A Roma si sovrappongono le emergenze. Permanente per i rifiuti. Ma c’è in generale quella dell’arredo urbano. In questi giorni non ne parla nessuno, ma il Tevere è inguardabile. Figurarsi ad avvicinarsi. I lati del corso d’acqua sono diventati un lungo acquitrino e le mancanze di pioggia non c’entra proprio niente. Non è dragato e pulito da decenni. E poi ci sarebbe da parlare dei trasporti, con la crisi profonda dell’Atac: un altro “santuario” della politica romana di cui non conviene parlare a nessuno tra quelli che comandano. Come dimenticare il disastro sanitario? Certo, non è responsabilità dell’amministrazione capitolina, ma dei partiti che ne fanno parte sì!

Emergenze che si susseguono a dispetto di tutte le promesse che centrodestra, centrosinistra, e poi i 5 Stelle, hanno fatto in ogni occasione in cui si sono strappati vicendevolmente il Campidoglio. Nel computo delle responsabilità non può non essere ricordata la Regione. Ma bisogna avere il coraggio di andare oltre e parlare di tutto l’intreccio dei partiti  con gli interessi esterni alla politica. Onnipresenti che sul colle del Municipio di Roma capitale governi questo o quello.

Un tema che non viene mai affrontato dalle segreterie nazionali di partiti che, pure, parlano di buon governo, oppure di sviluppo sostenibile e del coinvolgimento dei cittadini. La risposta ad un sistematico atteggiamento mistificatorio viene dai romani con un tasso di astensione superiore al 50%. Paradossalmente, una percentuale di affluenza molto alta rispetto a quella delle elezioni suppletive del Collegio Roma I, con il 16% circa di votanti, e del recente referendum, meno del 14%. Potremmo parlare della saggezza dei cittadini dell’Urbe. Almeno non si fanno prendere in giro due volte. La prima, quando si recano alle urne e, la seconda, quando poi vedono che chi eleggono pensa a tutt’altro.

Comunque, in questi giorni molti cassonetti di Roma sono pieni all’inverosimile. In alcuni casi, è persino impossibile avvicinarsi per depositare i rifiuti. Scellerati incendi forniscono la spiegazione dell’ennesima emergenza monnezza. Non certo la giustificazione di una classe politica cittadina, ma con essa anche dei responsabili nazionali dei partiti che certo sanno, eccome! se sanno, che si conferma una delle peggiori del Paese.

Se sulle strade c’è una tale emergenza, basta affacciarsi sui ponti o sui lungotevere per vedere le condizioni in cui si trova quello che un tempo era il “biondo” Tevere. Oggi diventato un’unica lunga palude. Anche il Tevere è stato oggetto di ricorrenti ed accalorate promesse di rigenerazione ascoltate nel corso di tanti decenni. Non se n’è mai fatto niente. Nonostante sia parte importante e significativa dell’arredo urbano di una delle capitali più visitate al mondo.

In questi giorni è annunciato l’arrivo di due miliardi di euro per Roma. Sembra una grande cifra, ma chi sa fare di conto sostiene che il computo pro capite dimostra che ai romani va meno di quel che sarà messo a disposizione di abitanti di altre città. Ma il punto non è questo. C’è da riflettere su di un aspetto che torna alle considerazioni iniziali, sia per quanto riguarda la classe dirigente della capitale, sia per l’estraneazione dei cittadini che, forse, dovrebbero riflettere sulla loro saggezza prima richiamata.

L’enorme cifra di cui parliamo sarà gestita da gente e partiti che, a rigor di logica, non rappresentano l’intera città e che hanno dato reiterate prove sulla loro inadeguatezza. E’ questo giusto e ragionevole? E’ evidente che mettere sotto tutela chi è stato eletto e, nonostante tutto, può far valere la legittimità del proprio incarico sarebbe un vulnus per la democrazia. E’ altrettanto vero, però, che possiamo aspettarci il peggio dalla gestione di un patrimonio che, invece, potrebbe far rinascere la Capitale e migliorare la qualità della vita dei propri cittadini.

Da un lato, le istituzioni pubbliche nazionali e i partiti dovrebbero trovare uno scatto d’orgoglio e controllare attentamente il comportamento dei loro stessi amministratori locali romani, dall’altro, dovrebbe essere la cittadinanza ad organizzarsi per non perdere l’ennesima occasione che miracolosamente giunge per far diventare Roma quello che dev’essere: una grande città.

Un’idea anche per quei politici cattolici che preferiscono piantare tende in casa altrui per tanti motivi, nobili e meno nobili. Provino a far valere la loro ispirazione che in primo luogo richiama solidarietà e onestà. Una riflessione che, anche in questo caso, potrebbe essere valido pure a livello nazionale.

Giancarlo Infante

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