La Politica è scelta e coraggio (Guido Bodrato CLICCA QUI ).

Senza rappresentanza non c’è Popolo né Comunità, ma moltitudine  e folla.

“La vera Democrazia pone la sua fede nel popolo; la fede che il popolo non condannerà coloro che, per devozione ai principi, saranno indotti a compiere atti impopolari”  John F. Kennedy, citato da Sabino Cassese sul Corriere della Sera del 21 Agosto 2020.

Utopia pensare che l’Italia possa riprendere la via dello sviluppo civile ed economico in una società che si guarda con ostilità reciproche: la convergenza e la coesione come ipotesi di contributo alla soluzione.

Gli errori sono degli uomini, i meriti dell’idea. (Don Luigi Sturzo).

La distruzione di una comunità politica, la fine della Democrazia, cammino fatto insieme (liberale, rappresentativa, sociale, ergo reale), è sempre possibile (Luciano Gallino).

“All’esistenza umana , sana ed onesta, appartiene sempre un certo momento di ingenuità” (Soreen Kierkegaard); momento di ingenuità molto somigliante alla “ingenuità” di Friedrich von Schiller che consiste nel saper vivere pienamente inseriti nella realtà, senza perdere di vista l’ideale, ma senza rinunciare all’esercizio di una efficace difesa dalle avversità, dai nemici e dai furbi. (Nunzio Galantino, Vivere nella nobiltà d’animo, Il Sole 24 Ore).

 

E’ possibile ritenere che una importante maggioranza di quella porzione di collettività nazionale capace di ponderare questa scelta sia favorevole ad una Economia Industriale di Mercato inserita in una Democrazia Liberale\Sociale Rappresentativa, ancorata al mondo occidentale, ai suoi Valori ed alla sua civiltà? Il tutto all’interno dell’Unione Europea, ispirata sostanzialmente, ancorchè non formalmente, alle proprie indiscutibili radici giudaico cristiane?

Democrazia”:  «Quell’ordinamento civile nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente al Bene Comune, rifinendo in ultimo risultato a prevalente vantaggio delle classi svantaggiate».

Secondo Norberto Bobbio, “per regime democratico si intende primariamente un insieme di regole di procedura per la formazione di decisioni collettive in cui è prevista e facilitata la partecipazione più ampia degli interessati” comprese “quelle che impongono supermaggioranze e quelle che impediscono le modifiche delle regole del gioco durante il gioco e la riapertura delle partite chiuse” (Sabino Cassese),. Secondo Kelsen, la Democrazia esige un compromesso permanente, un parlarsi ed ascoltarsi reciproco.

Il significato della Democrazia Liberale Rappresentativsa si palesa quando consente che le istanze che si manifestano nel Paese vengano a sintesi e si traducano in interventi condivisi dalle maggioranze.

Dato per condiviso che l’adesione ai principi della Democrazia Liberale Rappresentativa, l’ambientalismo universale a custodia del creato e la collocazione internazionale rappresentano il vero discrimine della attuale politica, da confermare quotidianamente con i fatti, senza abbandonarsi a discrasie surrettizie (tipo l’avvenuta diminuzione del numero dei Parlamentari da esorcizzare con la partecipazione di massa al Referendum consultivo), l’impegno politico delle èlites europee liberali, ambientaliste, cattolico solidali attente al Bene Comune che dovrebbero sostanziare il centro dello schieramento, dovrebbe consistere nel partecipare e testimoniare ed aggiornarsi, pensare, parlare, esprimersi per contribuire a costruire, con i discorsi e le testimonianze, una Europa quanto più vicina possibile ai loro Valori ed alle loro Speranze, che consenta di mantenere il patto di Libertà e di Pace che ha fatto da cornice ai nostri ultimi settantacinque anni di storia Europea.

L’ambizione più alta della Buona Politica che i cattolici dovrebbero realizzare dovrebbe consistere nell’orientare il corso degli eventi ad un canone di Valori e Principi e Scopi assunti e condivisi consapevolmente, in funzione del conseguimento del Bene Comune, attraverso Visione, Progetti, Indirizzi programmatici, Criteri operativi, Execution.

