Nel recente intervento a Milano il 25 gennaio scorso,  il prof Stefano Zamagni (ripreso da Politica Insieme lo scorso 29 gennaio ( CLICCA QUI )) ha ribadito come la necessità della presenza di un movimento politico di ispirazione cristiana trova la sua ragione d’essere nella visione tomistica del perseguimento del “bene comune” e dalla costatazione che “…gli ordinamenti del mondo sono regolati dalla legge della ragione (“Date a Cesare…”) e non dalle petizioni di principio o dagli slogan che fanno leva solo sulle emozioni….” e  che pertanto per difendere l’uomo nella sua dignità integrale e l’ambiente in cui l’uomo vive, appare ovvio cercare di organizzarsi in un movimento che partendo dalle suo riferimento ideale e morale proponga proposte concrete all’uomo smarrito dei nostri giorni, senza pretendere di avere l’unica verità immanente valida per tutti: la diaspora non ha prodotto fin qui risultati apprezzabili, e la domanda di risposte concrete sembra in continuo aumento.

Viene in mente la icastica immagine della Chiesa come “ospedale da campo” in mezzo al mondo, dove evidentemente chi si vuole occupare di politica, oltre a soccorrere direttamente  chi incontra- secondo la propria “carità” -,  ha il compito non facile di provare ad organizzare …l’assistenza, perché sia più efficace!

E quando uno è ferito o sofferente non solo può trovare conforto in chi lo soccorre, ma anche può aderire e collaborare agli sforzi di chi prova a organizzare meglio la  vita quotidiana, sotto le bombe insidiose di una esistenza ricca di oggetti e svuotata di ciò che la naturalità del nostro essere uomini cerca con bramosia in tutti i palpiti della sua esistenza: si può forse soccorrere o progettare condizioni migliori solo per chi ha la stessa fede? O si può collaborare solo con chi ha avuto la “grazia” di un incontro salvifico?

Per tutti, la politica cerca soluzioni agibili per tutti.

Ma nello sfacelo dell’attuale quotidiano, un movimento che si ostina a volersi occupare dell’altro secondo un principio di giustizia sociale, in base alla ispirazione della dottrina sociale della Chiesa, può forse passare molto tempo a disquisire su come comunicare con altri che come lui hanno avuto, in origine, la stessa ispirazione? O può passare molto tempo per capire a chi tocchi fare il primo passo per la ricomposizione?

In nome del primato della morale, possiamo continuare a mettere “gioghi” sulle spalle di chi, sicuramente sbagliando, fa delle scelte discutibili ma che è nella sofferenza e si aspetta di essere aiutato? La Politica è una arte raffinata che deve portare, con il più ampio consenso possibile, ad operare delle scelte che orientino concretamente l’agire comune, sperabilmente nel massimo rispetto possibile della persona, di ogni persona e dell’ambiente che è connaturato all’umana esistenza: difficile che possa esistere l’umanità in un ambiente non più idoneo alla nostra biologia.

Il 2 febbraio è stata la giornata per la vita che molto opportunamente la Chiesa propone tutti gli anni.

Ho vissuto con passione il motto “ricominciamo da 32”, ossia dalla percentuale di coloro che si erano espressi contro l’aborto: e non rinnego in nulla di quanto vissuto con  entusiasmo.

Abbiamo una nazione che soffre di un crollo demografico catastrofico: la tentazione è quella di giudicare e di individuare nell’edonismo e nella mancanza di volontà di sacrifico dei giovani di oggi la ragione di una scelta “non etica”: innegabile che nel cuore di ogni  uomo si annidino anche queste debolezze, accentuate dal fatto che l’unica vera libertà permessa è quella che attiene alla sfera dell’”Io privato”, che infatti è diventato un Dio soggettivo e “intramondano”.

Ma un politico si deve forse occupare di cosa alberga nel cuore dell’uomo? Non sarebbe come sognare, magari in maniera inconfessabile,  una “teocrazia” o più laicamente, uno “stato etico” ossia che decida per legge ciò che è giusto e ciò che non lo è?  E molti non cattolici hanno una simile sinistra idea … dogmaticamente “ateoretica”.

Negli ultimi 3 anni oltre il 12% delle famiglie italiane hanno chiesto un prestito per sostenere le spese necessarie per affrontare il primo anno di vita di un figlio, spesso coinvolgendo i  propri genitori…

Sarà vero? Chissà.

E’ però vero che tra gravidanza e spese del primo anno dii vita, se ne vanno oltre 7.000 euro per ogni donna, sia che viva sola, che conviva più o meno stabilmente o che abbia una famiglia: questo vuol dire che per circa 15.000.000 di italiani  il costo varia da un terzo ad  un sesto del reddito personale annuale!

