po’ di accise. Ma, alla fine, quelli non interessano poi molto…

È probabile che il teatrino continuerà anche dopo il 26 di settembre fino a quando, e speriamo non debba mai accadere, non giungerà la palla demolitrice. Quella della fine di “Prova d’orchestra” di Federico Fellini. Agli attori dei nostri giorni dovrebbe essere proiettata, o proiettata, quella pellicola.

Insomma, termini come libertà ed antifascismo dovrebbero essere utilizzati con responsabilità senza abusarne perché ne va di mezzo ciò che rappresentano forte e chiaro. E sono il nostro bene più prezioso.

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