“Un museo degli orrori……….”. E’ francamente difficile trovare altra definizione per quel che,  nei giorni scorsi, hanno potuto leggere i pensionati, le coppie con figli in arrivo, i risparmiatori e tutti coloro che, ingenuamente fidandosi di una legge della Repubblica Italiana, hanno anticipato, spesso indebitandosi, il costo della ristrutturazione di casa, nella convinzione che avrebbero potuto cedere a una banca il credito che lo Stato aveva loro promesso.

Tanto per fare un esempio – e farlo limitandoci al “Corriere della Sera”, il meno scandalistico dei quotidiani pubblicati in questo sfortunato paese – è significativa la notizia secondo la quale il “caso più eclatante” di truffa sul bonus edilizio sarebbe quello di un uomo di mezza età, ospite di una comunità per tossicodipendenti, che non aveva un lavoro, né alcun bene intestato, e non aveva mai presentato la dichiarazione dei redditi. Eppure nel 2021 «ha aperto una partita Iva come procacciatore d’affari” e ha ceduto “a un intermediario finanziario oltre 400 mila euro di crediti fittizi, poi venduti a una società di costruzioni». I soldi, ovviamente sono stati incassati ed immediatamente trasferiti su un conto corrente sloveno.

E’ questo la “horror story” cui ha fatto cenno, nella sua ultima conferenza stampa, l’attuale Presidente del Consiglio, Mario Draghi. Ma sono migliaia i casi in cui la “Cessione del Credito” ha fatto arricchire non solo delinquenti incalliti ed esperti, ma anche truffatori improvvisati. Frodare lo Stato era infatti facilissimo, anzi sembrava una politica economica espansiva condotta attraverso l’offerta di ghiotte occasioni a tutti coloro che fossero abituati a vivere di espedienti. Una bizzarra applicazione del concetto più volte espresso da Super Mario”, anche all’Assemblea di Confindustria, secondo il quale il 2021 era “il momento di dare soldi agli Italiani, non il momento di farseli dare”

Non è necessaria alcuna documentazione

Grazie alla legge emanata dal governo “Conte due”, bastava infatti “falsificare le pratiche, oppure sfruttare un prestanome per ottenere le somme rivolgendosi a Poste Italiane e a svariati istituti di credito”. La procedura – scrive il Corriere – “era sin troppo semplice, come conferma il depliant di Poste Italiane citato qualche giorno fa dal Presidente del Consiglio; depliant che nelle istruzioni sottolinea: «La procedura è semplice e immediata, non è necessario fornire alcuna documentazione a supporto della richiesta. Effettuata la richiesta di cessione del credito a Poste Italiane, affinché questa vada a buon fine è necessario comunicarlo ad Agenzia delle Entrate. In caso di esito positivo, il prezzo della cessione verrà accreditato direttamente sul tuo Conto Corrente BancoPosta». Detto fatto, nessun controllo preventivo è stato effettuato e migliaia di persone hanno ottenuto l’accredito.

Non è dunque al governo Draghi che si può imputare la vergognosa situazione che si è venuta a creare. Ma va detto che la soluzione da questo escogitata per limitare i danni è quasi peggiore della incapacità professionale e politica dimostrata dai suoi predecessori. Non è certo facendo pagare agli innocenti il prezzo della disonestà dei truffatori, e della sciatta incompetenza di chi ha offerto loro l’occasione di arricchirsi che lo Stato potrà recuperare quanto gli è stato sottratto. Anzi, aggiungerà al danno materiale quello morale della vile aggressione ai più deboli e più meritevoli di vedere onorati gli impegni della Repubblica. Quella cui Mattarella ha così pervicacemente ripetuto di voler restituire “dignità”; ma che non può ottenerla se non consentendo la “Cessione del redito” a tutti coloro cui ciò era stato promesso.

I più indifesi e meritevoli di ottenere giustizia sono purtroppo le famiglie che hanno fatto ristrutturazioni edilizie per singoli appartamenti. Più meritevoli anche di coloro che hanno profittato del bonus facciate, tra cui si dice ci sia anche l’ambasciata di un importante paese membro della UE. Questa categoria – guarda caso – si è accaparrata più del doppio di quanto toccherebbe oggi alle famiglie, in quanto gli amministratori di condominio hanno incoraggiato i comproprietari ad approvare interventi talora superflui, per poter godere della percentuali sui lavori loro spettanti.

Ma insistere su questi aspetti sarebbe sbagliato. Queste – è infatti facile notare – sono guerre tra poveri, guerre che ricordano i manzoniani “capponi  di Renzo”, che legati ed appesi per i piedi, e comunque destinati a finire in una pentola piena d’acqua bollente, non trovavano niente di meglio per sfogare la propria rabbia  che beccarsi tra di loro.