Per “fortuna” questa spesa ha una durata “limitata” (?!) nel tempo.

Infatti a partire dal secondo anno circa – quando cioè le mamme hanno la necessità di qualcuno che curi il loro piccolo, se devono tornare al lavoro – i costi…lievitano: mediamente tra 500 e 600 euro al mese solo per un nido, se lo si trova, e non costa certo meno una babysitter, oltre a tutto il resto.

Sperando che il bimbo sia sano, non presenti problemi di sviluppo e che la nostra famiglia goda di buona salute, ogni figlio che nasce va “mantenuto” almeno fino ai 16 anni, meglio se fino alla maturità: possibilmente, se appena possibile, sarebbe opportuna anche una laurea.

Sulla nostra mamma, sia che abbia la “sorpresa” di essere in dolce attesa dopo una notte di travolgente passione con la persona che ama, sia per il tramite della più asettica e “razionale”  fecondazione artificiale (a proposito… i costi in questo caso ..crescono…) si prospetta un conto “salato” fatto di tante notti insonni, ansie, tensioni e anche una quotidianità più trafelata e con tante rinunce, e di almeno 300.000 euro di costi vivi!

Un figlio, cioè una persona, val più dei soldi!  (Giusto, purchè il principio non valga solo per le mamme e i papà….)

Consigliabile affrontare questi problemi almeno in ..due, meglio se con qualche …”assicurazione” che impedisca al compagno di lasciarti sul più bello: una volta c’era il “socialmente corretto” della famiglia indissolubile, che, pur tra molte sofferenze, almeno i conti economici a volte li garantiva. Adesso non c’è più certezze nemmeno in quello…

E, a differenza del passato, nessuno pensa più di avere figli per avere un aiuto economico nel corso degli anni  o per avere qualcuno su cui immaginare di contare per affrontare le difficoltà future… : un figlio, in questa epoca storica,  è puro investimento affettivo o consapevole scelta di apertura alla vita…

Abbiamo imparato come controllare il concepimento, ed è stato un passo in avanti, ma non abbiamo affatto fatto gli stessi passi in avanti nella consapevolezza e nelle condizioni sociali che rendono possibile una scelta libera e consapevole: “povero il mondo che ha bisogno di eroi”, scriveva Brecht.

E l’orizzonte della politica è la “Città terrena”, per fare in modo che a nessuno sia preclusa la strada della “Città Celeste”, che però non può essere perseguita per obbligo di legge.

Una contraccezione classica, reversibile, costa tra i 140 e 180 euro all’anno…

Politiche per la vita?

Un congedo obbligatorio anche per il papà! La gioia di poter cullare il proprio bambino ed evitare quella pratica un po’ disumana di lasciare alla sola mamma l’incombenza di stare con il neonato….

E i 7000 euro del primo anno di vita?  Dettagli

E gli asili nido? Dettagli

E i servizi che aiutino la famiglia quando la scuola è chiusa, nel rispetto del convincimento culturale e sociale dei genitori? Beh, non esageriamo….

E il blocco – de facto – della “carriera” lavorativa per la mamma? Le aziende già soffrono delle assenze dei genitori  per le malattie dei figli, per i colloqui anche con le maestre dell’infanzia, per le distrazioni dalla produttività che i figli in questo paese di “mammoni” già procurano .… Che si vuole di più?

Nemmeno a parlarne poi se il figlio ha una malattia seria o è disabile: se vuoi un sostegno, almeno che l’ISEE sia veramente da ..pezzente… Con quel che costano i servizi per la cura e la riabilitazione…. Per non parlare del sostegno scolastico che, unici nel mondo, avevamo voluto come scelta di civiltà e che adesso sembra lì a testimoniare la solita nostra tendenza di tirare il sasso e nascondere il braccio….pentiti (forse: non si sa nemmeno se lo siamo davvero o no!) del costo indotto… (ma un bimbo non val forse più dei soldi?)

Fare politica, hic et nunc, se amiamo l’Uomo, vuol, dire occuparsi ad esempio di questi concrete questioni, non mettendo innanzi a tutto il problema dei comportamenti morali discutibili… (del resto anche il famoso re Davide – non uno qualunque, nella storia della Salvezza –  è inciampato su Uria l’’Ittita…)

E vuol dire fare i conti con un potere economico/finanziario che non fa sconti a nessuno: è determinato, lucido, competente e ha in mano tutte le leve del potere.

E le insidie sono innumerevoli.

Proprio come quelle che affronta un … “gatto in tangenziale”.

Almeno evitiamoci  di perdere troppo tempo con le “assemblee di …. gattile”, con altri gatti spelacchiati come noi….

Massimo Molteni

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