Caro, vecchio, disincantato Petrolini con il tuo quesito sulla crisi! Un quesito vivo più che mai.

Visto l’andamento di quest’ultimo anno, infatti, nessuno è in grado di capire se, dopo tuoni e fulmini, pioverà davvero e si giungerà a una crisi di governo destinata a lasciare un segno nell’esperienza dell’esecutivo Giallo Verde.

Molti, infatti, appaiono i motivi per aspettarsi la fine di una vicenda, mentre molti altri segnali sembrano congiurare in modo che, come in altre precedenti occasioni, si continuerà a vedere in piedi l’esecutivo diretto da Giuseppe Conte.

In parallelo con quanto narrato da giornali e televisioni, viaggia tutta una serie di questioni non completamente espresse, non raccontate, tra di loro non collegate, non adeguatamente spiegate al popolo italiano e agli elettori.

Prossima, pesante manovra finanziaria; aumento dell’Iva; sistemazione dell’Alitalia e una pletora di nomine da concordare; i costi di reddito di cittadinanza, pace fiscale e flat tax; la prospettiva europea verso cui la Lega guarda seguendo l’ipotesi di creare un forte gruppo d’impronta“ sovranista” al Parlamento sovranazionale di Strasburgo, mentre i 5 Stelle sembrano più intenzionati ad inserirsi nella dialettica tra popolari e socialisti probabilmente innescata dall’andamento di un voto che potrebbe non consentire la formazione di una ben definita maggioranza.

Queste le vere questioni che stanno dietro l’attuale crisi di governo provocata dallo scandalo che ha travolto il sottosegretario leghista Siri e collegato alle inchieste giornalistiche innescate dalla questione dei 49 milioni “ spariti” della Lega e dalle rivelazione di una miriade di conti creati all’estero.

Non ci sarebbe  da stupirsi, dunque, se molte delle contrapposizioni di queste ore fossero motivate da altro e dalla necessità di “ deviare” l’attenzione della pubblica opinione. Così, si rinnovano gli attacchi ai magistrati o si tirano in ballo i grembiulini … ovviamente, quelli degli scolari delle elementari.

Tante di queste polemiche fanno parte del gioco elettorale in vista delle elezioni europee e amministrative, per le quali sarà chiamata al voto circa la metà dei comuni italiani. Del resto, è un anno che andiamo avanti così,  a causa del susseguirsi di ogni tipo di appuntamento elettorale.

La Lega sta cercando di conquistare il massimo per provare a gestire da una posizione di forza i rapporti con gli altri spezzoni del centrodestra. A partire da quello di Forza Italia considerata prossima, evidentemente,  a giungere alla fine del percorso che 25 anni fa avviò sotto la guida di un Silvio Berlusconi, allora altrimenti capace di incidere e far valere la propria forza e le proprie risorse.

Salvini  prova anche a regolare una battaglia interna alla stessa Lega. Le inchieste giornalistiche in corso, sempre più dettagliate, anche se da chiarire completamente, stanno rivelando i contorni di un’iniziativa dalle caratteristiche sempre più “ personali” da parte del capo milanese dei leghisti. Cosa che non coincide completamente con gli obiettivi degli esponenti più importanti delle leghe tradizionali di Lombardia e Veneto.

I 5 Stelle devono rimediare a quella situazione di disagio in cui sono finiti perché, dopo il successo del 4 marzo 2018, hanno visto di molto ridotto il proprio peso specifico sulla scena pubblica, loro sottratto da quando Matteo Salvini è riuscito a dettare l’agenda e la scansione del dibattito politico.

La posizione del Presidente del consiglio, Giuseppe Conte, appare oggi chiara: il sottosegretario Siri, non dovrebbe più essere tale dopo il prossimo Consiglio dei Ministri convocato per mercoledì 8 maggio.

Salvini, forse, ha fatto l’errore di non chiedere subito al suo uomo di fare il nobile gesto di mettersi un passo indietro. Adesso si espone al rischio di subire una dura sconfitta mediatica su di un tema per lui insidioso, visto i contenuti di un’inchiesta che chiama in causa la corruzione, l’affarismo e, persino, le pressioni mafiose sulle istituzioni.

Salvini appare in grave difficoltà perché sa che mettere oggi in crisi il Governo, e prevedere un’eventuale chiamata alle urne per il prossimo autunno, magari preceduta da un esecutivo di emergenza da lui non controllabile, potrebbe portargli un grave danno. Questo è un Paese che, tradizionalmente, corre “ in soccorso del vincitore” e snobba chi al potere non è riuscito a restarci…

E’ comunque chiara la necessità che nuove forze scendano in campo e definiscano altre scelte da offrire in cosiderazione dei grossi problemi irrisolti del passato e di quelli che si prospettano all’orizzonte immediato. L’Italia deve trovare nuovi equilibri politici. Capaci di assicurare una vera rigenerazione economica, sociale e umana.

 

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