La relatrice speciale delle Nazioni Unite, Francesca Albanese, ha presentato un rapporto al Consiglio per i diritti umani dell’Onu nel quale si sostiene che la campagna militare di Israele a Gaza, avviata dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre dello scorso anno equivale a un genocidio e s’invita ad imporre immediatamente sanzioni e un embargo sulla fornitura delle armi allo Stato ebraico.

L’Albanese ha detto :“Trovo che ci siano ragionevoli motivi per credere che la soglia oltre cui si definisce il crimine di genocidio contro i palestinesi di Gaza sia stata raggiunta”. Ma Israele, che non ha partecipato all’incontro di presentazione del rapporto a Ginevra ne ha respinto le conclusioni.

Il documento torna nel passato sin alle origini della nascita di Israele affermando che “pratiche che hanno portato alla pulizia etnica di massa della popolazione non ebraica della Palestina si sono verificate a partire dal 1947-1949” e poi dopo il 1967 senza però menzionare le guerre intervenute nel frattempo.

La Albanese ha sostenuto che gli spostamenti della popolazione di Gaza siano stati degli “strumenti mascherati” per radunare i civili palestinesi che poi venivano presi di mira. Così, “le aree definite sicure sono state deliberatamente trasformate in aree di uccisioni di massa” e, a suo avviso, è ragionevole ritenere “che gli ordini di evacuazione e le zone sicure siano state utilizzate come strumenti di genocidio e di pulizia etnica”.

 

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