Controllori a carattere istituzionale

E neanche ce la si può prendere troppo con le banche che d’un tratto hanno cominciato a rifiutare di dare coperture alle imprese per cessione del credito ed hanno bloccato a metà pratiche già parzialmente istruite per le quali complementi di documentazione andrebbero – a norma di legge – consegnati entro metà marzo 2022. Si sono cosi spinte a fare dietro-front anche le imprese nei confronti di singoli che avevano ad esse già assegnato dei lavori. Perché chiaramente le imprese solo con garanzia e pagamento delle banche erano disponibili a proseguire in lavori in tali modalità.

Per quanto riguarda poi il tema delle frodi, se solo si fosse stati meno sciatti  c’erano, ed ci sono tuttora, modi appositamente previsti per arginarle. Anche le certificazioni SOA potevano essere uno strumento. Queste “Società Organismo di Attestazione” sono infatti specializzate, ai sensi del Codice degli Appalti pubblici, nella certificazione dei requisiti delle imprese in termini di affidabilità, onorabilità, capacità economiche etc..  Ancora più importate, sono partecipate dalle Associazioni dei principali soggetti che concedono appalti,(UPI, ANCI Comunità montane), e lavorano con Anac, l’Agenzia Nazionale Anticorruzione.

L’attestazione SOA, in altri termini, per un verso pone su un piano di parità i vari potenziali appaltatori, indicandone per ciascuna categoria di lavori il livello di esperienza precedente. E poi, solleva le stazioni appaltanti dall’esecuzione di complesse verifiche sulle dotazioni strumentali e sulla capacità operativa dei concorrenti. Si tratta dell’attestazione che è stata considerata necessaria per partecipare alla ricostruzione del Centro Italia post terremoto – ha spiegato al “Corriere” Gabriele Buia, che è il presidente dell’Ance, l’associazione dei costruttori edili.

Al novembre 2021, il Governo Draghi, subentrato a quello che aveva tenuto a battesimo il provvedimento responsabile di aver post le premesse di questa complicata situazione, ha provato a prendere misure con un decreto che introduceva nelle domande alcuni elementi aggiuntivi di certificazione. Ma non ha coinvolto le SOA, come non le aveva coinvolte il governo Conte. Eppure, siccome una grandissima parte delle frodi che si sono verificate sono dovute a imprese improvvisate senza requisiti, se per quelle che risultavano affidataria di questi lavori fossero stati verificati i dati destinati ad essere inseriti in un fascicolo virtuale stabilito presso l’Anac, non ci si troverebbe nelle disastrose condizioni di oggi. La cui origine sta in gran parte – come abbiamo visto – nel fatto che, da quando è stato creato il  Superbonus sono nate in Italia, più di 30mila nuove imprese edili, molte delle quali fasulle, tanto fasulle che non hanno nemmeno un dipendente.

Il trionfo degli “animal spirits”

Un obbligo di certificazione sarebbe probabilmente un modo per tenere lontano le imprese fantasma, nate soltanto per vendere crediti inesistenti. Non è infatti difficile capire quali fossero i veri obiettivi di chi le ha poste in essere, come non è difficile immaginare la vera natura degli “animal spiritis of capitalism” di keynesiana memoria all’origine di tale fenomeno.

Ora, Draghi – che dopo la mancata elezione al colle è tornato ad essere “Supermario”, molto efficace ma molto deluso, ed anche un po’ vendicativo – ha deciso di risolvere la situazione ed ha messo in cantiere un Consiglio dei Ministri che tra giovedì e venerdì dovrebbe forse introdurre correttivi all’insieme dei bonus edilizi. Verrebbero – si dice – portate a tre le possibili cessioni del credito, e ciascun dossier di un “bollino” che renda identificabile il creditore originario.

Questa seconda misura fa pensare che, in definitiva, Draghi sia poco intenzionato a potenziare davvero i controlli, o a fare ricorso alle SOA. Mentre la prima non sembra tener conto delle conseguenze del fatto che il passaggio da una situazione in cui il credito era cedibile una sola volta ne aveva di fatto ucciso il mercato, ad una situazione in cui il credito ritorna cedibile, ma solo per pochissime volte,  farebbe aumentare il “valore” di ciascuna operazione.

Il Presidente del consiglio dovrà poi fare i conti con una parte importante dalla stessa maggioranza.  Perché,  sulla questione dei bonus, la Lega è infatti spaccata tra Salvini, sempre alla ricerca del consenso  dell’opinione pubblica, e Giorgetti cui interessano solo “padroni e padroncini”.  Ma anche Conte sembra voler dare battaglia, per riscattare – almeno nella scarsa misura del possibile – l’onore dei 5 Stelle pubblicamente svillaneggiati da Draghi; e provare a recuperare il consenso perduto sull’altare della stabilità. «Si scelga da che parte stare», ha detto – quasi come una giustificazione del disastro combinato dal movimento di cui egli è più o meno presidente – il cosiddetto “Avvocato del popolo”. Secondo il quale non si può brindare al 6% di crescita del PIL, e poi distruggere il sistema dei bonus che “hanno fatto dell’Italia, col settore delle costruzioni, la “locomotiva d’Europa”.

Giuseppe Sacco

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