Giorgia Meloni ha dichiarato nei giorni scorsi che “l’Italia è più solida di quanto si voglia fare credere, di quanto dicano alcuni che magari sperano che le cose vadano male per ragioni di opposizione politica”. In realtà, si è inventata i soliti avversari di comodo perché nessuno di autorevole ha detto il contrario. Del resto, già Mario Draghi aveva sempre espresso la stessa valutazione, ma guarda caso rispondendo proprio a lei e ai suoi che hanno lungamente contrastato il governo del predecessore.
E in effetti, grazie ai grandi aiuti e alla comprensione ottenuti dall’Europa che, bisogna riconoscerlo, ci sono venuti grazie al Governo Conte II, l’Italia ha saputo reagire bene al punto che recentemente il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha constato come, nonostante il conflitto in Ucraina, nel 2022 la crescita del nostro prodotto si sia attestata attorno al 4 per cento (CLICCA QUI).
Al di là delle polemiche spicciole politiche, inserendosi nelle quali si potrebbe semmai dire che infondate furono le critiche di Giorgia Meloni dall’opposizione e in campagna elettorale, il vero punto da sottolineare è quello che sono comunque necessarie delle valide azioni per mettere a riparo il Paese da talune criticità che permangono. E senza inventarsi nemici inesistenti. A partire da quella BCE che secondo Visco, e a differenza di quanto sostenne il ministro Guido Crosetto, l’Italia è in grado di sostenere le politiche antinflazionistiche i cui è impegnata la Banca europea.
Molte le criticità che, ovviamente, rimangono. E a questo riguardo, il Governo dovrebbe andare al discorso di Visco in particolare là dove, tra le numerose altre cose, il Governatore ricorda:
- “la debolezza del reddito disponibile in termini reali, nonostante gli interventi governativi volti a calmierare i prezzi energetici e ad attenuarne l’impatto sul potere d’acquisto delle famiglie, soprattutto per i nuclei meno abbienti, sui quali più hanno inciso i rincari dell’energia e l’aumento del costo dei prodotti alimentari”. E questo significa, e spiegato in parole povere, che resta il problema della equità da raggiungere sia sul fronte dei costi che tutti dobbiamo sostenere, sia su quello della redistribuzione della ricchezza;
- “le imprese considerano le condizioni per investire ancora poco favorevoli”
- “la dinamica delle retribuzioni resta peraltro moderata, anche per il protrarsi dei processi negoziali in settori, specialmente nei servizi, dove è ancora alta la quota di dipendenti in attesa di rinnovo del contratto collettivo”.
Conclusione, l’Italia resta solida per tutto quello che è stato fatto negli anni passati nonostante la pandemia da Covid e la guerra d’Ucraina, ma va ripetuto che erano, e restano, necessarie politiche più solidali e di riequilibrio sociale e geografico. E i dubbi che il Governo Meloni vada in questa direzione non solo restano, ma crescono quando sentiamo parlare di autonomia differenziata e di gabbie salariali con le quali si continuerebbe a salvaguardare alcuni a danno di altri, a partire da tutti quelli che stanno nelle aree più deboli del Centro nord e, soprattutto, nel Mezzogiorno.
Non si tratta di criticare meriti che la Meloni non ha, perché in cento giorni non era possibile aspettarsi molto di che e in un contesto in cui la Legge di Bilancio è stata tutta forzatamente orientata al contrasto all’aumento dei costi dei carburanti, ma di constatare che in questo Paese manca la Giustizia sociale.