Oggi, a rendere più fragili le Istituzioni, concorre la preoccupazione per un Futuro negativo; la collettività dovrebbe, invece, assumere consapevolezza che il problema non è il decidere, magari in fretta, ma assumere la decisione più rispondente ai legittimi interessi delle comunità di riferimento, al parametro oggettivo del Bene Comune, inteso, per specificare, come ripristino dell’ascensore sociale, come attuazione di politiche relative l’istruzione\formazione delle giovani generazioni, come attuazione di politiche relative al costo degli alloggi, come pieno impiego, come maggiore produttività e conseguenti retribuzioni più alte, come welfare più equo, come maggiore sicurezza personale, come restringimento della fascia della povertà, come compressione delle ingiustizie quali fini, come sussidiarietà e solidarietà, quali strumenti.

Poiché è, purtroppo, innegabile che negli ultimi anni il Potere Esecutivo abbia preso il sopravvento sul potere Legislativo, mentre il Potere Giudiziario trova falle per straripare, tende a realizzarsi un sentimento collettivo in funzione del quale la crisi della convinzione della impossibilità della coesione sociale determina la attuale (?) crisi della Democrazia Liberale Sociale Rappresentativa.

Una Democrazia senza Valori ed Etica, smentisce i sottintesi del proprio nome, ci allontana dal raggiungimento del fine ultimo dell’agire pubblico, il Bene Comune e si converte facilmente in totalitarismo palese o surrettizio, come la Storia si incarica di dimostrare anche in questi momenti.

L’Etica Democratica, per Giulio De Rita, (UCID Letter , numero 2 dell’Anno 2005), deve essere vissuta come Etica che realizza la sua funzione di collante sociale in quattro modi: il confronto con la realtà, la ricerca dei Valori già attivi e vitali nella Società, il tentativo di sistematizzare i Valori, la esplicitazione dei Valori in comportamenti virtuosi riconoscibili ed in sfide che coinvolgano tutti.  Verifica che dovrebbe avvenire non su un piano di adesione ad un dettame ma sul piano dell’efficacia sociale.

Il metodo per selezionare la Classe Dirigente Politica deve essere individuato dal potere Legislativo attraverso l’approvazione di una Legge Elettorale la quale garantisca, quanto più possibile,  tanto la Governabilità quanto la Rappresentatività.

Nelle nazioni a democrazia consolidata, il servizio etico ad un’istituzione pubblica è un modo del tutto normale con cui il cittadino mette a disposizione della comunità cui appartiene la propria esperienza e professionalità; l’Etica pubblica contribuisce a consolidare l’aggregante sociale che, laddove venga meno, determinerebbe deficit di fiducia. E’ l’ora di essere, ciascuno nel proprio ruolo, soggetti competenti, etici ed eccellenti, che attraverso la partecipazione alla vita pubblica, attraverso la parola e le attività testimonianti, possano fare pressione per la scrittura di un disegno coerente di salvaguardia, manutenzione, trasformazione in meglio del territorio e della comunità che in ciascun territorio vive.

Il criterio per scegliere le élite, indispensabili collante di società complesse in un sistema di Democrazia Liberale Rappresentativa deve essere il merito e non il familismo, il padrinaggio, le filiere, le affiliazioni; poi, bisogna imparare, come cittadinanza consapevole, ad esercitare il diritto di controllo e di critica politica, bisogna imparare ad esercitare il diritto di controllo anche in tema di tracciabilità e trasparenza dei flussi finanziari inerenti all’attività politica, controlli definibili “sale della Democrazia”; un flusso finanziario è tracciabile ove sia ricostruibile il suo percorso, è trasparente ove sia esplicitamente indicato per ciò che è in atti accessibili agli interessati.

Fin che le regole del gioco non vengano modificate\sostituite, la Democrazia Liberale Parlamentare non è la dittatura della maggioranza della minoranza, Leggi e regole non sono optionals,  prevaricare, ignorare le Leggi, Costituzione compresa è una violazione che istituisce un precedente capace di ritorcersi impunemente contro chi oggi lo commette, vincere le elezioni non è come vincere ad “asso pigliatutto”, ogni Governo è in carica pro tempore, “il Paese non gli appartiene e non è lecito stravolgerne la continuità con un totalizzante spoil system sulle nomine” (Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica) e la sintesi di programmi e progetti del Governo nonché la sua rappresentanza è compito del Premier e non di singoli Vice.

