Anche Dario Mengozzi è stato una vittima del Covid-19 non perché sia stato colpito direttamente dal virus, ma in quanto quest’ultimo gli ha negato l’estremo saluto di parenti ed amici e di quanti hanno nella sua lunga vita, oltre 90 anni, condiviso la sua militanza.

Ha dedicato la sua vita all’impegno politico ed a quello sociale. È stato uno dei protagonisti di quel cattolicesimo democratico modenese che, sotto la guida di Ermanno Gorrieri, ha rappresentato un grande laboratorio di progettualità e di realizzazioni ed uno dei più qualificati punti di riferimento culturale per l’Emilia Romagna, e non solo, per quel vasto mondo che si è ispirato al Magistero Sociale della Chiesa.

Dario Mengozzi ha sviluppato il suo impegno soprattutto nei settori dell’economia e del lavoro, con un’attenzione particolare ai valori dell’equità e della giustizia sociale: prima parlamentare nella Democrazia Cristiana (1963-1972), poi presidente di Unioncamere (1979-1983) e quindi presidente nazionale di Confcooperative (1983-91). Probabilmente proprio nel movimento cooperativo, in cui ha operato per gran parte della vita, ha lasciato il segno più profondo ed indelebile del proprio impegno e delle proprie convinzioni. È stato con Giovanni Bersani uno degli uomini politici che maggiormente hanno contribuito a quella svolta storica che, con il congresso nazionale del 1975, ha portato la Confcooperative a riconoscersi come soggetto politico e riformista per l’interesse del Paese, e non solo come organismo sindacale di tutela di interessi particolaristici.

E Dario Mengozzi ha contribuito e fare della cooperazione emiliano-romagnola – rinata nel dopoguerra e cresciuta in una regione tradizionale roccaforte delle cooperative cd “rosse” – il punto di riferimento culturale, progettuale, organizzativo ed imprenditoriale di tutta quella di ispirazione cristiana a livello nazionale, un modello di promozione e di sviluppo studiato in Italia e nel mondo.

Per puro spirito di servizio accettò nel 1983 la richiesta della Democrazia Cristiana, tramite Giovanni Goria, all’epoca Ministro del Tesoro, di salvare dal fallimento la Confcooperative, che era rimasta coinvolta nel crack di alcune finanziarie attive in campo edilizio ad essa collegate. È stato il compito più difficile e dispendioso sul piano delle energie mentali e fisiche e della messa in gioco della propria credibilità nei confronti del mondo bancario, portato a termine con successo in un paio di anni. Avrebbe quindi accompagnato quell’Organizzazione nel successivo percorso di risanamento e rilancio.

Successivamente, fino ai primi anni 2000, Dario Mengozzi avrebbe continuato il suo impegno a favore della cooperazione a Bruxelles come membro del Comitato Economico e Sociale e quindi, fino a quando la salute glielo ha permesso, quello culturale e per la politica nella sua Modena, in particolare nel centro culturale Francesco Luigi Ferrari e nella Fondazione Ermanno Gorrieri.

Con lui se ne va un uomo che ha saputo praticare nel concreto della sua attività quotidiana quei valori di mutualità e solidarietà che devono contraddistinguere la cooperazione e l’azione dei cattolici impegnati.

Ci mancheranno la sua saggezza, mitezza, coerenza, capacità di ascolto ed una passione per la politica vista come servizio.

Il ricordo che ho di Dario Mengozzi è quello di un uomo molto equilibrato, sobrio nello stile, umile, sempre attento al dialogo e al confronto, tollerante verso gli errori altrui. È stato fondamentale per la mia formazione umana e professionale“, anche da lui, assieme ad altri grandi cattolici emiliano-romagnoli impegnati politicamente e socialmente, io, da anticomunista viscerale qual ero in gioventù, ho imparato che quell’ideologia si combatteva non con una contrapposizione pregiudiziale, acritica e teorica, ma “sporcandosi le mani” e cioè lavorando nel concreto per affrontare e risolvere i problemi dei più deboli e della giustizia sociale, testimoniando nel contempo il rispetto dell’individuo e dei valori della democrazia.

Walter Williams

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