Con la scomparsa di Papa Benedetto se n’è andato da questo mondo un “lavoratore nella vigna del Signore”, come ebbe a definirsi, dal balcone della Basilica, appena eletto al soglio di Pietro.

Grande Pontefice – a mio avviso il più grande, almeno da oltre un secolo a questa parte – teologo profondo, grande intellettuale, forse il maggiore dell’intero ‘900, docente appassionato, ricercatore della verità, perennemente orientato a scoprire e mostrare l’impronta di Dio in ogni angolo del creato e nel cuore dell’ uomo anzitutto.

Allievo di Romano Guardini, vicino al pensiero di Jacques Maritain, ha saputo illuminare il rapporto tra fede e ragione, ci ha segnalato come religione e cultura laica siano, infine, votate ad approdare ad una sintesi naturale, a ritrovarsi sinergicamente, in modo semplice e diretto, a sostegno della dignità della persona.

“Deus caritas est”, “Spe salvi”, “Charitas in veritate” – le encicliche che ha dedicato alle virtù teologali – i discorsi di Ratisbona e del College des Bernardins, le opere precedenti il pontificato, “Escatologia”, “Introduzione al cristianesimo” che considerava il suo capolavoro, i volumi con cui ha ripercorso la vita di Gesù, e’ sterminata la sua produzione da rileggere, studiare e meditare.

Credo sia da considerare un autentico maestro, un uomo di Dio che offre ai non credenti un linguaggio nuovo, originale, moderno, colto che sappia parlare del Creatore anche a coloro che non lo riconoscono come tale.
A chi assuma, nella comunità civile, un personale impegno politico e sociale, ha mostrato l’intensità della parola evangelica laddove recita: “la verità vi farà liberi”.

Ha segnalato il nesso necessario che, anche nel discorso pubblico, lega indissolubilmente verità e libertà. Convinto testimone delle radici cristiane dell’ Europa, si direbbe Papa eminentemente europeo, ha incardinato la sua riflessione ed il suo insegnamento sulla crisi del vecchio continente e dell’uomo europeo, intesa come nodo essenziale della modernità, della nuova stagione destinata a succederle, delle sfide che, ad un tempo, lo assediano e ne esaltano la statura.

Il messaggio che lascia a chi, sia o meno credente, è destinato ad inoltrarsi in un tempo della storia straordinariamente nuovo, si può riassumere in quelle tre semplici parole che ha più volte richiamato : “Etsi Deus daretur”. Se accettassimo questa scommessa, sostiene Papa Benedetto, la fede illuminerebbe la ragione a tal punto che anche quest’ultima ci aprirebbe alla verità.

Domenico Galbiati

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