Tra un mese sarà il 15 maggio, una data importantissima per la Dottrina Sociale della Chiesa: nel 1891, esattamente il 15 maggio, è stata promulgata l’Enciclica Rerum Novarum. Ma c’è di più, da allora molti Pontefici hanno ricordato e celebrato quella che è stata ed è riconosciuta proprio come la pietra miliare della Dottrina Sociale della Chiesa.
Nel 1931 Pio XI ha promulgato l’enciclica Quadragesimo Anno; nel 1971 Paolo VI ha pubblicato la Lettera Apostolica Octogesima Adveniens; nel 1991 Giovanni Paolo II ha promulgato l’enciclica Centesimus Annus: tutte celebrative e di aggiornamento nel tempo della Rerum Novarum.
Papa Leone XIII affronta per primo la questione sociale, nella seconda parte dell’800, e individua come fondamentale il ruolo dell’associazionismo ispirato com’è dagli studi e dalle riflessioni di Giuseppe Toniolo; ed è nella Rerum Novarum che si forma l’embrione di quella che sarà la formulazione più completa della sussidiarietà nella Quadragesimo Anno promulgata il 15 maggio 1931 da Papa Achille Ratti, il Papa della Brianza laboriosa e appassionato alpinista che, in un periodo difficile come quello del ventennio fascista, esprime e teorizza i concetti più completi del rapporto democratico tra Persona, Libere Associazioni e Stato improntati ai concetti di giustizia e di libertà.
Non soltanto, però, aspetti organizzativi tramite la sussidiarietà verticale tra i diversi livelli di Governo e la sussidiarietà orizzontale tra libere forme di associazione e Istituzioni Pubbliche, ma anche un aspetto profondamente culturale e politico perché gli “uomini di governo si persuadano che, quanto più perfettamente sarà mantenuto l’ordine gerarchico tra le diverse associazioni e i diversi livelli istituzionali, tento più forte riuscirà l’autorità e la potenza sociale e, perciò, più felice e prospera la condizione dello Stato stesso”. Dunque un monito preciso etico-morale ai comportamenti da tenere in politica affinché l’attività politica abbia come obiettivo unico la prosperità e il progresso della società, non l’interesse di parte.
Nello stesso solco va la Lettera Apostolica “Octogesima Adveniens” del Maggio 1971 di San Paolo VI° che arriva a definire la politica come la forma più alta ed esigente di carità: naturalmente la Politica con la P maiuscola. Ma c’è di più, perché Giovan Battista Montini ci dà un progetto: “costruire oggi la città, luogo di esistenza degli uomini e delle loro dilatate comunità è un compito al quale i cristiani devono partecipare” proprio come avevano più volte ribadito Giuseppe Lazzati e Giorgio La Pira.
Nell’enciclica Centesimus Annus San Giovanni Paolo II ci dice, nel maggio 1991 in occasione del centenario della Rerum Novarum e a meno di due anni dalla caduta del muro di Berlino, che il ‘900 ha sepolto definitivamente due ideologie di morte e che bisogna costruire il futuro; ci mette in guardia dal fatto che “le domande che si levano dalla società non sono esaminate secondo criteri di giustizia e di moralità, ma piuttosto secondo la forza elettorale o finanziaria dei gruppi che le sostengono. Simili deviazioni del costume politico col tempo generano sfiducia ed apatia con la conseguente diminuzione della partecipazione politica e dello spirito politico in seno alla popolazione, che si sente danneggiata e delusa”.
Oggi a trent’anni dal 1991 dobbiamo riconoscere, purtroppo, l’avverarsi di questo scenario.
Ma la strada maestra ci è stata indicata, alcuni pilastri sono stati fissati e spetta alla Politica riprenderne le tracce per raggiungere l’obiettivo.
Nel 1992 il termine sussidiarietà è tornato alla ribalta per l’uso esplicito che ne ha fatto il Trattato di Maastricht e di come ad esso siano riferite e praticate molte delle politiche dell’Unione.
Ma anche il nostro Paese è intervenuto attraverso le modifiche al Titolo V della parte seconda della Costituzione. Infatti l’art. 118 oggi recita: “Stato, Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. Sino ad oggi soltanto le Costituzioni degli Stati Uniti e della Svizzera fanno riferimento esplicito al principio di sussidiarietà.
C’è da chiedersi: quanto e come questo principio Costituzionale è stato rispettato e applicato nel nostro Paese?
Oggi più che mai il bagaglio legislativo a disposizione del cosiddetto Parternariato Pubblico-Privato è amplissimo e sperimentato, ma l’applicazione sul territorio è stata molto modesta; le risorse del Recovery Plan potrebbero essere moltiplicate più volte e, con l’arretrato cronico del nostro Paese, si potrebbero finalmente risolvere molti problemi vecchi di decenni.
E’ consolidato il giudizio in base al quale la sussidiarietà ben applicata è la vera cura per la semplificazione del sistema, basti guardare al “costo del ritardo” come documentato da un decennio dall’Università Bocconi.
Nelle prossime elezioni amministrative di ottobre chi verificherà se l’operato dei Comuni che andranno al voto è stato rispettoso del dettato Costituzionale?
Allora una proposta, coerente peraltro con i documenti ufficiali di INSIEME e con gli insegnamenti di Stefano Zamagni: indichiamo e promuoviamo il 15 maggio come “Giornata della Sussidiarietà” e cominciamo da quel giorno, esattamente tra un mese, a valutare l’operato delle Amministrazioni che vanno al voto e a verificare i programmi elettorali che verranno proposti dai vari partiti; del resto, in democrazia, sono i cittadini con il voto che devono giudicare quanto realizzato dalle singole amministrazioni e quanto propongono le liste dei candidati.
Gianni Verga