Lo scenario politico italiano che abbiamo davanti è quello della fine del sistema bipolare degli ultimi trent’anni e dei suoi attori che continuano a fare finta di non volerne prendere atto. Ogni giorno ci viene la conferma di un intero quadro politico che si avvita su se stesso e si allontana sempre più dal corpo elettorale. I sondaggi un po’ lo rivitalizzano, questo quadro, ma perché la quota sempre più alta di chi dichiara di non esprimersi non viene oramai neppure da molti più considerata.

Centrodestra e centrosinistra possono solo fare finta di esistere. E, stando alla colorita espressione utilizzata da Giorgia Meloni, anche noi possiamo chiedere: “state all’asilo o nel campo?”.

Questa domanda, cui si è aggiunta la minaccia rivolta a Salvini e a Berlusconi “altrimenti andiamo da soli”, è venuta dalla Conferenza programmatica organizzata da Fratelli d’Italia che ha fatto la sua parte nel dipingere la divisione a destra. Molta scena, carrellata dei tanti arrivati sulle ali dell’attesa della vittoria. Anche assenze che pesano: Salvini, dopo che la Lega non ha mandato alcun suo rappresentante, non è riuscito neppure a fare un salto da Giorgia Meloni.

Gli scricchiolii, in realtà, sono registrati da tanto tempo. A quelli provocati dal balzo della Meloni segnalato dai sondaggi, si aggiungono questioni molto più pratiche. Quelle dei dissidi esplosi in importanti zone dove si andrà al voto amministrativo al più presto. In particolare, in Sicilia è proprio guerra aperta. Con candidati che spaccano la coalizione del centrodestra visto come si mettono l’uno contro l’altro. E lì non ci sono in ballo chiacchiere d’ordine generale. Bensì il potere, quello vero che, anche alla luce dei fondi del Pnrr da gestire, diventa sempre più importante da conquistare.

Si reagisce andando avanti a colpi di slogan. Lo stesso limite a sinistra, con l’idea che basti evocare lo scontro con il blocco contrapposto per giustificare, altrimenti, un diritto all’esistenza che richiederebbe quello sforzo di idealità e di progettualità che manca.

La Covid-19  ha consentito di allontanare l’amaro calice del Debito pubblico ed è servita ad accettare come scontata la piaga della disoccupazione, in particolare, quella del Sud e quella tra i giovani. Così come il far apparire una normalità lo sconquasso del nostro sistema formativo e della Scuola. Ora è arrivata la guerra in Ucraina ad imporre altre urgenze ed altri temi da gestire sul tavolo dell’immediatezza delle decisioni.

Pure il recente appuntamento del congresso del partito di sinistra Articolo 1 ha dipinto l’esistenza di un altro accampamento di Agramante in preda alla confusione. “Campo largo” continua ad essere la parola d’ordine di Enrico Letta. Un “campo” che, per ora, è fatto solo dal Pd. I 5 Stelle fanno di tutto per sottolineare la propria autonomia. Gli altri sono dei piccoli satelliti.

Si continua a parlare di legge maggioritaria sottovalutando quanto il meccanismo utilizzato finora porti a sconquassare più gli equilibri voluti dalla Costituzione. Come sempre più frequentemente viene ricordato, il Governo finisce per riempire il vuoto e ridurre il Parlamento a mero strumento di conferma di decisioni maturate secondo dinamiche che, spesso, fanno sospettare l’essere il frutto di equilibri raggiunti all’esterno delle istituzioni (CLICCA QUI).

Continuiamo a vedere all’opera molti “medici pietosi” che non hanno il coraggio di giungere al fondo della diagnosi ed operare scelte, una volta tanto, indirizzate esclusivamente al bene del Paese. Nessuno mostra il coraggio di fare la prima mossa per avviare un autentico processo di trasformazione che potrebbe trovare in una nuova legge elettorale l’innesco di un passaggio verso quella nuova fase di cui abbiamo assolutamente bisogno.

Giancarlo Infante

 

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