Da una riflessione dell’amico Carlo Parenti sui tempi del momento che riflette lo stato d’animo di tante persone che faticano ad interpretare “i segni dei tempi” e, soprattutto, quelli dei nostri governanti
Si parla di aumento della benzina e che i governanti (che già tradiscono le promesse elettorali) non avrebbero i soldi per contenere il prezzo con il taglio delle accise. Ma il prezzo sociale che pagherà il paese è di molto maggiore (magari fa loro comodo per svalutare il debito). Pagheremo infatti tutti con l’aumento dell’inflazione, mentre un dato, invece, è illuminante: l’inflazione media nel corso del 2022 è stata stimata dall’Istat all’8,1%, il livello più elevato da 37 anni.
Per comprenderne l’effetto devastante sul potere d’acquisto dei risparmi, è sufficiente considerare che, in base a questo dato, gli oltre 1.800 miliardi di euro depositati sui conti correnti dagli italiani si sono svalutati in un solo anno di circa 146 miliardi.
E i cattolici? Si fanno imbonire con le favolette sulla difesa della vita da chi lascia affogare i poveri che solcano il Mediterraneo? A questo riguardo, vorrei riandare alla lettera aperta di Mons. Gastone Simoni, Vescovo emerito di Prato, pubblicato venerdì 25 gennaio 2019 da il “Corriere Fiorentino”.
«Gent.mo Direttore, anche a costo di essere, forse, una voce fuori dal coro, ritengo un peccato grave lasciar morire in mare non dico centinaia ma neppure uno solo degli africani o di altri poveri Cristi che bramano approdare alle coste italiane ed europee, anche se questa scelta (lasciarli morire) viene compiuta per una dichiarata coerenza con la scelta politica di bloccare gli odiosi trafficanti libici o di altra genia.
Tra le due scelte deve vincere la prima, salvare cioè le persone in grave pericolo di morte. Questa coerenza politica muscolare è, in verità, una crudele e rozza non-virtù. Rimando in materia al Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2268 e, in particolare, 2269.
Il primo condanna l’omicidio diretto e volontario, il secondo anche quello indiretto. Questo secondo numero, nel primo capoverso, recita: “… la legge morale vieta tanto di esporre qualcuno a un rischio mortale senza grave motivo (il che, nel caso, vale per i trafficanti), quanto rifiutare l’assistenza a una persona in pericolo (il che vale, nel caso, per i Governi d’Europa e d’Italia o per le Istituzioni analoghe)”. Altro che una sola persona in pericolo nel mare che si agita tra la Libia e l’Italia!
Il secondo capoverso recita: “Tollerare da parte della società umana, condizioni di miseria che portano alla morte senza che ci si sforzi di porvi rimedio, è una scandalosa ingiustizia e una colpa grave…”. Altro che condizioni di miseria sulle onde fredde e tempestose del “mare nostrum”!
E recita il terzo capoverso: “l’omicidio involontario non è moralmente imputabile. Ma non si è scagionati da una colpa grave, qualora, senza motivi proporzionati, si è agito in modo tale da causare la morte, anche senza l’intenzione di provocarla”. Mi pare chiarissimo.
Non sto a contestare la scelta politica in materia di disciplina dell’immigrazione fatta oggi a livello europeo ed italiano. Sto dicendo che non può essere – la scelta politica di un ministro o di un intero Governo – un motivo proporzionato all’abbandono nel Mediterraneo di così tanta gente. Non è una tesi politica, questa; è una tesi di morale: di morale, certo, anche politica. E che cos’è una politica senza morale se non una barbarie inumana? Spero che nessuno venga a sventolarmi sul volto, per contestare questa citazione del Catechismo, le pagine del Vangelo o il Rosario della Madonna. Dedico questo scritto alla memoria del nostro primo obiettore di coscienza, il caro amico prof Fabrizio Fabbrini, morto ieri (CLICCA QUI). Con lui nei mesi scorsi abbiamo parlato molte volte per un nuovo impegno politico laicale di ispirazione cristiana».