Da quello che si riesce a sapere (vedi anche la trasmissione RAI Report) la sedimentazione di passate crisi sanitarie importanti (epidemie o pandemie) non ha prodotto un sistema resistente all’attuale crisi sanitaria. Infatti, l’attuale crisi da Covid19 (una pandemia, per aver interessato più di un continente contemporaneamente) ha scoperto:
• l’assenza in Italia di una seria pianificazione per l’emergenza sanitaria, nonostante sia stata nel tempo data per scontata, essendo stata “promessa” in opportune sedi internazionali. Una pianificazione che avrebbe dovuto essere costantemente aggiornata, approntando scorte, presidi e personale addestrato continuamente esercitato (2). Un atto dovuto per la reputazione internazionale italiana, eluso nella riservatezza degli atti d’ufficio, oggi disvelata grazie a un giornalismo d’inchiesta efficace, che impone a qualunque Governo l’onere di sanare decenni di inadempienze,
dopo aver subito il danno di non disporre di una macchina emergenziale utile;
• la deludente prestazione di istituti sovranazionali, che avrebbero dovuto prima sollecitare gli inadempienti rispetto alle predisposizioni, attraverso un polo di coordinamento e controllo che non c’è, per poi fungere da cabina di regia sul da farsi a pandemia diffusa. La delusione si è trasformata persino in sospetto di connivenza con privati donatori di ingenti somme, con giganti della farmacopea e con Paesi geo-politicamente forti e aggressivi (3);
• l’esistenza di due contrapposti schieramenti scientifico-industriali in ambito sanitario: il primo legato alla complessa e mai certa produzione di nuovi vaccini, che eliminano in radice il pericolo e il rischio ulteriore di contagio a crisi emersa. Il secondo schieramento è normalmente dedito alla produzione di rimedi per l’immediato o al riuso di vecchi rimedi per altre patologie.Questa seconda parte antagonista necessita di un numero costante di ammalati, per massimizzare dapprima il ristoro dei costi di ricerca e poi il profitto susseguente, giacché il virus, non intercettato da vaccini, continuerebbe a mietere vittime nel tempo;
• la presenza di un sottoinsieme dei produttori di rimedi, ma non di vaccini, che, oltre a non partecipare alla loro costosissima e troppo insicura ricerca, riescono ad imporre una preventiva standardizzazione artificiale industriale di rimedi antichi, vecchi e nuovi, ritardandone il pronto impiego più largo possibile, con l’apparente concorso esterno delle Istituzioni (4);
• il collasso di un sistema sanitario nazionale ospedalocentrico, che ha mortificato nei decenni la medicina  territoriale e l’assistenza domiciliare;
• l’azione di Governo costretto dalla mancanza di una pianificazione emergenziale rodata nel tempo a fungere da mero portavoce di un numero impressionante di consiglieri scientifici, delegati a fornire, giorno dopo giorno, dati e agenda amministrativa dell’emergenza. I loro consigli inducono da mesi decisioni esecutive di somma prudenza. Decisioni sempre collocate un passo indietro rispetto al progredire della minaccia. I tecnici tentano, così facendo, di non divenire i fusibili di un motore istituzionale che rischia il default per assenza di consapevole e autonoma visione di ciò che è accaduto, accade e accadrà. Un motore istituzionale grippato e travolto dall’assenza di pianificazione pregressa.
A cascata, da questo stato di cose, è disceso:
• il ritardo dell’esatta percezione degli eventi iniziali e della capacità, velocità e raggio di trasformazione di una epidemia in pandemia (5);
• l’assenza in troppi Paesi, oltre al nostro, di pianificate misure anti-diffusive della morbilità, atte anche a contenere e distribuire, in maniera più equa possibile, il danno incipiente costituito dal conseguente innesco di una crisi economico-finanziaria asimmetrica. Le Nazioni più inadempienti alla pianificazione, dovuta da almeno vent’anni, hanno in pratica utilizzato il confinamento della popolazione sostanzialmente come unico mezzo di contenimento del virus, non disponendo neanche di idonee scorte di protezioni individuali (6) , né di un sistema sanitario nazionale
capillare e prossimo al cittadino (cosa che ha fatto collassare la ricettività ospedaliera in pochi giorni) (7) . Altri Paesi più organizzati, hanno ridotto il fermo macchina economico-sociale, quando  non l’hanno addirittura ignorato, minimizzando il danno a parità di vittime, che andranno contate a fine pandemia;
• l’adozione di altre misure, oltre al confinamento, raccomandate in sede internazionale, sono
apparse in Italia solo localmente e disordinatamente in piccole realtà comunali e regionali (8). Alcune pratiche mediche efficaci hanno faticato molto ad essere percepite come tali dalle Istituzioni. Pratiche rifiutate o contrastate dalle Istituzioni preposte e dai consiglieri dell’Esecutivo per l’uso generalizzato;
• lo scatenamento di una guerra commerciale globale, allorquando ci si è finalmente convinti della necessità di mascherine, test, vaccini, rimedi efficaci. Con esiti sorprendenti: mascherine importate in massa dalla Cina con protezione 30% (inutili) a un prezzo imposto molto alto (0,50 Cent/pz); confusione informativa sui test sierologici in genere, confondendo la tecnologia seria basata su postazioni fisse con quella dei test rapidi meno affidabili (9). Tutto questo e altro ancora per affermare che l’Italia era inspiegabilmente impreparata a reagire ad una pandemia, benché partecipe di consessi internazionali che raccomandava da decenni, fino alla fine dello scorso anno, di prepararsi ed esercitarsi a dovere, con scorte, attrezzature, luoghi di cura separati ed idonei, personale altamente addestrato ed esercitato (10).
Il confinamento e il blocco dell’economia avrebbe dovuto essere l’ultima ratio, non l’unica, come è avvenuto. Questo, purtroppo, è invece accaduto. Ciò posto, non resta che osservare le tendenze accelerate da quanto già successo. La prima tendenza che sembra consolidarsi è la presunta primazia della scienza sulla politica. Presuppone che il politico, l’amministratore, il dirigente di istituzioni pubbliche non sappia quello che c’è da fare, né quello che fa, oltre a non dover (giustamente) rispondere di ciò che (non) è stato fatto in passato.

