Ho ricevuto da un amico, don Andrea Cristiani, una bella riflessione antropologica e sapienzale che affronta in controluce il tema del coronavirus.
Don Andrea è il fondatore del quarantacinquenne Movimento Shalom (Cfr. il sito: movimento-shalom.org). Esso «è nato dall’amore per la vita. L’Umanità attraversa una fase tragica in senso globale, dove l’odio e l’egoismo sembrano prevalere su tutto, ma in Italia come nel mondo, sono sempre di più coloro che vogliono lottare per la solidarietà, la pace e tolleranza. Questo è il Movimento. E là fuori ci sono milioni di altri esseri umani che la pensano come noi!».
E’ un movimento che ha valori assolutamente coincidenti con i nostri. Infatti accoglie persone di diversi orientamenti culturali, politici e religiosi unite da un unico obiettivo: costruire insieme la pace.
Voglio qui di seguito condividere “insieme” questa riflessione:
«La paura collettiva suscitata dall’epidemia da Covid-19, se saggiamente gestita, potrebbe diventare una lezione di vita per l’intera umanità. Acquisiamo la misura della vulnerabilità della vita. Richiamati dalle mille distrazioni che ci occupano nella quotidianità, inaspettatamente vediamo l’imprevedibilità di eventi che mettono a repentaglio le nostre sicurezze. Costatiamo come, al momento, la ricchezza e la scienza del mondo non possono prevenire nemici invisibili agli occhi, ma letali, che insidiano i nostri giorni.
E’ un invito pressante alla cura di noi e al bene comune che si manifesta nel tenere le “dovute distanze”, ma nella consapevolezza che non possiamo fare a meno del cuore ma solo del tatto, delle labbra, degli abbracci.
Bisogna prendere questo come un insegnamento a saper gestire l’ansia che non solo è inutile, ma che potrebbe persino abbassare le nostre difese. Meglio coltivare pensieri belli e progettare solidarietà e pace.
Mai il mondo ci è apparso così piccolo e fragile, un’ “influenza” che si fa arma micidiale, può mettere a repentaglio l’economia globale, far traballare le borse di mezzo mondo.
Se utilizzato bene, questo tempo che ci impone di ridurre le nostre frequentazioni, potrebbe farci rivalutare il calore della famiglia e l’affetto intimo che si respira nella casa. Chissà che anche questo non sia un antidoto al male, anche considerando che probabilmente :“teme il calore”. Viviamolo insomma come un’occasione propizia per riflettere sul senso del nostro viaggio su questo meraviglioso pianeta e più ancora sul suo approdo, che comunque è segnato al di là del coronavirus. Conosco due alternative: o il nulla o la vita, io ho optato per la seconda.
Il da farsi? Niente di più che attenersi a ciò che la scienza ci indica.
Agli amici, in questo mese a dire il vero un po’ inquietante, dico:
– chi ha fede si lasci toccare e abbracciare da Dio senza temere contagi
– chi è in ricerca si attivi con tutta la forza di cui è capace a coltivare la speranza».