Emmanuel Macron ha approfittato del viaggio di ritorno dalla Cina per riscoprire la vocazione gollista. Mai del resto sopita in una Francia che ha sempre ricercato quelle “mani libere” tanto necessarie ad un’economia fortemente internazionalizzata, oltre che funzionali ad una vocazione di autonomia e di guida.

Il Presidente francese è stato molto esplicito con l’affermazione che l’Europa non deve  diventare un “vassallo”, evidentemente degli Stati Uniti, e finire per essere coinvolta in un conflitto tra Stati Uniti e Cina. La dichiarazione è giunta alla conclusione di una visita a Pechino dove Macron si è recato con la Presidente della Commissione europea, Ursula von del Leyen. Una tedesca che, pur svolgendo un ruolo di più ampia dimensione, non trascura certamente il proprio legame con la Germania. E così, pur non avendo alcun elemento al riguardo, c’è da ritenere che il loro congiunto volo a Pechino non sia del tutto in contrasto con i sentimenti di Berlino, in particolare per ciò che riguarda la crisi cino – statunitense su Taiwan.

Secondo i giornalisti che lo hanno intervistato, Macron ha ricordato che l’Europa dev’essere considerata “una terza potenza nell’ordine mondiale, insieme a Stati Uniti e Cina” e che questo richiede la definizione di “autonomia strategica” del Vecchio continente. Pertanto, gli europei devono evitare di finire sotto dipendenze militari ed economiche e di essere coinvolti in crisi “che non sono le nostre”.

Macron ha ricordato anche i rischi per l’Europa legati all’introduzione dell’Inflation Reduction Act (IRA) da parte degli Stati Uniti, che prevede lo stanziamento di sussidi da 369 miliardi di dollari e dell’eccessiva dipendenza dell’economia mondiale dal dollaro.

 

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