Questo è il consolidarsi di una aberrazione. Infatti la scienza, nelle sedi proprie istituzionali, avrebbe dovuto da decenni aver fornito alla politica uno strumento pianificatorio, sempre aggiornato, bisognoso solo di implementazione da parte di organi esecutivi governativi. In mancanza di una cultura emergenziale sedimentata in piani concretamente sperimentati, la politica al governo o all’opposizione, ha sottinteso usare la scienza come alibi o fusibile per decisioni impopolari, mentre la scienza ha prodotto consigli difensivi in questo ruolo che automatizza la decisione politica. Decisioni non basate sull’esperienza di una pianificazione provata e riprovata, galileianamente. Ungioco delle parti insincero e guardingo che produce misure prive di fondamento scientifico accertato e confermato dal tempo e dal contraddittorio scientifico generalizzato. L’attualità ci dice che questa tendenza trova molti ostacoli a consolidarsi. In cronaca appare infatti l’emergere di punte di iceberg che appalesano lotte di potere di fronti scientifici contrapposti, che vede schierati diversi gruppi di scienziati, politici, amministratori, industrie specifiche e aspecifiche coinvolte, che sconfinano in interessi geo-politici di sistemi-Paese in lotta reciproca.

È anche chiaro che corrette pianificazioni sanitarie avrebbero comportato modelli di assistenza nazionale che fossero congruenti con quei piani. Nei decenni scorsi una corretta pianificazione, oggi appare chiaro, avrebbe costretto al ripensamento dell’intero Sistema Sanitario Nazionale, trovato del tutto carente di fronte al Covid19, perché già sofferente nel normale esercizio, tranne poche eccezioni, collassate anch’esse, però in questa temperie.

La seconda tendenza che appare in fase di consolidamento è l’espulsione di una gran massa di lavoratori dal lavoro concentrato in appositi luoghi di produzione e amministrazione. Questa tendenza a sua volta è connessa all’incipiente robotizzazione che ha fatto e farà passi avanti decisi con l’avanzare dell’intelligenza artificiale. Lo Smart working, ancora un ibrido, in quanto coesiste comunque una rarefatta presenza in sede aziendale, accanto all’home working, prestato esclusivamente in casa o in altrove gestiti da chi lavora, sono in rapido consolidamento, specialmente spinti dai gruppi industriali e finanziari che hanno tratto grandi profitti dalla crisi in atto.

