Per l’edizione digitale del Corriere della Sera Walter Veltroni ha realizzato un’intervista con Guido Bodrato che proponiamo ai nostri lettori
Guido Bodrato è stato portavoce della Dc nel periodo del rapimento Moro. È un uomo rigoroso, espressione di quel cattolicesimo democratico che è tanta parte della storia e della cultura politica italiana.

Quando va collocata la fine della prima Repubblica?

«Una data ha segnato in modo più profondo il declino della centralità della Democrazia cristiana, caratterizzata dall’intreccio tra un forte consenso elettorale, la maggioranza relativa che la Dc aveva ottenuto per tanti anni, e la sua capacità di determinare le maggioranze che hanno governato il Paese. Questa centralità è entrata in crisi dopo il referendum del ’74 che ha visto per la prima volta dal ’48 prevalere i voti del Partito comunista insieme a quelli dei tradizionali partiti alleati della Dc; cioè ha registrato l’isolamento della Democrazia cristiana. Mai così evidente. Poi si è delineata, con Tangentopoli, una perdita di credibilità della politica, una crisi morale, che ha colpito in particolare la Dc. Ma vorrei dire che la caduta dei riferimenti, dei valori ai quali un partito si ispira, è sempre alle origini della crisi dei regimi e dei partiti che li rappresentano. La fine del centrismo si era intrecciata con un cambiamento profondo del Paese, dell’orientamento e del costume della società; e poi con una crisi della autorevolezza di un partito che era stato egemone. E si avviava una lunga transizione. Tuttavia agì sul declino della Dc anche la crisi del suo avversario storico. In politica i successi di una parte hanno sempre a che fare con le vicende del nemico, e la Dc aveva costruito il suo consenso in alternativa al Pci. La storia del Partito comunista di Berlinguer, che aveva riconosciuto “l’esaurirsi della spinta propulsiva della rivoluzione d’ottobre” prima della caduta del Muro di Berlino, aveva inevitabilmente ridotto l’area di consenso possibile della Dc. Per De Gasperi un partito di ispirazione cristiana non doveva isolarsi, doveva avere degli alleati: con il referendum del ’74 questa regola era stata dimenticata. Con l’apertura ai socialisti si era fatta più evidente la strategia delle riforme, ed il confronto parlamentare con l’opposizione. Ed anche la politica di centrosinistra rischiava di essere indebolita, perché gli alleati che si erano uniti contro un comune nemico stavano maturando l’idea dell’alternativa, mentre l’immagine del nemico perdeva di rilievo. Poi l’anticomunismo è sopravvissuto come motivo di aggregazione della destra ed è stato rilanciato proprio a partire dalla crisi della Democrazia cristiana con la discesa in campo di Berlusconi, ma questa è già un’altra storia».

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