Il dibattito pre-politico non va considerato marginale, né irrilevante rispetto al progetto politico in sé di un movimento, come il nostro, che nasce in un momento storico molto critico e delicato (si pensi alla crisi economica del mondo occidentale, alle estreme destre in Italia e in Europa che la stanno cavalcando, al fenomeno indelebile dell’immigrazione…) anche dalla constatazione di un forte disagio dell’elettorato, manifestantesi in un’elevata quota di astensionismo, e dalla condivisione ideal/ideologica di una (nuova) architettura costituzionale e ordinamentale del sistema-paese; così come non è secondario capire a quali valori, umani, morali e sociali, oltre che ad obiettivi ed esigenze di sviluppo sostenibile e di riforme strutturali, economiche e finanziarie la Task-force presieduta da Colao, super-manager(?) da remoto, non condiviso neanche dai suoi componenti di gruppo, o peggio quella di Arcuri (rimasto ben incardinato anche ad Invitalia) ecc ecc.

I valori che ci appartengono atavicamente e imprescindibilmente, che si richiamano alla tradizione cattolica e che sono stati esaltati nel ‘900 da personalità di specchiata integrità morale come A. De Gasperi, A. Moro, Don Luigi Sturzo e Paolo Borsellino nel tradurre i principi della Dottrina sociale della chiesa in azioni politiche chiare e in opere di esclusivo interesse generale (non di una parte sola o di elìte lobbistiche) sono, in primis, la libertà e la dignità dell’essere umano, la responsabilità e la giustizia sociale, la solidarietà alias la “caritas”, declinabile evangelicamente come amore per il prossimo.

I disvalori, intesi come espressione del male che si oppone al bene e negazione stessa dei valori, sono causa di quell’individualismo che sopraffà le legittime istanze ed i diritti della collettività, manifestandosi attraverso un liberismo spinto, una globalizzazione cieca e cinica che sta segnando il passo, la bieca negazione dei fondamentali diritti umani come quello alla salute – negato in non poche occasioni, letali per persone anziane, ricoverate nelle case di cura (RSA) o affette dal COVID con sintomi inequivocabili – all’accoglienza degli immigrati, degli emarginati, dei senza (fissa) dimora , o che hanno perso il lavoro.

In funzione dei primi bisogna pensare, ispirarsi, progettare il futuro, lavorare e collaborare con passione, competenza e fiducia per distinguersi da chi fa politica per “interessi di bottega” o come scelta ideologica di parte contro le altre fazioni, da chi quotidianamente scatta centinaia di “selfie” al giorno, polemizza ad ogni spron battuto e non fa altro che puntare il dito contro l’esecutivo, senza dedicarsi realmente ai bisogni dei giovani, dei disabili, di chi combatte per missione professionale, per necessità o anche per caso (soggiogato al racket e all’usura) contro le organizzazioni criminali.

Contro i secondi, grossa palla al piede del sistema, “Politica insieme” si deve premunire e confrontare, con il coraggio delle proprie linee programmatiche, propositive e di pensiero, con la coerenza propria di un’azione qualificata e qualificante, sì da contribuire a smascherare le attività lobbistiche, occulte e poco trasparenti, ovvero di logge che remano contro gli interessi generali dello Stato, contribuendo positivamente a superare atteggiamenti che troppo spesso caratterizzano la burocrazia in modo deteriore e arcaico, quella mentalità ancora radicata in un anacronistico maschilismo o campanilismo, antinomia nord/sud, gerontocrazia vs. nuove generazioni, tuttora non scevre all’annosa usanza delle assunzioni clientelari e addirittura “familistiche”, andando con la schiena dritta e obiettivi chiari verso la meritocrazia.

Possiamo, quindi, semplificare che una politica di valori forti, neo-umanistica, debba in un certo senso limitarsi ad una serie di opzioni:

1) garantire una giustizia meno lenta e più moderna ed efficace, abolendo il III grado in Cassazione come esercizio di un diritto soggettivo “assoluto”, ma con prerequisiti che assicurino un notevole filtro alle migliaia di ricorsi e introducendo, finalmente, la telematica e la digitalizzazione, promesse da decenni!;

2) realizzare la tanto decantata lotta all’evasione e all’elusione, semmai compresa la fuga dei capitali all’estero, come prova sia della serietà e dell’efficienza degli organi statali, sia come strumento di moralizzazione pubblica di cittadini, rei fiscalmente che, come chi contribuisce pienamente, usufruiscono di tutti i servizi e beni statali;

3) tagliare la spesa pubblica secondo la falsariga del Rapporto Cottarelli, rivedendo tutte le uscite superflue e revisionando i ruoli organici dei dirigenti pubblici, ivi compresi quelli delle agenzie e autorità indipendenti, cresciuti a dismisura negli ultimi 20-30 anni; non che i c.d. privilegi di casta (s’è già riferito a riguardo di quante deroghe sono state concesse al tetto dei 240.000 £. annui;

4) decidere una volta per tutte la sfera di azione della “golden power” dello Stato imprenditore, ad es. ponendo fine agli interventi-salvataggio, innumerevoli, della “compagnia di bandiera” Alitalia;

5) rilanciare una “governance del wellfare” in grado di dare ossigeno alla famiglia tradizionale, rafforzando quelle con persone disabili; sostenere maggiormente il volontariato nelle sue varie forme, restituire dignità, visibilità e trasparenza ai fenomeni delle adozioni e degli affidi;

6) educare alla sostenibilità ambientale ed all’economia circolare anche attraverso programmi scolastici virtuosi, incentivando maggiormente le energie rinnovabili, le buone prassi delle amministrazioni comunali e provinciali, ottimizzando l’utilizzo dei fondi comunitari, infine con la promozione del turismo culturale ed ecologico (“mobilità lenta”) che potrebbe coprire almeno sei mesi l’anno, specialmente nelle regioni del Mezzogiorno e insulari.

Sperando davvero che il piano di Vittorio Colao riesca a partire, senza tentennamenti né troppe polemiche, ma dopo confronti costruttivi negli “stati generali” del Paese, all’insegna dei valori positivi, della leale collaborazione e del senso di responsabilità, anche verso quanti medici, paramedici, volontari e sacerdoti si sono immolati per il corona-virus, con fiducia nella piccola imprenditoria e nell’artigianato – vere colonne economiche – onde sfatare la preoccupazione che esso resti l’ennesimo “libro dei sogni” della bella “Italietta”, paragonabile al “Rapporto Giannini”, mai dimenticato professore di diritto amministrativo, che può definirsi “propheta in patria”, miseramente inascoltato dalla classe dirigente.

Michele Marino 

About Author