Accanto a queste due pratiche mutazionali del lavoro, trova alimento l’inserimento robotizzato anche di funzioni pubbliche molto delicate (finanche l’accoglienza in posti di polizia, ad esempio, è in esperimento robotizzato a Dubai e non solo lì). Altre tendenze si consolidano, come la sparizione del contante, connessa alla indispensabile
semplificazione burocratica che, si sostiene, aprirebbe porte e portoni alla corruttela. Se uno Stato indebitato come il nostro riuscirà a reperire i fondi necessari, resta il problema istituzionale della velocità di spesa. Oggi in Italia è comunemente risaputo che essa è quasi nulla, in confronto ad altri Stati EU di rango e, purtroppo, anche rispetto a quelli di più giovane economia liberata.

La complicazione burocratica, si è sostenuto, è figlia delle necessarie cautele per combattere mafia, corruzione e concussione. Ma si è visto che nei pochi positivi casi di spesa riuscita, l’esito infausto tribunalizio è stato sempre
rispettato. Nella maggioranza dei casi, come per la medicina difensiva fatta di ossequio al dio protocollo, le istituzioni si rifugiano troppo spesso in un non expedit, in un fermo biologico, che evita guai giudiziari agli operatori incastrati in mille obblighi e adempimenti. Difficoltà che sono facilmente usabili anche per non fare, facendo finta di fare. Economia col “freno a mano tirato”, per dirla con Sabino Cassese.

Allora, per dare una spinta alle capacità di spesa, non resta che il protocollo semplificato “Genova”, che vede assumere dei rischi, concentrati in pochi responsabili straordinari, almeno per i Grandi Progetti complessi, dove è richiesta una competenza che pochi hanno, riducendo la protervia corruttiva e le occasioni che fanno l’uomo ladro, in una antropologia sociale atavicamente compromessa come quella italica.

Ma considerando la parte sub-attiva per il tutto, vediamo che anche i più piccoli rivoli di attività finanziate debbono però partire, per distribuire lavoro e reddito alle piccole e medie imprese, in occasioni più modeste e di modeste prestazioni. Ove il rischio malaffare trova più spazio vitale, si semplifica la procedura, si alleggerisce il protocollo, si velocizza e si controlla a posteriori, registrando movimenti di denaro con sistematicità. Ciò accende un faro che illumina sia il prima, che il durante dell’opera e consente di valutare con attenzione anche l’eventuale gestione oltre il collaudo, perché il malaffare non demorde in nessun momento. Il contante, anima della corruzione, deve perciò
sparire, si dice. Per tracciare meglio tutto e tutti, con cura.

Saranno grandi affari per la finanza internazionale? Solo un effetto collaterale. Si dà vita alla costituzione di una banca dati unica per sfavorire l’evasione fiscale, per il recupero di risorse utile a una partita di giro, facendo convergere il finanziamento puntiforme in una sorta di punto di raccolta, che si appalesa come un fondo di rotazione a decrescere, sostenuto da un maggior introito fiscale. Tracciamento di movimenti di danari, ma anche di localizzazioni, interferenze e spostamenti personali (qui si salda l’economia con la sicurezza sanitaria) si mescolano e si consolidano per l’avvenire prossimo venturo.

Per un obiettivo di sicurezza generalizzato omnicomprensivo. Almeno questo si spera sia l’obiettivo da condividere e non da subire.

Nel campo internazionale, poi, si consolida, una rapida centripeta evoluzione: il settore pubblico-privato sembra pronto al grande salto nel lungo periodo, dopo anni di dieta di Grandi Visioni, oscurate dai rapidi e lauti guadagni artificiali della finanza internazionale, a scapito dell’industria produttiva che ha tempi lunghi per ottenere salti di qualità e quantità produttive (11)

Nell’Unione Europea ci si appresta a una evoluzione verso una Unione di Grandissimi Progetti pubblico-privati da condividere, che costruisca ciò che non si è mai raggiunto per via politica, ma che da decenni appare ineluttabile perché l’Unione non perisca. Difesa, Ambiente, Spazio, Reti, Intelligenza Artificiale, Energia: questi potrebbero essere i Grandi Progetti nei quali evolverà l’EU, rieditando e aggiornando esperienze positive del passato come furono “CECA” e “EURATOM. Grandi Progetti di lunghissimo periodo cui aderiranno non tutti (12) i consociati EU, ma sarà per molti di loro l’occasione di fondare il futuro su un presente che appare problematico e difficile, ma, come direbbe Monnet, è proprio quella della crisi grave la migliore condizione per fare in fretta e bene ciò che per decenni è apparso irrinunciabile, improbabile, se non impossibile.