Le Democrazie Liberali Sociali Rappresentative quali applicate in Europa ed in Occidente si basano sul rispetto dei diritti umani, delle libertà (tra le quali quella di pensiero e di associazione) e dell’eguaglianza, della tolleranza e dell’antirazzismo, sui mercati aperti, sull’informazione libera, sul rispetto delle identità, delle idee, delle opinioni, si fondano in modo essenziale su un sistema di pesi e contrappesi, che comprende, nel nostro Paese ed in molti altri Paesi Europei, oltre all’Organo legislativo, il Parlamento, anche le Autorità Amministrative Indipendenti e gli Organi degli altri Poteri, l’esecutivo ed il giudiziario; delle Autorità Amministrative Indipendenti il Governo detiene il potere di nomina dei vertici con procedure predeterminate ed allargate agli altri Poteri.

La Democrazia Rappresentativa, secondo Alberto Asor Rosa (La Repubblica, 6 Ottobre 2018) sarebbe stata la “materia del contendere” del “conflitto epocale sistemico” fino all’Agosto 2019 in atto nel nostro Paese; conflitto che è in atto, oltreché nel nostro Paese, anche in modo specifico in alcuni Paesi dell’Europa; ciò perché l’Europa è l’unico continente che ove la Democrazia Liberale Rappresentativa è strumento di Governo nonché l’area geopolitica ove la Democrazia Liberale Rappresentativa, nonostante enormi difficoltà, resiste e si oppone alla propria dissoluzione; (questo vuol dire che questo Sistema avrebbe bisogno di attività manutentiva e di efficientamento); quindi si potrebbe trarre la conclusione che difendere il sistema Democrazia Liberale Rappresentativa, quale lo conosciamo, con i molti pregi ed i relativi difetti e difendere l’Europa dei popoli e delle Nazioni sono oggi la stessa cosa; ecco perché serve che gli Uomini e le Donne, i Saggi ed i Giovani liberi e forti riflettano sulla necessità assoluta di scendere dalla cima del ghiacciaio senza mai mettere i piedi in fallo e di ripristinare dialettiche tra soluzioni che garantiscano, già in premessa, il conseguimento del Bene Comune invece che elettoralmente contingenti vantaggi di fazione.

“La prima cosa che oggi la Democrazia deve fare, condizione della sua stessa sopravvivenza, è assicurare sicurezza sociale”. “La grandezza della Democrazia è nell’equilibrio tra capacità di decisione dell’esecutivo e forza di controllo del Parlamento”. (Walter Veltroni, Covid e Politica: l’Estate del nostro scontento, Corriere della Sera, 11 Agosto 2020).

Se nelle scelte non avranno grande rilievo le esigenze delle giovani generazioni, il Paese dimostrerà di rinunciare a determinare il proprio Futuro.

In nessun altro sistema di governo, le parole, strumenti di conoscenza, sapienza, cultura sono tanto importanti come in Democrazia Liberale Sociale Rappresentativa: la (vera, N. d. R.) Democrazia è discussione, è ragionamento fra eguali, si basa sulla circolazione delle opinioni e delle convinzioni” (Spunti da un Commento di Gianrico Carofiglio, la Repubblica, 13 Luglio 2019, pagina 39). La qualità di una Democrazia Liberale Sociale Rappresentativa è strettamente legata alla qualità della propria discussione pubblica; la qualità della discussione pubblica dipende anche dalla presenza, o meno, di una èlite capace di introdurre nella discussione elementi virtuosi e non sterili contrapposizioni di slogan.

Per Sabino Cassese, “l’Unione Europea appare il porto più sicuro per una Democrazia fragile, priva di leadership autorevoli, ed attratta da sirene tanto seducenti quanto pericolose, quali quelle del sovranismo”.

Un Paese può definirsi realmente democratico quando può allontanare dai posti di responsabilità la propria dirigenza incapace.

