Due sole esperienze accomunano tutti gli uomini: quella dell’ essere figli e l’esperienza della morte. Ambedue sono sottoposte a trasformazioni che dicono, ciascuna a suo modo, la radicalità del nostro tempo.

Da noi l’attenzione è stata ed è ancora, in questo momento, prevalentemente incentrata sulle fasi della vita che precedono la morte.

In Francia, la scorsa settimana, con la prima lettura in Senato, ha fatto un altro passo in avanti l’iter parlamentare della cosiddetta “legge di revisione bioetica” che suscita l’interesse, la polemica ed un confronto acceso dei nostri cugini d’oltralpe, soprattutto in ordine alla “fecondazione senza padre”, cioè la facoltà di poter ricorrere a procedure di fecondazione assistita anche da parte di singole donne o da coppie al femminile.

“Manif pour tous”, il movimento che in Francia – in nome di una bioetica umanistica – guida la mobilitazione di rilevanti settori della pubblica opinione, contro tale indirizzo legislativo, oltre a denunciare l’impianto individualistico della nuova normativa che si intende introdurre, invita a non compromettere il futuro e la consapevolezza di sé delle giovani generazioni, lanciando l’appello per una battaglia che vada oltre gli steccati delle diverse appartenenze politiche e gli stessi confini degli Stati.

In effetti, la pressione delle manifestazioni popolari, delle prese di posizione di ambienti professionali, delle dichiarazioni anche di importanti intellettuali hanno consentito di ottenere in Senato qualche parziale correzione del testo originario.

Lo stesso governo, per quanto sospinto dall’orientamento del Presidente Macron e del suo movimento politico, non appare del tutto compatto. Peraltro, chi dissente lamenta come lo stesso governo abbia proposto un disegno di legge che, su alcuni rilevanti contenuti previsti nel testo rimesso al Parlamento, anziché rifarsi a quanto gli Stati Generali hanno attestato, quale opinione prevalente dei francesi, di fatto ne prende le distanze.

Prevale, in sostanza, un orientamento che, allontanandola dalle valutazioni più ponderate e prudenti, se non altro ispirate al comune buon senso del popolo francese, cattura gran parte della classe politico-parlamentare – a destra come a sinistra – in una sindrome pregiudizialmente ideologica con la quale, probabilmente ritiene di interpretare un non meglio precisato “spirito del tempo”.

Un tempo che vede irrompere – vale per il nascere e per il morire – il momento e la potenza cieca della tecnica in contesti che abbiamo sempre vissuto secondo la cifra degli affetti e di un originario e fondativo sentimento di umanità.

Il divario tra le potenzialità che le biotecnologie oggi mettono a nostra disposizione e la maturazione della consapevolezza etica necessarie a governarle, secondo un indirizzo valoriale espressamente assunto e condiviso, cresce costantemente e rappresenta una provocazione che è sempre più urgente affrontare a viso aperto.

Per niente condivisibile sul piano dei contenuti, l’esperienza francese suscita interesse e merita di essere più attentamente studiata sul piano del metodo adottato.

La stessa “legge bioetica” – cioè la normativa di inquadramento generale della materia che, se non ricordo male, risale al luglio 2011 – prevede la istituzione degli Stati Generali di Bioetica che si sono, appunto tenuti, negli ultimi due anni, prima che la riforma di tale ordinamento giungesse all’esame del Parlamento.

In sostanza, si è attivata una fase di consultazione e di confronto a largo raggio coinvolgendo i diversi territori della “Republique”, nonché, dalle organizzazioni professionali, alle confessioni religiose, al mondo della cultura, gli ambienti della società civile.

In sostanza, al di là delle distorsioni applicative lamentate da “Manif pour tous”, si è riconosciuto, almeno in linea di principio, che argomenti talmente sottili e delicati che non attengono la vita collettiva del Paese, bensì la vita personale ed intima dei singoli cittadini, competono, prima che al governo, al Parlamento ed, anzi, perfino il titolo di rappresentanza di quest’ultimo, a fronte di tali tematiche, va supportato ed assistito da una ricognizione aperta ed att

Domenico Galbiati

 

 

 

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