Anche all’Euro non aderirono tutti, ma il grande progetto finanziario ha dato comunque i suoi frutti sperati. L’Euro è fortissimo, anche nelle calamità. Una disciplina anti-inflattiva che, anche nel turbine della crisi, ha retto benissimo. Anche, per riflesso comunitario, per i non aderenti iniziali. Altra tendenza che si consolida è la profezia di Bill Gates: le guerre future si combatteranno con le armi della biochimica selettiva. Il successo di un attacco presuppone il controllo effettivo delle maggiori fonti di informazione pubblica e il controllo stretto dei consessi internazionali che tendono ad essere sempre più privatizzati ed etero-diretti. Per non scoprire le carte, l’attaccante deve contare
sulla non evidenza dell’attacco. Meglio se apparirà generato da processi naturali e che si possa solo congetturare essere un attacco di origine artificiale. Potrebbero, in caso contrario, intervenire armi distruttive totali, poco selettive per costruzione. Si consolida perciò la tendenza a creare più centri di governo mondiale di varia natura e specie, accreditati in concorrenza fra molti stakeholder, indistinguibilmente pubblico-privati, atteso che anche alcuni player pubblici hanno comportamenti aziendali privatistici.

Del resto le forme Costituzionali locali hanno latitato, favorendo il ricorso a procedure ibride tra amministrazione e legislazione, confondendo i poteri costituiti. Per non parlare dei conflitti Stato Regioni. Se lo stato confusionale costituzionale è giustificato dalla crisi sanitaria, ciò che accadrà, nei rapporti Stati-Istituzioni sovrastatali, vedrà comporsi un altro mondo politico-amministrativo, indotto dalla crisi economica, conseguente a quella sanitaria. Sul piano nazionale le differenze di impostazione politica sembrano volersi ridurre di molto, proporzionalmente all’euro-direzione sovranazionale che sopravanza almeno come obiettivo ineluttabile. Una tendenza che mostra già una
discreta fase di consolidamento. La regressione della attenzione politica nazionale verso gli ambiti localistici (Comuni e Regioni) e la necessità di una condivisione di responsabilità politica a livello nazionale (maggioranza e opposizione sono ormai tenuemente distinguibili). Ciò è parso, nell’emergenza sanitaria, oramai già chiaro a molti. Ma anche l’emergenza economica darà la sua spinta definitiva verso una differenziazione sostanziale degli schieramenti politici. Essi saranno sempre più legati, stavolta più palesemente, verso schieramenti politici e strategici internazionali.

La duttilità costituzionale, utile a molti sostanziali cambiamenti, è un fatto provato dalla crisi sanitaria. Infatti abbiamo visto la surroga, pressoché incontrastata, dell’esecutivo esercitata sul potere legislativo. Lo stesso accadrà per la crisi economica, dove vedremo forse la surroga di poteri legislativi ed esecutivi nazionali da parte di quelli sovranazionali. (13) Una crisi rovina molti e genera il nuovo per molti. Non per tutti. Un “Nuovo mondo” fa un passo avanti.

Giampiero Cardillo

Pubblicato su Servire l’Italia ( CLICCA QUI )

 

Note:

(1) Presidente di Servire l’Italia, Movimento sturziano.
(2) Si rimanda alle trasmissioni RAI di Report per i dettagli assai ben documentati.
(3) Più fonti di stampa riferiscono della polemica dell’Amministrazione USA nei confronti dell’OMS. La presidenza USA ha documentato sia l’erogazione di grandi somme da parte di fondazioni private, sia il favore nei confronti della Cina nel trattare i tempi e le modalità dell’avvio della crisi sanitaria. Altre fonti di stampa hanno evidenziato la vicinanza di questa organizzazione mondiale e di altre nazionali agli interessi di grandi case produttrici di farmaci e di particolari centri di ricerca impegnati nel mettere a punto vaccini.
(4)Non disporre per fare test sierologici a tappeto, ad esempio, ha inficiato la possibilità di individuare un gran
numero di donatori di sangue idonei per produrre grandi quantità di siero iperimmune da parte dell’AVIS.
Quest’ultima ha una tecnologia sicura che non ha difeso dagli attacchi sia di quanti non hanno
mostrato interesse a scoprire il vero numero di contagiati in Italia (che forse ammontano a una decina di milioni), sia di chi ha interesse a sostituire il siero iperimmune dell’AVIS, che costa poche decine di euro, con siero industriale dal costo più elevato, che, spalmato su un grande numero di acquirenti privati e pubblici, produrrebbe molto profitto.
Naturalmente nulla contro il processo di industrializzazione del siero iperimmune e nulla contro un giusto profitto industriale. Ma c’era da aspettarsi che lo sviluppo industriale fosse stato affidato alla supervisione del dott. De Donno dell’Ospedale di Mantova, che abbiamo visto battersi come un leone per introdurre nei protocolli ospedalieri questa metodica salvifica. Occorrerà per il prossimo inverno passare dalla base di sangue umano, o a quello equino o vaccino, contenendo i costi di distribuzione finali per scorte idonee a contrastare rigurgiti del virus. Fino ad allora molti più esami sierologici affidabili al 99% e completi (IgG e IgM), associati a tampone virale doppio negativo, assicurerebbero la base sicura per raccogliere da volontari guariti sangue in abbondanza per preparare un buon
numero di sacche di siero umano iperimmune da trasfondere. Ma soprattutto c’era da aspettarsi, all’inizio della diffusione della metodica da parte del dott. De Donno e altri, un interesse privo di preconcetti negativi da parte dei CTS nazionali e internazionali. L’iniziale resistenza alla diffusione della metodica ha forse impedito un buon numero di guarigioni nell’immediato.
(5) Il cosmonauta Parmitano afferma che presso la stazione spaziale ora in orbita si sapeva della gravità della situazione in Cina, prima ancora che la Cina stessa annunciasse pubblicamente il diffondersi del virus.
(6) Mascherine tipo FFP3 e FfP2, in primis. Quelle al di sotto di tali standard assicurano una falsa protezione con il 30% di efficienza che serve a pochissimo. Per non parlare della carenza di disinfettanti, guanti, visiere e camici idonei che, nella fase iniziale, ha trasformato anche i sanitari in vittime e untori.
(7) In troppe zone d’Italia la medicina territoriale ha fornito solo prestazioni telefoniche, rinviando agli ospedali diagnosi, terapia e rilievo dei dati epidemiologici. L’assistenza domiciliare, già latitante in gran parte della Nazione, è praticamente scomparsa per mancanza di mezzi DPI, indicazioni terapeutiche anche per i casi meno gravi. Proprio questo ha determinato il dirottamento improprio in ospedale anche di malati non gravi curabili in casa o in altri domicili, trasformando i nosocomi in un inferno per malati e operatori sanitari. Un gran numero di morti in ospedale e fuori di essi si deve a questa centripedazione abnorme in ospedale, indipendentemente dalla gravità dei sintomi.  Un gran numero(sconosciuto) di morti in casa o casa di cura si deve all’assenza di qualsiasi soccorso medico e assistenza presso il domicilio.