“Oggi, grazie alla Rete ed alla Tecnologia, …..il superamento della Democrazia Rappresentativa è inevitabile” (Davide Casaleggio); passo importante (positivo? Non credo, ma guai a demonizzarlo) verso lo scontro finale tra la Democrazia rappresentativa e la democrazia diretta, fase finale e meta del regime populista, espressa nell’agorà digitale. Per formare Governi e prendere decsioni craxianamente, , basterebbe un vertice dei capi partito. Ognuno dei quali , egualmente a quanto avviene in tutte le riunioni di condominio, sarebbe portatore di quote in proporzione ai voti conseguiti.

Fra circa 30 giorni dalla data odierna (21 Agosto 2020), Sapremo il risultato del Referendum consultivo, sul taglio del numero dei Parlamentari.

Questo scritto si propone di testimoniare una convinta adesione alle ragioni del voto a favore del “NO”.

Mi pare preferibile una rappresentanza percentualmente più diffusa (meglio un parlamentare ogni 100.000 abitanti che uno ogni 160.000);

Chi vuole passare da un Parlamento di nominati da pochi Capi ad un Parlamento di “Liberi e Forti”, cominci con il votare “NO” al Referendum di Settembre, per poi continuare la propria testimonianza impegnandosi in quante più occasioni possibile nel contribuire a far realizzare al Parlamento la migliore Legge Elettorale, Proporzionale possibile, con soglia di sbarramento e ridisegnati collegi,  alla cui prima applicazione potrebbe anche partecipare il nuovo soggetto politico di ispirazione cristiana (da una riflessione di Alessandro Risso, pubblicata il 21\8\2020 su Politica Insieme CLICCA QUI ). Il sistema Proporzionale è storicamente collegato alla forma di Governo parlamentare che ha caratterizzato lo sviluppo del costituzionalismo europeo

Di ragiona favore del “NO” se ne conoscono tante e sono state tutte prese in considerazione e spiegate dai partecipanti con le loro interessanti opinioni su questo partecipatissimo “Quotidiano on line”: A tutte queste opinioni qui espressamente ci si richiama.

Secondo Stefano Passigli (E’ tempo di ripensare al proporzionale, Corriere della Sera, 20 Agosto 2020), “Un Sì arrecherebbe una ferita profonda alla rappresentanza, indebolendo ulteriormente la nostra Democrazia, già compromessa da una crescente crisi di legittimità”, come infra scritto. “Pochi, infatti, sanno che in circa un terzo delle Regioni, al Senato, verranno rappresentati solo i due primi Partiti”, con gravi effetti negativi sulle maggioranze di Governo e sulle nomine delle Istituzioni di Garanzia (Presidente della Repubblica e parecchi componenti della Cote Costituzionale).

Ritengo che, oggi nel nostro Paese, ove le quattro maggiori Forze Politiche faticano a superare ciascuno la soglia del 25% dei votanti, pari a circa il 50% dell’elettorato in presenza di un circa 50% di astenuti dal voto, quindi del 12,5 dell’elettorato partecipante attivamente (nonostante che Vi siano in giro Leader che continuino ad affermare di interpretare essi il “volere del Popolo Italiano”), privilegiare il criterio della rappresentatività, scelto dai Costituenti, potrebbe consentire di trovare una maggiore unità di intenti nel Paese, anche rafforzando il rapporto tra elettori e candidati;, questi ultimi, non essendo più sostanzialmente nominati, dovrebbero di nuovo impegnarsi a presentarsi ai cittadini con posizioni chiare, progetti, proposte per chiedere il loro voto.

Conseguentemente sarebbe necessario che il rapporto numerico tra elettori ed eletti fosse il migliore possibile in termini di rappresentatività e non peggiorato dalla vittoria dei “Sì” al Referendum.

Il Movimento ad ispirazione cristiana, con la sua determinazione a selezionare candidati per quanto possibile nuovi, dotati di Valori, Conoscenze e Competenze, idonei a realizzare rappresentanza di qualità, è in grado di contribuire a tendere a questo traguardo, con fiducia nel Futuro dell’Italia.

Massimo Maniscalco

 

Immagine utilizzata: Pixabay

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