Una trasmissione televisiva, “Il Cavallo e la Torre” di Marco Damilano, e La Repubblica rivelano l’esistenza di un documento riservato che spiega il mancato intervento per salvare le vite umane coinvolte nella sciagura di Cutro dove morirono, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, 94 persone.

Subito si scatenarono le polemiche per il mancato intervento della Guardia Costiera. E la questione ancora si trascina ad oltre un anno di distanza. Il documento reso noto nelle scorse ore è una mail del responsabile del centro di ricerca e soccorso della Guardia costiera che precisa i limiti imposti dal “livello politico” alle possibilità d’intervento per il soccorso di imbarcazioni considerate a rischio perché lascia alla Guardia di Finanza, deputata ad altri tipi di operazioni di controllo e d’intervento, la responsabilità oltre le 12 miglia. Insomma, Cutro si può considerare un altro prodotto della mancata precisazione delle norme da seguire nel caso d’intervento per le imbarcazioni di migranti in difficoltà e, sicuramente, dell’orientamento politico che il Governo Meloni volle da subito definire in casi del genere. Il risultato è stato il disastro umano che costò la vita a tante persone, tra cui 35 bambini.

Di tutto ciò resta a Cutro un monumento, Symbolon, che rappresenta una mano mentre afferra un frammento di un’imbarcazione travolta da un’onda. Un ricordo circondato da nuove polemiche che chiamano in causa le mancate realizzazioni delle promesse fatte tanto solennemente nel corso dei giorni successivi a quella immane tragedia per la quale venne, addirittura, organizzata un’insolita convocazione di un Consiglio dei ministri nella cittadina calabrese, in provincia di Crotone.  Annalisa Camilli, su Internazionale, denuncia come il sistema d’accoglienza a Cutro sia stato smantellato a neppure un anno di distanza da quella strage (CLICCA QUI).

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