La Roma politica ieri non ha parlato d’altro. Poi, stamani su Repubblica, la conferma: Matteo Renzi annuncia che si farà i suoi gruppi parlamentari e bye bye Pd? Ha “ incastrato” Zingaretti & soci nell’accordo con i 5 Stelle. Non potranno certo far cadere il Governo solo perché lui li lascia.
Si è preso i suoi ministri e sottosegretari e si gestirà in autonomia la quota parte che riguarderà quanto segue, con altre nomine e prebende. Qualcuno resta. Glielo ha detto lui? Lascia dei guastatori per ulteriori scoppi ritardati, dall’effetto più distruttivo, se necessario?
Eppure, le bombe a grappolo sono oggi vietate. Fu deciso nel 2008 a Dublino, dove evidentemente, qualche volta, si firmano pure accordi intelligenti e non solo quelli un pò meno, come fu nel caso degli immigrati.
Molti resteranno con il cerino in mano. Per primo, Zingaretti destinato a ritrovarsi con un discreto gruppo di parlamentari in meno. Il segretario del Pd era subito entrato in fibrillazione non appena due giorni fa Ettore Rosato aveva dato per certa la “ rottura consensuale” tra i due gruppi. Oramai, è giunto il momento di aggiungere allo “ stai sereno” nuove formule espressive per arricchire il linguaggio della politica.
Renzi se ne va lasciando altri orfani e vedovi. Quelli che non appena hanno visto nascere il Conte bis hanno subito cominciato a puntare nuovamente sui democratici. Tornavano forza viva e propulsiva, anche se già terrorizzati per l’imminente voto delle regionali in Umbria.
Il Pd, che fu una splendida gran turismo, dovrà viaggiare a due pistoni e finirà per fermarsi subito dopo una delle prossime curve. Speriamo che qualcuno nella polizza dell’assicurazione abbia messo la clausola contro gli atti vandalici.
Stasera ci sarà un boom dell’ascolto in tv? Da parte dei politici sì. Tutti davanti allo schermo con il respiro sospeso come se il vecchio, caro Totti si stesse accingendo a battere un rigore per la nazionale. Il rigore, se le cose seguiranno una logica, sarà indirizzato verso il “ centro”.
In ogni caso, tutti aspettavano che Renzi sciogliesse le vele per puntare dritto verso la metà del campo di regata.
Egli parte dal presupposto che è cambiato tutto nella politica italiana. Da Bruxelles soffia uno żèfiro nuovo. Un dolce venticello che finirà anche per modificare sempre più il quadro politico nazionale. Ci vorrà tempo, ma accadrà.
Oggi può sembrare una scommessa sul rimescolamento delle carte. Una di queste è quella della possibilità che Forza Italia finisca il suo corso e aumenti il novero di quanti chiedono più “ centro”. Che resti nuboloso il significato del termine non conta. Si sa solo che ci vorrà del tempo, ma arriverà.
Con il proporzionale non governeranno più le estreme a danno di chi si trova in mezzo, bensì il contrario. Renzi vuole farsi trovare per tempo pronto alla creazione del “ centro” che potrebbe non essere più un’araba fenice perché, prima o poi, il misterioso ed immaginifico volatile si poserà ai nostri piedi, lui spera ai suoi, concretizzandosi sotto forme oggi imperscrutabili.
Che si tratti di una scommessa sembra confermato dallo scarso peso che i sondaggi attribuiscono all’eventuale partito creato da Renzi. Chissà che a breve non sapremo dell’esistenza persino di un simbolo e di una sigla già pronti alla bisogna.
C’è chi dà per certo che l’ex Presidente del Consiglio rivolgerà le sue cure ai cattolici. Non è né il primo, non sarà l’ultimo. Più che mai gli elettori cattolici, infatti, sono oggetto delle attenzioni più suadenti, più spasmodiche, più sollecite. Secondo alcuni, guai a parlare di loro autonomia in politica, ma cosa non si farebbe per i loro voti. E questi discoli, invece, niente. Hanno preso il brutto vezzo di fare gli astensionisti e di non riconoscersi in nessuno che li rappresenti. Prima o poi, però, potrebbero correre di nuovo in frotte ai seggi, subito dopo la prima messa.
Renzi ha un atout: è stato boyscout. Cosa vecchia e risaputa, ma la notizia si può sempre riverniciare. Se la Cirinnà resta, come tutto fa pensare, con Zingaretti meglio: via quella macchietta imbarazzante. L’aver portato da ex democristiano il Pd nel Partito socialista europeo chi se lo ricorda più. Tanto oggi c’è l’antisovranismo che resta pur sempre una più fresca, valida referenza. Coi soldi dell’Europa, se davvero serviranno ad aiutare l’economia reale, il lavoro, i giovani e le famiglie quante altre cose si potranno archiviare come armamentario del passato.
Oggi è importante correre al “ centro” perché lì c’è il futuro radioso che ci farà stare tutti tanto… più sereni.
Giancarlo Infante