Ratzinger, un cognome che fa l’effetto di un fulmine. Cosi fu la sensazione quando il suo nome venne pronunciato come successore di Giovanni Paolo II, e così fu quando vennero annunciate le sue inimmaginabili dimissioni che consegnò nella razionale consapevolezza di non avere le forze necessarie per operare onde eliminare i tumori maligni interni alla Chiesa. Il fulmine e il rombo di tuono di una finezza intellettuale che ha fatto la storia della Chiesa odierna segnando quella futura.

La semplicità e sobrietà di un uomo dal pensiero acuto, espressione “dell’esprit de géométrie” (spirito di geometria) cioè la conoscenza razionale analitica della ragione e dell’esprit de finesse” (spirito di finezza) che esprime la conoscenza esistenziale, di quanti sono i moti dell’anima mossi dalla fede. La comprensione dei fondamenti e degli elementi dell’esistenza umana passano dal -Cuore-, grembo e fulcro della nostra interiorità. Nella celebre lectio magistralis all’università di Ratisbona del 2006 pronunciò parole nette contro ogni forma di imposizione violenta di un credo religioso: “La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima. Dio non si compiace del sangue. La fede è frutto dell’anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia”.

Nel 2005 rendendosi conto dello stato di degrado attorno e dentro la Chiesa, coraggiosamente denunciava:“.. Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! ..,”.

Più di 40 anni fa, immaginando la Chiesa che verrà, profetizzò una Chiesa ridimensionata, con molti meno seguaci, costretta ad abbandonare anche buona parte dei luoghi di culto costruiti nei secoli. Una Chiesa cattolica di minoranza, poco influente nella scelte politiche, socialmente irrilevante, umiliata e costretta a ripartire dalle origini. Una Chiesa che, attraverso questo “enorme sconvolgimento”, ritroverà se stessa e rinascerà semplificata e più spirituale.

È stato a suo modo un riformatore nonostante i ripetuti tentativi di farne il campione dei conservatori cercando di contrapporlo a Papa Francesco. Tentativi vani perché i due Papi sono certo diversi ma uniti nell’amore e dedizione per la casa e causa di Pietro. Senza più voce ha continuato a parlare abbandonandosi al silenzio nella preghiera che traguarda la terra per entrare nell’eternità.

Papa Benedetto XVI, dopo aver servito, ora è in viaggio verso le braccia del Padre.

Alberto Mattioli

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