Leggo sempre con profondo interesse le riflessioni di padre Enzo Bianchi, fondatore della comunità di Bose, su “Vita pastorale”, rivista mensile della San Paolo. Nell’ultimo numero ha focalizzato la sua attenzione sull’impegno politico dei cattolici, con un riferimento diretto a Politica insieme.
Il punto di partenza è la constatazione “dell’incapacità dei cattolici di stare nella polis, afonia dovuta a un’astenia della loro fede, ma anche a un allontanamento, ormai consumatosi, dall’impegno politico cristianamente ispirato”.
Quindi il primo obiettivo per i cattolici è quello di farsi sentire, di far valere le proprie idee, di trovare il coraggio di dirsi cristiani. Padre Bianchi avanza qualche legittima riserva sull’organizzazione partito osservando che “oggi non è sufficiente convocare e radunare ma, se si vuole compiere un’operazione politica efficace e duratura, occorre dedicare molto tempo alla formazione, a un cammino ecclesiale e nella polis di ascolto attento e continuo di ciò che emerge dalla convivenza civica”.
Allora suggerisce di dar vita “a livello di chiese locali o regionali a uno spazio al quale tutti i cattolici possano essere convocati e partecipare” per “un confronto in cui si esaminano i problemi che si affacciano nella vita del Paese e si cerca di discernere insieme le ispirazioni provenienti dal primato del Vangelo”.
La riflessione di padre Bianchi è senza dubbio preziosa e un richiamo da tenere sempre presente affinché un futuro partito di cattolici non parta con il piede sbagliato o non deragli poco dopo.
L’assemblea locale per confrontarsi, informarsi e studiare le problematiche della polis è senza dubbio una priorità per la formazione dei cattolici che poi decidono di impegnarsi nella polis, senza mai dimenticare che nella polis non ci sono soltanto cristiani.
Un partito cristianamente ispirato può diventare uno strumento, certamente non l’unico, per consentire ai cattolici di impegnarsi nella polis per conseguire l’obiettivo di “costruire la città dell’uomo – nella bella espressione di Giuseppe Lazzati – a misura di uomo”.
Ecco: c’è da costruire la città dell’uomo in una polis sempre più disarticolata, dilaniata da egoismi, dominata dalla sopraffazione, dove aumenta spaventosamente il divario tra ricchi e poveri a discapito della giustizia, dove dilaga l’intolleranza che alimenta l’odio e sempre più spesso sfocia nel razzismo. Allora un partito di cattolici deve porsi prima di tutto l’obiettivo di rifondare la polis, di riportare fiducia e credibilità nelle istituzioni. Nel settembre scorso, alla “Giornata del creato” promossa dalla diocesi, sono intervenute due mamme cosiddette no-Pafs. La loro testimonianza ha fatto rabbrividire, quando hanno affermato che “ci siamo fidate delle istituzioni, ma siamo state tradite, hanno avvelenato i nostri figli”. Avevano avuto garanzie sulla sicurezza dell’acqua potabile, poi si è scoperto che conteneva valori del velenosissimo Pfas e Pfoa ben oltre il consentito.
Allora un partito cristianamente ispirato ha senso se ha il coraggio di avviare un processo riformatore per ricostruire la polis, non certo una polis cristiana, ma una polis fondata sui principi di libertà, giustizia, solidarietà e responsabilità. Un processo riformatore per coinvolgere persone, gruppi, associazioni, partiti di diversa estrazione culturale purché, come ammonisce padre Bianchi, “non avversi ai valori fondamentali dell’umanesimo integrale”. Il primo passo di questo processo riformatore è quello di mettere mano al sistema elettorale che non è, come troppi ingenuamente credono, un meccanismo neutrale: è fondamentale per la selezione della classe dirigente e per responsabilizzare le stesse forze politiche. Un primo obiettivo è il rafforzamento del parlamento, pilastro della democrazia: il parlamento è l’istituzione che definisce il bene comune da perseguire. La riforma del sistema elettorale è il primo sanpietrino di un lungo percorso riformatore che a me piace chiamare Risorgimento popolare.
Luigi Ingegneri
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