Sembra un paradosso, ma che la crescita dei nuovi posti di lavoro, ancorché resti buona, non sia più quella dei mesi scorsi potrebbe andare benissimo al Presidente Joe Biden. Il quale, del resto, da tempo auspica un raffreddamento del mercato del lavoro quale uno degli elementi per tenere sotto controllo l’inflazione. E in questo, un aiuto viene anche dal sistema bancario impegnato a stringere i cordoni della borsa e rendere più caro l’accesso ai finanziamenti.

La Federal Reserve, così, potrebbe non essere più costretta a proseguire con l’innalzamento dei tassi d’interesse. Cosa che ha caratterizzato la politica monetaria Usa negli ultimi mesi, e che potrebbe favorire l’obiettivo di Biden di indirizzare il paese lungo una “crescita stabile e costante”. Per il Presidente si tratta di una scommessa significativa se, come pare, questa primavera arriverà la conferma ufficiale della sua intenzione di candidarsi per la seconda volta alla Casa Bianca.

I sondaggi dicono che gli americani stanno cambiando le loro idee più pessimistiche sull’andamento dell’economia anche se permangono talune diffidenze e preoccupazioni sul futuro, nonostante il rimbalzo record della creazione di posti di lavoro verificata negli ultimi tempi, in una maniera tale da sorprendere la stessa Amministrazione Usa. Un processo questo che ha evitato di sprofondare il paese in una grave recessione, ma accompagnato da un’inflazione record che comunque ostacola lo sviluppo dei consumi e non porta al Presidente un robusto sostegno da parte della pubblica opinione.

Anche le nuove tendenze delle banche, che stanno limitando il credito, anche a seguito delle recenti crisi bancarie regionali, possono allentare la pressione sulla Federal Reserve rimproverata da alcuni comparti industriale per quella che è definita “l’influenza destabilizzante dell’aumento dei tassi di interesse”.

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