Soffia davvero un vento di destra nel Vecchio continente? Sembra una vera e propria leggenda metropolitana. Alcuni recenti risultati elettorali, in Spagna, in Polonia, in Olanda, mostrano sì che l’estremismo di destra fa la voce grossa ed aumenta, in taluni casi, in maniera considerevole i propri voti. Ma, alla fine, gira e rigira, il risultato è che il grosso resta ben ancorato su posizioni molto più tranquille.

In questi giorni, è il Regno Unito a raccontarci cose diverse rispetto a quello che provano a dirci la destra italiana e quella sinistra che vive solamente in una perenne contrapposizione ideologica e che, quindi, povera di idee e di capacità programmatorie si limita ad agitare uno spettro che, in realtà va valutato con molta calma. E questo, comunque, senza sottovalutare le pulsioni regressive che pure emergono in un tessuto sociale che vive con preoccupazione la situazione economica, le questioni dell’immigrazione e, da oltre un paio d’anni a questa parte pure il conflitto che insanguina l’Ucraina.

In Gran Bretagna, i conservatori hanno appena ricevuto una solenne lezione con le elezioni amministrative che hanno segnato un vigoroso balzo in avanti del laburisti che si stanno preparando a sostituire i Tories che sono finiti in una crisi profonda anche di leadership da almeno un paio d’anni. A Londra, una delle più grandi metropoli del mondo e con la capacità sempre di indirizzare il sentimento nazionale, il sindaco laburista Khan viene confermato per la terza elezione di seguito. Il divario dalla sua avversaria conservatrice, Susan Hall, non ammette repliche. Anche perché ben nove municipi dei quattrodici londinesi, di cui due strappati agli avversari, sono ora a guida laburista. E così, Khan ha chiesto al Primo ministro Rishi Sunak di convocare nuove elezioni politiche generali per il parlamento di Westminster.

I conservatori pagano la Brexit che non ha portato i risultati da loro promessi. Una decisione di cui i britannici, adesso, pagano le conseguenze con l’aumento dei costi delle tantissime merci importate dall’Europa, dalle complicazioni venute alla considerevole mole dei trasporti da e verso il Continente, e delle tante nuove norme introdotte sull’utilizzazione della mano d’opera indispensabile all’economia britannica costituita da immigrati Eu ed extra europei.

E non c’è solo questo. Il partito oggi maggioritario a Westminster paga anche le profonde divisioni interne, sorte in particolare in collegamento con le decisioni sulla Brexit, che stanno facendo radicalizzare a destra un gruppo di parlamentari cui si contrappongono quelli che seguono la tradizionale visione moderata del conservatorismo britannico. E questo ha delle pesanti conseguenze su questioni verso cui la pubblica opinione ha sempre avuto grande sensibilità com’è nel caso del Servizio sanitario nazionale da sempre considerato un fiore all’occhiello dei britannici. Al punto che un ex Ministro della Sanità, il conservatore Dan Poulter, ha abbandonato i suoi compagni di partito per iscriversi al Partito laburista accusando i conservatori di essere diventati un “partito nazionalista di destra”  che ha abbandonato la compassione e non dà più priorità al servizio sanitario nazionale.

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