La Cina si vede costretta a non poter festeggiare la sua festività più importante dell’anno. L’anno cinese del topo non poteva iniziare nel peggiore dei modi perchè ha costretto l’intera popolazione a fare i conti con un’emergenza che non si vedeva dai tempi della Sars nel lontano 2003. Già l’anno scorso aveva dovuto fare i conti con l’epidemia di peste suina che uccise circa un quarto dei maiali del mondo.

La Cina è subito corsa ai ripari aumentando le importazioni dalla nostra Europa creando però così un sensibile aumento dei prezzi. L’impatto sull’intera filiera è stato disastroso in quanto la Cina è un paese che consuma molta carne di maiale oltre che pollame. Nonostante i cinesi spostarono nelle Filippine, già negli anni scorsi, gran parte dell’allevamento dei maiali, sono comunque stati colpiti dall’epidemia.

Il potere di acquisto dei cinesi cresce sempre più e infatti molta della carne di maiale che serviva al paese è stata presa in Italia generando sia un improvviso innalzamento dei prezzi che la distruzione, o quasi, del settore dei salumi. Il Governo cinese come precauzione rispetto al Coronavirus ha voluto saggiamente annullare qualsiasi festeggiamento del capodanno oltre che aver imposto l’obbligo di rimanere a casa fino al 17 febbraio evitando così che centinaia di milioni di abitanti si spostassero nel paese per tornare da parenti e amici.

Avendo vissuto in Cina per quasi un anno e recandomi di frequente, posso solo immaginare la delusione del popolo cinese di dover sacrificare questo bellissimo periodo di festa. I cinesi hanno un grande senso di appartenenza alla propria terra e per loro ogni festa comporta riti da svolgere in famiglia e con amici. La diffusione di questa malattia, in un momento dell’anno così delicato, si lega a una delle sfide più importanti per Pechino: elevare il livello di urbanizzazione della Repubblica Popolare garantendo allo stesso tempo un’elevata qualità di vita ai suoi abitanti.

La leadership cinese punta su questo abbinamento per conservare l’assenso della popolazione ora che l’economia sta rallentando dopo anni di crescita impetuosa. L’allarmismo da parte del governo è alto anche perché è uno dei più importanti test di emergenza domestica da parte del governo cinese e del suo Presidente che non può permettersi che questa crisi rovini la sua “era” generando un malessere interno verso governo e partito comunista. C’e’ molta più trasparenza da parte del governo cinese rispetto all’emergenza del 2003 con la Sars in cui ci fu molta piu’ censura. Le misure di controllo e contenimento sono state rapide e “forti”.

Oltre al dispositivo che rileva sulla fronte la temperatura corporea, il governo ha predisposto il test della mucosa che e’ piu’ efficace. Sicuramente c’e’ confusione e psicosi. E’ un nuovo virus che si trasmette da uomo-uomo e non animale-uomo. Non si conosce l’origine, e il fatto che non dia sintomi fa ancora piu’ paura. Il primo caso risale addirittura a novembre e non a fine dicembre.

L’impatto sull’economia sarà rilevante. Compagnie aeree hanno già bloccato voli per la Cina e alcune case automobilistiche hanno bloccato gli ordini e quindi chiuso fabbriche. Gli effetti più immediati si faranno ovviamente sentire sul turismo, anche in Italia. Un altro settore nel quale ci saranno conseguenze rilevanti è quello dell’intrattenimento, in particolare del cinema. La Cina rimane sempre e comunque un interlocutore che merita molta attenzione per alcune ragioni come essere il primo paese al mondo per popolazione, per avere 2,7 milioni di soldati attivi che incide positivamente sulla sicurezza interna, per essere la seconda economia piu’ grande la mondo, per avere sei  delle trentatre’ metropoli al mondo, perche’ i cinesi fanno il 32% degli acquisti del lusso, per i 150 milioni di viaggi fatti dai cinesi nel 2018 e per essere i primi al mondo (con l’Italia) per siti UNESCO.

Nonostante questi primati, ha diverse sfide epocali a cui è bene dedicare la massima attenzione come la guerra commerciale con gli Stati Uniti, il 5G, una continua richiesta di crescita di domanda interna, una riconversione dell’economia pesante in tecnologia, del mantenimento della stabilità interna, dell’ingegneria sociale come il sistema dei crediti sociali. La preoccupazione e’ piu’ per la psicosi generale piuttosto che per l’epidemia in atto che comunque è già ben governata dal governo cinese con modalità a volte anche estreme come il misurare la febbre a chiunque esca di casa e farlo nuovamente appena rientra nonostante ci sia ancora l’obbligo di restare nelle proprie abitazioni.

Il disagio del popolo cinese, oltre alla psicosi, è sicuramente la noia nello stare a casa con i propri familiari senza fare nulla. I supermercati sono aperti ma alcuni di loro sono vuoti e alcune merci scarseggiano. Le mascherine sono pressoche’ introvabili e anche in Italia arrivano via web richieste di aiuto per importanti forniture. Tutto, o quasi, è ancora chiuso e la situazione e’ surreale. Sembra un film e un richiamo immediato puo’ essere a quello di Tom Cruise come Vanilla Sky.

