Pare che uno studente italiano su tre delle scuole superiori della Repubblica, se non uno su due, non sarebbe in grado di comprendere bene la frase che stiamo scrivendo in questo istante. Frustrante. Non scribit, cuius carmina nemo legit, diceva Marziale.

Il fatto è ancor più grave: le nostre non sono poesie, ma soprattutto la loro non è indifferenza. È incapacità di comprensione nonostante l’impegno mentale. Vale a dire: ignoranza pura, nel senso più stretto e più classico. Aiuto!
Essendo giunti all’età in cui si diventa vecchi e brontoloni, puntiamo l’indice: sulla scuola stessa; sulla televisione; sulla famiglia; sul computer e su Internet. Sui fumetti. Su tutte queste cose insieme, la miseria! E ora che ce la siamo presa con il mondo intero sentiamoci meglio.

Ma i due studenti ignoranti su tre sono ancora lì, a guardarci straniti con in mano il joypad della play, stretto con la stessa voluttà con cui i loro genitori stringevano la collezione di Tex Willer e la bambola di Barbie. E il loro sguardo vagamente assente, che se non fossero per l’appunto ignoranti diremmo vale ancor meno di quello di Bertoldo, che era sciocco sì ma non stupido, tra un attimo sarà di nuovo concentrato sul display. Abbiamo a disposizione una frazione di secondo per cercare di ragionare.

È vero: è colpa della televisione, della famiglia della scuola etc. Ma dobbiamo guardare avanti, perché anche a voler dare i somari di oggi per persi (non è detto, sia chiaro) dobbiamo pensare a quelli di domani, perché siano un po’ meno somari, un po’ meno pronti a cadere nelle grinfie dei social manovrati da un Salvini o da un Casaleggio.

Di strade ce n’è una sola. Se il problema è la famiglia, va rafforzata anche con politiche fiscali ed economiche incentrate sul ceto medio: più stabilità vuol dire più libri e più riflessione. Se è la televisione, bisogna imporre (sì, imporre) che la Rai torni a fare il servizio pubblico.

Dice quello: documentari e sceneggiati come ai tempi di Bernabei? Che noia! Sì, se non fosse che History Channel ci campa alla grande, sui documentari, e che Il Mulino del Po val più che bene i Bastardi di Pizzofalcone, basta rifarlo con cura. Se poi sono il computer, Internet o i social (i non millennials fanno sempre un po’ di confusione), lì ci vuole un forte controbilanciamento che può arrivare solo da una politica più forte. Come da una politica più forte proverranno una Rai ricondotta alla sua missione naturale e una sana legislazione in favore del ceto medio e della famiglia.

Tutto quello, insomma, che la politica di destra o di sinistra non ha voluto o saputo fare in questi ultimi decenni.
Ma non è che somari siamo stati anche noi?

Strider

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