Zingaretti è persona che ispira fiducia e simpatia. Serio e credibile. Oltre ad acquistare da lui un’ auto usata, gli consegneresti pure il portafoglio. E – detto senza nessuna ironia – di questi tempi non è cosa da poco.
Non solo questione di forma o di buona educazione, ma tale da diventare sostanziale, tanto è degenerato il costume politico e compromessa l’affidabilità personale di molti leaders o presunti tali.
Peraltro, il segretario dem, evoca pure la metafora dell’elefante in cristalleria che appena muove un passo sfascia tutto.
Senonche’ per Zingaretti vale il contrario: è talmente perbene, scontato e prudente che potrebbe, sia pure con passo elefantiaco, attraversare la cristalleria, da cima a fondo, senza far cadere neppure un ninnolo. Il che è francamente troppo.
Ora deve guidare un’auto in corsa su un percorso di montagna, fatto di tornanti stretti, uno dopo l’altro, intanto che un torello scatenato e senza patente cerca di incornarlo, gli si aggrappa al volante e glielo strattona ora dall’una, ora dall’altra parte.
Adesso è come quando gioca la Nazionale. Tifi per gli azzurri anche se tra gli undici in campo non c’e’ nessuno della tua squadra di club, anzi gioca l’intero blocco della squadra avversaria.
Insomma, anche chi non ama il Partito Democratico,la sua storia, l’intero impianto della sua esperienza, deve augurarsi, in questa drammatica fase, che Zingaretti – il legittimo segretario – abbia il “quid” e lo dimostri.
Si preoccupa giustamente per l’ unita’ del suo partito, ma la potra’ ottenere solo esercitando con autorevolezza il suo ruolo di direzione politica.
Parli al Paese ed alle forze presenti in Parlamento, rivendicando con forza il ruolo che gli compete, senza “caminetti” di antica memoria. Lasci perdere – se pure in questi giorni le ha evocate – la cosiddetta “vocazione maggioritaria” ed il “bipolarismo”.
Guai se in politica non si potessero commettere errori, ma quando si “toppano” i fondamentali, risalire la china è una fatica dura ed incerta che si prolunga nel tempo e distorce le prospettive.
Riscopra spirito, cultura e prassi della “coalizione”, dato che, almeno per questa tornata, tocca a lui, se ce la fa, intestarsela. Le “coalizioni” sono fatte di chi ci sta…..ma, verrebbe da dire, anche da chi non ci sta….
Vuol dire che le domande giuste vanno fatte, le disponibilità opportune vanno dichiarate – se necessario anche come provocazioni pur dall’esito scontato – perché e’ importante registrare gli assensi, ma anche i dinieghi….in tempo reale…..ed a futura memoria….
Dobbiamo sinceramente, schiettamente fare a Zingaretti i migliori auguri per il suo lavoro. Il “suo” lavoro.
Che è quello di ricomporre la sinistra, aggiornarne la cultura recuperandone lo spirito “popolare” autentico, abbandonando al suo destino quella sub-cultura “radicale” che, in definitiva, non gli appartiene, per quanto, negli ultimi decenni, ne abbia fatto un uso smodato, come fosse una sorta di “capsula di sopravvivenza”, con cui attraversare indenni il deserto del crollo verticale della propria originaria cultura di riferimento.
Senonchè, la sinistra ha talmente subito questa facile suggestione, da lasciarsi assorbire dalla invincibile forza di gravità del “buco nero” della cultura individualista, cosicché neppure ha il diritto di sorprendere se, anziche’ nelle fabbriche e negli uffici, si trova oggi a sentirsi piu’ a suo agio tra i “birignao” dei salotti buoni dei Parioli.
C’e’, poi, un altro “building” – autonomo ed indipendente – da tirar su, sempre che vogliamo ridare un nuovo e decente assetto urbano al nostro sistema politico.
Va costruito su quella vasta area a forte indice di edificabilita’, di cultura cristiana e di tradizione politica cattolico-popolare e democratica, da cui non si puo’ prescindere.
Ma qui e’ un altro discorso e bisogna parlarne un’altra volta. Infatti, per poter aprire il cantiere e’ necessario prima cambiare progettisti, tecnici e maestranze con una nuova leva di giovani professionisti.
Domenico Galbiati

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