La Germania è stata a lungo una nazione dal doppio volto. Da un lato, un paese colto, tecnologicamente avanzato, motore della scienza, dell’industria e della cultura europea; dall’altro, una terra attraversata da pulsioni nazionaliste e revansciste che, nel secolo scorso, l’hanno trascinata nell’abisso del nazismo e delle guerre mondiali. La lezione della storia, però, è servita. Proprio nel momento più buio del dopoguerra, la Germania seppe compiere una scelta radicale: abbandonare l’illusione della potenza isolata e integrarsi nel progetto europeo, rinunciando a parte della propria sovranità in nome della pace e della cooperazione continentale. La storia della Germania riunificata è la storia di un paese che, contenendo i suoi istinti peggiori, ha saputo trasformarsi nella locomotiva economica dell’Europa. Oggi, con l’elezione a Cancelliere di Friedrich Merz, leader moderato e pragmatico, la Germania sembra voler rilanciare il proprio ruolo guida in un’Europa attraversata da sfide sempre più complesse.
Un’alternativa democratica all’estremismo
Il risultato elettorale che ha portato Merz alla Cancelleria assume un valore che va ben oltre i confini tedeschi. In un’epoca segnata dall’ascesa dei populismi e dei nazionalismi in molte democrazie occidentali, la scelta del popolo tedesco rappresenta un segnale forte: l’AfD, il partito di estrema destra, pur in crescita, è stato isolato, denunciato come nemico pubblico da tutte le forze responsabili, e rigettato dalla stragrande maggioranza dell’elettorato. È la conferma che la memoria storica è ancora viva e che i tedeschi non vogliono ripetere gli errori tragici del passato. La nuova grande coalizione intende ora affrontare le sfide dell’oggi con una visione di lungo periodo. La volontà annunciata di rivedere i rigidi parametri di Maastricht – che hanno finora imbrigliato la politica economica europea in una logica di austerità – apre nuovi scenari: più flessibilità per investimenti in difesa, infrastrutture strategiche, transizione energetica, innovazione. Una svolta che potrebbe ridare slancio non solo alla Germania, ma a tutta l’Unione Europea.
Una nuova Germania locomotiva d’Europa
Non si tratta di una “nuova egemonia tedesca”, ma del ritorno di una leadership consapevole. La Germania di Merz sembra voler assumere un ruolo attivo e responsabile in una nuova architettura europea. In un contesto geopolitico profondamente mutato – con la guerra in Ucraina, il ritorno delle logiche di potenza, l’incertezza americana sotto la nuova presidenza Trump – l’Europa ha bisogno di una guida che non imponga, ma proponga; che non domini, ma coordini. La Germania ha la forza economica, l’autorevolezza internazionale e la memoria storica per farlo. Ma ha anche il dovere di muoversi con prudenza, tenendo conto delle sensibilità dei partner e dell’equilibrio interno all’Unione. Una Germania davvero “europea” può diventare il pilastro di una difesa comune, di una politica industriale condivisa, di una sovranità digitale e tecnologica finalmente europea.
Un nuovo orizzonte per la nostra Europa
Il nuovo secolo ha già messo l’Unione Europea di fronte a prove drammatiche: crisi economiche, pandemie, guerre alle porte, sfide migratorie, rischi ambientali. A ogni passaggio, l’UE ha mostrato resilienza, ma anche limiti. Oggi, con l’arrivo di una nuova guida a Berlino, si apre forse una nuova fase: quella in cui l’Europa potrà uscire dalla logica della gestione dell’esistente e tornare a immaginare un progetto politico condiviso, ambizioso, capace di parlare ai cittadini. Una nuova Germania può davvero contribuire a costruire una nuova Europa. Non più soltanto un mercato comune, ma una comunità di destino, fondata sulla libertà, sulla sicurezza, sulla giustizia sociale e su una sovranità europea in grado di agire nel mondo. È una sfida storica. E questa volta, sembra che la Germania sia pronta a giocarla dalla parte giusta della Storia.
Michele Rutigliano