Difficile capire come sara’ il futuro, ma questo evento tragico avrà sicuramente risvolti duri per l’economia e per la vita delle persone, almeno in questo 2020. Gli sforzi del governo cinese sono forti per contenere il virus e quando capitano situazioni come queste, non bisogna farsi prendere dal panico generando in Italia discriminazione verso il popolo cinese. Un aspetto molto importante e’ documentarsi per bene volendo andare a fondo delle cose anche quando non sono belle. Dei circa 25.000 casi identificati, solo l’1% si e’ verificato nel mondo. Il 99% resta in Cina e cio’ ci fa capire che l’epidemia non e’ nel resto del mondo men che meno in Italia.

I decessi, nonostante ci siano già le prime cento guarigioni, hanno colpito anziani e persone che avevano altre patologie gravi in atto. Il Presidente Xi Jinping ha dichiarato di mettere al primo posto la salute dei cittadini e quindi fara’ di tutto per far sentire al sicuro il suo popolo. Il blocco totale imposto dal governo cinese interessa 24 province per un totale del PIL dell’80% e del 90% dell’export.

Le conseguenze sull’economia ci saranno sicuramente ma la Cina è un paese che ha sempre dimostrato di guardare avanti e ripartire da situazioni ben piu’ difficili nonostante il Coronavirus arrivi in un momento molto complesso fatto di sfide globali che la vedranno protagonista. Anche la Sars ebbe la sua origine da un animale come il pipistrello. I cinesi hanno incrementato molto il consumo di questo animale e si pensa che dalla manipolazione dei suoi organi interni per motivi culinari, la Sars abbia avuto terreno fertile.

Il Presidente cinese Xi Jinping, e il suo popolo, sono stretti nella trappola del cigno nero e del rinoceronte grigio. Sono metafore che i cinesi conoscono molto bene. La prima riguarda un evento totalmente inaspettato mentre la seconda un rischio noto ma ignorato e che puo’ diventare pericoloso. Si deve ancora capire quale delle due appartenga all’attuale situazione ma di certo il Premier cinese ad inizio 2019 aveva gia’ avvertito il suo popolo che negli anni a seguire la Cina avrebbe dovuto lottare contro un cigno nero ma forse non si immaginava che fosse cosi’ cattivo e devastante.

La Cina da questo evento uscirà profondamente cambiata. Cambieranno i consumi interni in termini di qualità. Si cercherà sempre piu’ un prodotto sicuro e la tracciabilità diventerà di grande importanza. Prodotti quindi di alta qualità saranno sempre piu’ ricercati. Politicamente, ma anche commercialmente, questo periodo deve essere impiegato per essere il piu’ solidali possibili con il popolo cinese e manifestare la nostra amicizia in tutta la sua purezza perche’ quando la crisi sara’ finita dovremo per forza tornare ad avere a che fare con la terra del dragone.

Il quattro febbraio il mercato azionario interno ha riaperto con un leggero calo del 7-8% ma gia’ il giorno dopo la borsa aveva recuperato. Prometeia e Nomura riportano chiare e complete analisi nei loro report e consiglio di non affidarsi al web in generale fatto da blog, social network e altro per capirci qualcosa ma andare dritti alle fonti autorevoli.

La reazione della Cina e’ stata all’altezza delle aspettative e rispetto alla Sars del 2003 l’approccio e’ stato molto piùricco di trasparenza e comunicazione. Fare stime sull’impatto del coronavirus sul Dragone non è facile, ma con oltre 50 milioni di persone in quarantena e migliaia di fabbriche chiuse il quadro generale e’ molto compromesso. L’Europa, con Italia e Svizzera in testa, ha risentito non poco e infatti ci sono gia’ stati importanti ritardi nella consegna di forniture dalla Cina che tra qualche settimana, se non riprendono, vedranno la fine in magazzino delle scorte e allora il problema sara’ molto grave.

Il turismo ha avuto un apparente tracollo il che non fa piacere nell’anno della cultura e del turismo Italia-Cina. Il coronavirus potrebbe avere un impatto negativo sul prodotto interno lordo mondiale anche superiore frenando la crescita globale stimata per il 2020 al 2,9%. L’epidemia cinese ci colpirà in molto più profondo di quanto si pensi in particolare per le sue ricadute economiche perche’, come per i tedeschi, l’Italia ha un sistema economico che si concentra sulle esportazioni e i cinesi sono i maggiori consumatori mondiali facendo capire che i settori che soffriranno di più saranno turismo e lusso. La crisi deriva da dinamiche diverse, ma i due obiettivi che rimangono da raggiungere per la Cina sono far uscire dalla soglia di poverta’ sempre piu’ persone e raddoppiare il PIL del 2010.

Stefano De Vecchi Bellini

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