(8) Alcune pratiche mediche efficaci hanno faticato molto ad essere percepite come tali dalle Istituzioni. Ma, in buona sostanza, sono state contrastate, se non respinte, come pratiche da generalizzare nell’immediatezza dalle Istituzioni preposte. Ciò è accaduto a coloro che, fuori e dentro le Istituzioni sanitarie operative, chiedevano mezzi per eseguire test a tappeto (sierologici e, solo per i positivi agli IgM di questi, i tamponi molecolari). Stessa sorte è stata riservata alla raccolta in massa dai guariti di siero immunizzante per il successivo uso sia ospedaliero, che domiciliare. Stesso contrasto ha subito l’ozono- terapia, l’uso di anticoagulanti fin dai primissimi sintomi. Per non parlare di circolari dell’ISS che limitavano le autopsie. Proprio da quella pratica si è invece determinata la necessità
di usare, sin dai primi sintomi, anticoagulanti del sangue in funzione anti-trombotica, causa accertata di morte per ipossia nella maggior parte dei ricoverati gravi.
(9) Giustamente ai test seri si richiede una affidabilità totale del 100%, mentre alle mascherine basterebbe una efficienza protettiva del solo 20-30%? I test sierologici con le macchine fisse a disposizione in tutto il territorio italiano sono affidabili al 100%+/-1. Ma non solo, per il prelievo con tampone nel naso e nella gola per i test molecolari, si è diffusa la convinzione che fosse una pratica facile, mentre richiede grande attenzione ed esperienza per evitare falsi negativi, molti dei quali, sottoposti di nuovo al test in un secondo tempo, potrebbero essere stati confusi per ri-ammalati. Il ridotto numero di test richiesto fa si che i reagenti vengano utilizzati solo
parzialmente, mentre le macchine, ad esempio per il test molecolare utilizzano una carica di reagente costosissima, utile per non meno di serie di 96 test contemporanei. Se lo si utilizza per metà dei 96 o poco più, il costo unitario del test schizza molto in alto. È forse per questo che si debbono aspettare molti giorni per ottenere una diagnosi, perché occorre riempire i 96 posti-test da fare per essere competitivi? Un chiarimento è necessario sui test da fare e sulla loro successione temporale. Distinguendo tra cura ed epidemiologia. Attraverso la diagnosi, cura e prognosi, i test aiutano a curare e guarire. Altro uso dei test e quello per screening, o dépistage, o censimento per bloccare una pandemia. Per quest’ultimo uso occorre prima procedere ai test sierologici (non solo con IgG, ma completi della ricerca di IgM e IgG). Solo sui soggetti risultati positivi agli anticorpi IgM occorre eseguire tamponi per la ricerca molecolare del virus. Per curare, invece, occorre così procedere:
• per la diagnosi prima eseguire un test molecolare con tampone PCR, possibilmente multiplex per i casi più gravi con Covid 19 ed altri 21 tra virus e batteri dell’apparato respiratorio nella stessa cartuccia (kit); a seguire (7 gg) si ricercano gli IgM e IgG per confermare, il D-Dimero per la coagulazione, la PCT per setticemia ed anche altro, se necessita.
• Per la prognosi è sufficiente il test molecolare PCR. Se negativo due volte il malato è guarito. Ma occorre che le Istituzioni decidano screening di massa con sierologici completi di IgG e IgM. Perché, se si risulta positivi alle IgM,
nell’80% dei casi anche il successivo tampone virale sarà positivo. Gli anticorpi IgM combattono la prima fase del virus. Molto meno dell’1% di quelli positivi solo all’IgG saranno anche positivi al virus. Le IgG neutralizzano futuri
attacchi. Se si riscontrassero 10 milioni di immunizzati, lo 0,1%, 10.000 soggetti, sarebbero ancora positivi al virus (dura 2/3 settimane). In breve: se si è positivi IgM, si ha il virus; se si è positivi solo a IgG si è immuni. Di questi ultimi solo in pochissimi, l’1%, persiste il virus nell’organismo, infatti l’assenza di IgM significa che sono trascorse 4 settimane dall’infezione che si rileva con il doppio esame molecolare (tampone) che è obbligatorio per dichiarare chiunque guarito. Il CTS è riuscito a scegliere, per i primi 150.000 test sierologici a tappeto, uno dei due produttori che non dispongono di test IgM, vanificando così la prova. Peccato!
(10)È mancato, fra l’altro, anche il tempestivo coinvolgimento della struttura militare in servizio e in congedo, sia nei Comitati tecnicoscientifici, sia per quanto riguarda reparti e personalità esperte, in genere già coinvolte in alcuni consessi istituzionali. Si è sentita anche la mancanza di una struttura militare della Croce Rossa, eliminata poco prima del terremoto di Amatrice. Solo in alcune Regioni si sono potute misurare le eccezionali competenze operative di associazioni d’Arma, come gli Alpini, che hanno costruito ospedali da campo con sapienza e rapidità eccellenti.

(11)Una recente vicenda narrata dalla cronaca testimonia comportamenti anomali e resistenti al nuovo che avanza anche di grandi gruppi industriali. Comportamenti squisitamente speculativi finanziari di brevissimo termine. Una casa automobilistica internazionalizzata incassa gli aiuti di Stato forniti dall’EU a tassi infimi e li riversa nella propria catena commerciale a tassi moltiplicati per 3 o 4.
(12) È comparsa sulla stampa americana (Washington Post) la notizia di un possibile default dell’Italia, della Grecia, della Spagna, dell’Irlanda e del Portogallo. Il pregresso alto debito pubblico sembra non supportare una ripartenza, per l’indisponibilità della Germania a sostenere le Nazioni più sfavorite. Infatti mentre la Germania soffrirà di un debito del 73%, la Francia del 120%, l’Italia sarà schiacciata dal 222%. L’autorevole testata sostiene la possibilità di un’uscita dall’Euro dell’Italia. Ma sostiene anche che l’evento peggiorerebbe la situazione dell’intera EU. Perciò l’ipotesi di una conversione verso nuovi Grandi Progetti sembra essere l’evoluzione che si consolida a seguito della pandemia.

(13)Su “La Stampa” del 25 maggio l’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta lancia l’idea secondo
la quale eventuali aiuti o provvidenze EU siano gestite sino alla diretta erogazione al cittadino o
all’impresa utilizzando esclusivamente burocrazie operative EU, attesa la scarsa reattività delle
Istituzioni nazionali e locali.

 

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