Come noto il termine “Industry 4.0” si riferisce ad un insieme di diversi settori digitali innovativi per lo più afferenti al segmento manifatturiero: robotica avanzata e intelligenza artificiale, sensoristica sofisticata, cloud computing, IoT, data capture e analitics, 3D printing, software-as-a- service, marketing digitale, dispositivi mobili, algoritmi per la guida senza pilota o comunque autonoma, e molto altro.

Il tutto incorporato in una catena del valore interoperabile a livello globale e quindi condivisibile da n aziende in n luoghi. L’aumento di operatività 4.0 in azienda porta benefici che vanno molto oltre il semplice vendere nuove tipologie di prodotti: si assiste ad un incremento dell’efficienza poiché essa dipende da un unico ecosistema completamente interconnesso di fornitori, clienti, distributori, partner e dipendenti a sua volta collegato ad altre reti similari nel mondo.

Il busillis  è che tutto questo accade mentre ci avviciniamo al raggiungimento del “punto critico” per il sistema ecologico e, noncuranti delle ripercussioni sociali di questa rivoluzione, è stato approcciato con modelli, strumenti e soluzioni proprie del secolo scorso.

I danni causati al pianeta, la nostra casa comune, dall’impiego indiscriminato di mezzi tecnici (Francesco, 2019) è sotto gli occhi di tutti. È tanto necessario quanto urgente ribadire che l’intelligenza artificiale, la robotica e altre innovazioni tecnologiche debbano essere impiegate al servizio dell’umanità e non all’opposto, come molti temono possa accadere. I sistemi sociali, in simbiosi con quelli economici, sono sempre più a rischio man mano che l’uomo viene tecnologizzato, invece che la tecnica umanizzata.

Le implicazioni sulla società dell’Industry 4.0 sono oggetto di studio in Giappone, paese che, fatte le debite proporzioni, è stranamente molto simile all’Italia. Innanzi tutto sono i due paesi più longevi del pianeta. Dividono un record ambito, quello della maggior propensione al risparmio, ed uno negativo: il maggior debito pubblico rispetto al Pil. Per più di trent’anni, poi, Italia e Giappone sono state giudicate alla stregua di “società bloccate” dal punto di vista politico.

L’Impero del Crisantemo, tuttavia, stupisce ancora e mira a diventare (dichiarandolo in documenti governativi) il primo paese al mondo ad adottare un modello sociale, Society 5.0, basato sulla creazione di nuovo valore derivante dall’applicazione di Industry 4.0, IoT e AI non solo al mondo industriale, ma anche all’organizzazione sociale.

Si parte dall’evidenza che la crescita economica e il progresso tecnico-scientifico come li intendiamo ancora oggi, sono divisivi. I modelli ai quali ci si è ispirati finora evidenziano infatti inaccettabili gap di distribuzione della ricchezza, aspettative di vita, benessere, accesso alle informazioni e alla conoscenza, che non possono che accentuarsi nel tempo per effetto della denatalità e della progressiva senescenza della popolazione. Society 5.0, fortemente antropo-centrica, è basata sulle caratteristiche specifiche di ciascun individuo – che è una persona – e sui suoi bisogni che devono essere soddisfatti non solo secondo criteri di quantità e qualità, ma anche di temporalità, ovvero se e nel momento in cui si manifestano.

Questo avviene grazie all’inversione di approccio attuale alle informazioni: oggi l’uomo raccoglie e tratta dati nello spazio fisico per posizionarli nel cyberspazio per ulteriori utilizzi. Nella Society 5.0 è l’intelligenza artificiale (AI) che, nel cyberspazio, tratta enormi quantità di dati (big data) acquisiti nello spazio fisico per mezzo di reti di sensori, ottimizzando così cicli produttivi e commerciali e creando nuovo valore nello spazio fisico. Il concetto alla base della concezione della Society 5.0 è la convergenza spazio virtuale e spazio fisico che libera l’uomo da tutta una serie di attività lavorative alienanti, scomode e poco agevoli (che verranno svolte da robot e dispositivi “mossi” dall’AI) abilitandolo ad attività più nobilitanti e consone al suo status individuale.

Per raggiungere questo obiettivo è, però, necessario adottare le tecnologie più avanzate nei vari settori industriali e nelle attività sociali per cui torna di fondamentale importanza la ricerca scientifica e tecnologica che in Giappone è oggetto di grande attenzione specialmente nell’ambito dei rapporti fra università e industria e in considerazione dell’attesa progressiva diminuzione della popolazione universitaria. Il Governo del Sol Levante ha intrapreso significative politiche a sostegno del ruolo delle università nell’innovazione e a supporto della R&S ad alto rischio ed alto impatto.

Society 5.0 dovrebbe far riflettere profondamente gli organismi deputati alla pianificazione economica e sociale di lungo periodo nel nostro paese e che, seppur caratterizzato da un unico e raro genius loci, vede gli stanziamenti per l’istruzione scolastica ridotti del 10% circa nel prossimo triennio (Sensini, 2018).

Niente male, per il paese più ignorante d’Europa e il dodicesimo più ignorante del mondo. Economia Civile, generatività e Society 5.0 possono davvero rappresentare la chiave di volta per il new deal della sostenibilità.

Nereo Landini

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