La scorsa settimana si è tenuta a Perugia, presso la sala del Consiglio della Provincia, la presentazione del libro “Ritratti del coraggio. Lo Stato italiano e i suoi magistrati”, che ricorda e rievoca le vicende dei magistrati italiani assassinati.

«Un uomo fa il suo dovere, a dispetto delle conseguenze personali, nonostante gli ostacoli, i pericoli e le pressioni, e questo è il fondamento della moralità umana; in qualsiasi sfera dell’esistenza un uomo può essere costretto al coraggio, quali che siano i sacrifici che affronta seguendo la propria coscienza: la perdita dei suoi amici, della sua posizione, delle sue fortune e persino la perdita della stima delle persone che gli sono care

Queste parole, tratte da “Profiles in Courage“, il libro scritto da John Fitzgerald Kennedy nel 1955, hanno ispirato il titolo e i contenuti del volume. Un titolo scelto non a caso, perché la moralità e il coraggio di seguire la propria coscienza, sono doti indispensabili per chi vuole servire il proprio paese e la propria comunità, a prescindere che si tratti di un professionista, di un magistrato, di un politico o di un appartenente alle Forze dell’ordine.

Una capacità etica a cui non può, però, non accompagnarsi anche un doveroso culto della memoria da parte di chi ha beneficiato del coraggio di questi uomini. Così il 15 dicembre 2018, sebbene con molto ritardo, il Comitato Direttivo Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati ha deliberato, all’unanimità, di aggiornare l’elenco delle Rose Spezzate, aggiungendo al nome degli altri magistrati assassinati, anche quello di Antonino Giannola, Presidente del Tribunale di Nicosia, ucciso il 26 gennaio 1960, mentre celebrava un’udienza civile.

Quanto accaduto a Giannola prefigurava il destino di moltissimi altri servitori dello Stato italiano: uccisi e, dopo un lampo velocissimo della memoria, dimenticati. Dimenticati, naturalmente, dalle Istituzioni e dallo Stato. Non certo dai propri figli, dalle famiglie, dagli amici, dai colleghi di lavoro.

Il 6 settembre 2017 un gruppo di magistrati italiani e la sezione italiana del Keren Kayemeth Leisrael (KKL) avevano già voluto dedicare un monumento ai magistrati italiani caduti sotto i colpi della criminalità e del terrorismo e piantare, in memoria di ciascuno di loro, un albero nella foresta di Tsorà, presso Gerusalemme. Il 30 ottobre 2019 quegli stessi magistrati e i rappresentanti del Keren Kayemeth Leisrael si sono ritrovati a Tsorà per piantare un nuovo albero, in memoria appunto di Antonino Giannola, ingiustamente dimenticato per tanti anni, e dei moltissimi Carabinieri caduti negli anni nell’adempimento del dovere.

«Sono davvero grato al Fondo nazionale ebraico, e penso di poter parlare non solo a nome del Consiglio Superiore, ma dell’intera magistratura italiana, per l’iniziativa e la cortese ospitalità. A distanza di due anni, in questa foresta che consacra e celebra un padre fondatore dello Stato di Israele, Chaim Weizmann, rinnoviamo il rito della memoria.

Queste giovani querce che oggi iniziano a crescere serberanno nel tempo il ricordo di Antonino Giannola e dei Carabinieri caduti per gli ideali di giustizia e libertà. Gli alberi, questi alberi, sono il simbolo della loro sopravvivenza dopo la morte. Laddove c’è memoria, c’è immortalità.». Queste, alcune delle parole del discorso pronunciato nell’occasione dal vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Avv. David Ermini.

In realtà, in nessun altro paese del mondo, come in Italia, così tanti magistrati sono stati assassinati. E l’esempio di questi 28 magistrati dovrebbe essere, prima che un ricordo, un esempio per tutti, soprattutto per i più giovani.

Se è vero, come affermava Benedetto Croce, che il carattere di un popolo è «la sua storia, tutta la sua storia, nient’altro che la sua storia», allora possiamo concludere che il sacrificio (anche) di questi colleghi ha contribuito e sta contribuendo a forgiare il carattere degli italiani e la nostra stessa Nazione. A patto, naturalmente, che la loro memoria divenga parte viva ed integrante della formazione di ciascuno e che sia possibile, finalmente, prendere un impegno anche con il nostro futuro.

Stefano Amore

Magistrato, curatore del libro “Ritratti del coraggio. Lo Stato italiano e i suoi magistrati

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