Le elezioni comunali di Napoli che si terranno la prossima primavera sono momento di particolare attrazione. Discussioni, confronti, nonché polemiche tra i protagonisti politici dei diversi schieramenti fanno parte della liturgia, per arrivare a individuare la personalità più idonea da candidare come primo cittadino. Ci sono già stati incontri, caminetti per capire la linea da seguire.
Dai resoconti della stampa ci si rende conto della persistenza di una politica ancora asfittica, povera di idee e proposte. I vecchi comunisti stanno cercando come sempre di accaparrarsi la scena ancora una volta, secondo tradizione, pur non essendo per certi aspetti forza di governo. E’ appena iniziato un tempo preoccupante e rischioso e a sinistra già si sono divisi sui nomi da proporre: fino ad oggi se ne contano sei, compreso Bassolino, che si presenta come uomo della “provvidenza”, ma è solo un normale amministratore, allo stato in pensione. Ha una immagine tuttora ben curata e proposta con sapienza da certa stampa, sempre a lui amica.
Napoli oggi non cerca uomini soli al comando e tantomeno titoli di giornali, né prende in considerazione atti di riconoscenza manifestati da quella bella fetta di clienti graziati dal potente di turno. Conta in politica chi offre una speranza non chi chiede riconoscenza.
Spulciando quindi i vari nomi che circolano si comprende che sono persone indiscutibili, ma che non hanno spalle tanto larghe da sopportare un compito gravoso quale è l’amministrazione comunale di Napoli. E allora? Non si può certo lasciare tutto in mano a una sinistra minoritaria e inconcludente, quasi tutta proveniente dal partito comunista. Se la scelta del candidato sindaco alle prossime elezioni comunali ruoterà intorno ai nomi pubblicati più quello di Bassolino, battitore libero, allora Napoli potrà dire sin d’ora che ha perso un’altra occasione.
Si sbandierano nomi senza uno straccio di strategia, di programma, di alleanze quasi che esista un’autosufficienza che consente di snobbare tutti gli altri. Napoli davvero non ha altre risorse culturali, politiche, sociali, economiche che possono assumersi la responsabilità del governo della città? Non sembra proprio. E quindi, le forze politiche alternative alla sinistra escano dal letargo e inizino a fare proposte, ad avanzare idee, a scegliere uomini.
Non ci sono pregiudizi a un confronto onesto, leale, franco, aperto, di largo respiro su un programma di risveglio della città, mettendo per un momento da parte nomi e uomini della “provvidenza”. Molti concordano che dopo le varie esperienze elettorali, dal 1993 al 2016, oggi non sia più utile partire dalla scelta del candidato sindaco, ma piuttosto guardare ai programmi amministrativi in rapporto alle necessità concrete dei napoletani. Solo partendo da un’analisi complessiva dello stato della città è possibile elaborare una proposta, prevedere le potenziali alleanze per attuarla e indicare chi meglio può guidare i lavori per la sua realizzazione.
Raffaele Reina