Abbiamo ancora avanti agli occhi le immagini disastrose dell’alluvione e delle frane in Emilia Romagna dei giorni addietro, ma dobbiamo accontentarci dell’ennesimo decreto di nomina di un commissario straordinario per l’emergenza che sarà incaricato anche di  gestire una somma cospicua di oltre 10 milioni di euro (risulta, ad oggi, senza copertura finanziaria) per ampliare la capienza delle dighe o creare nuovi invasi. Diciamo che si procede a tentoni e che Iddio ce la mandi buona … ma è consigliabile non essere ottimisti.

Ricordiamo bene che è l’ennesimo provvedimento-tampone con cui si cerca di ovviare accontentando gli enti territoriali, mettendo la polvere sotto il tappeto. Ma tale inganno non funziona più ed è preoccupante il senso irresponsabilità generale in tema di pianificazione, programmazione e interventi mirati sul dissesto idrogeologico e sul fenomeno irreversibile del cambiamento climatico. Si tratta, ormai, di due processi di mutamento, alias peggioramento del nostro assetto ambientale e naturalistico che sono palesi e indubitabili da vent’anni circa; tant’è che perfino Papa Francesco – un’autorità a capo di uno Stato religioso – sentì il dovere morale, diversi anni orsono, di dedicare l’Enciclica “Laudato sì” (ispirandosi al nostro, primo ecologista, San Francesco d’Assisi), nella quale si raccomandava, reiteratamente, l’esigenza di non trascurare il bene della “casa comune”, anzi ci illuminava con una serie di sagge indicazioni e suggerimenti comportamentali, ovvero assunzioni di responsabilità a tutti i livelli istituzionali e non per salvare il destino del pianeta.

In un siffatto quadro, serio e preoccupante, non risulta all’opinione pubblica che il Governo o il Parlamento, né tantomeno le regioni stiano assumendo precisi impegni per una “governance” adeguata ed urgente, tant’è vero che per contrastare gli eventi naturali del degrado idrogeologico vengono destinate somme irrisorie di tot milioni di euro, anzi che miliardi; nel contempo non appare all’orizzonte istituzionale alcuna, valida misura per contenere il secondo aspetto critico e imprevedibile, cioè il cambiamento climatico che si manifesta, un giorno sì e uno no, con tempeste d’acqua o lunghi periodi di siccità anche nelle regioni settentrionali, solitamente mai affette da tale problematica.

Non è certamente con la mancetta milionaria di risarcimento “forfettario” alle popolazioni locali che si risolvono situazioni così pesanti con perdite, addirittura, di vite umane. Occorre un colpo d’ala, magari geniale, ma almeno il buon senso nell’assumersi la responsabilità di risanare un territorio fragile ed esposto a innumerevoli fenomeni calamitosi che stravolgono l’esistenza di migliaia di famiglie e aziende, meritevoli e bisognose di tutela e maggior considerazione.

In conclusione, non resta che fare un appello a tutte le autorità istituzionali affinché ognuno, ad ogni ordine e grado di responsabilità, se la assuma nel rispetto doveroso e nell’osservanza puntuale degli articoli 9 e 41 della Costituzione in tema di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema.

Michele Marino

About Author