Esiste il tempo per tutto anche quando quel tempo sembra non esserci. La ridefinizione degli stili di vita in circostanze specifiche richiede l’impegno di ciascuno che, grazie alla corretta informazione, immagazzina la giusta conoscenza indispensabile per quel disegno logico comune di futuro prossimo che è espressione delle nostre vite.
Quale vademecum? Non esistono risposte a tutto nell’immediato, occorre riflettere, studiare, elaborare, occorre tempo. È del tutto evidente però che, in generale, per qualsiasi fattispecie non usuale alla normale quotidianità che viene a manifestarsi, i primi input naturali inconsci dell’essere umano sono rappresentati dal buon senso e dalla sensibilità.
Il nuovo millennio sta affrontando un difficile evento sanitario che, come già accaduto in passato per ulteriori, e non
poco numerose, gravi malattie, sta causando destabilità nelle comunità di tutto il mondo: la pandemia di COVID-19.
Come mai oggi, però, rispetto a tempi non troppo lontani, la comunità mondiale è con il fiato sospeso e con forte
panico? Causa forse della massiva e probabilmente spesso errata informazione dilagante non fondata sui fatti?
Affrontare e contenere ondate di panico e ansia generalizzati, spiegano gli esperti, è certamente fondamentale in
queste circostanze: tali reazioni se non contrastate potrebbero addirittura arrecare danni maggiori rispetto al virus in
sé. Lo scenario internazionale si trova a dover convivere, ormai da qualche mese, con la pandemia da Coronavirus, una malattia dalle significative implicazioni sociali e dalle condizioni patologiche contagiose. L’emergenza in
atto implica vite a distanza dove le strette di mano e gli abbracci sono aboliti, gli usi e costumi di ciascun territorio
rivisti, modificati, le tradizioni socio-culturali temporaneamente sospese: è la vita a distanza in cui la tecnologia ci aiuta ad essere uniti nella lontananza tramite videochiamate e messaggi, in cui le lezioni avvengono in collegamento web ed il lavoro si svolge prevalentemente in modalità “smart working” ciascuno dalla propria abitazione.
Anche Taranto, capoluogo ionico, affronta oggi la vita in “live streaming”.Città dalla forte corazza, la cui indole è lottare per vincere. Scenario dei Due Mari forse da sempre abituato alle difficoltà. La pandemia rappresenta per Taranto un’ulteriore lotta, un tassello in più da aggiungere al suo colorato e variopinto mosaico e da cui apprenderà tanto, un evento che sta inevitabilmente, però, mutando, se pur temporaneamente, le abitudini dei propri cittadini che diligentemente e comunemente attendono di potersi nuovamente ritrovare e di passeggiare insieme.
Taranto appare vuota, silenziosa, quasi surreale: immutati i profumi, i colori ma senza quei suoni e quei rumori che la rendevano viva. Molti negozi del borgo chiudono le serrande, spesso per motivi molti diversi. Alcuni esercizi commerciali forse chiudono per sempre stroncati dagli elevatissimi affitti così come da allarme di Confartigianato Taranto; altri, spesso adiacenti l’uno all’altro, espongono il seguente cartello “Questa attività resta chiusa per senso di responsabilità verso la nostra comunità #iorestoacasa” così come disposto da Confcommercio Taranto per via del Coronavirus.
A distanza di 76 anni Taranto si ferma ancora: prima nel 1944 ed oggi nel 2020 con la sospensione dei Riti della Settimana Santa. Il Secondo conflitto mondiale fermò la tradizionale processione dei Misteri ed il pellegrinaggio dei “perdoni” nei vicoli cittadini; ciò avvenne anche durante la Grande Guerra, anni nei quali a Taranto i Riti furono addirittura vietati.
Oggi a distanza di tanto tempo, il capoluogo ionico sta vivendo gli stessi bui ricordi scanditi, però, da una pandemia di interesse mondiale, nell’attesa che tutto finisca e si risolva per il meglio. Taranto ha deciso di offrire alla propria comunità di fedeli le Sante Messe in Cœna Domini e di Pasqua in forma telematica al fine di consentirne la partecipazione. Cosa dire dell’intricata vicenda Ex Ilva? Tassello emergente per Taranto che da decenni è oggetto preminente nelle più ampie discussioni sui più illustri tavoli nazionali ed internazionali.
Il nuovo Coronavirus appare oggi come un’ombra sulla fabbrica, come un evento avverso, come una impellente necessità d’ossigeno che non può più attendere. Sulla base del dpcm che prevede la prosecuzione di “attività degli impianti a ciclo produttivo continuo” è previsto che l’Ex Ilva non si arresti apparendo però indiscutibile la tutela della salute dei lavoratori, attuando quindi ogni misura idonea al contenimento del contagio da coronavirus. In questa ottica il nuovo patto anti-virus pare fornire a 4 mila lavoratori la possibilità di restare a casa fermando così solo una parte degli impianti della fabbrica.
Il disagio che oggi stiamo vivendo a livello internazionale in seguito all’epidemia da SARS-CoV-2 deve farci riflettere. Dobbiamo comprendere se le scelte fatte sino a questo momento sono state corrette oppure abbiamo commesso degli errori a cui abbiamo il dovere di rimediare.
Karen Ricchiuti