In chi ha a cuore le libertà fondamentali della persona suscita gravi preoccupazioni la bozza di testo unificato recante “Misure di prevenzione e contrasto della violenza e della discriminazione per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere”, depositata ieri alla Camera dal relatore on Zan.
Il Centro Studi Livatino, pur stigmatizzando ogni forma di violenza e ogni ingiusta discriminazione nei confronti di chiunque, rileva che il testo è ispirato all’ideologia di genere, che vuole diffondere anche nelle scuole e in generale nella società civile.
Accanto alla punizione di comportamenti violenti e di istigazione alla violenza – superflua perché già coperti dalle norme in vigore, come si è avuto modo di illustrare nel corso delle audizioni in Commissione Giustizia – il testo colpisce il mero disaccordo, introducendo inaccettabili reati di opinione, lesivi della libertà di manifestazione del pensiero. Essa comprime, inoltre, l’esercizio di altre libertà fondamentali della persona, come quella di educazione e religiosa, trasformandole in forme di discriminazione punite penalmente.
Se non valessero altre considerazioni, la cifra della pericolosa genericità delle disposizioni che si intendono introdurre si evince dall’art. 8 del testo unificato, che impone all’Istat la triennale “rilevazione statistica sugli atteggiamenti della popolazione”: “atteggiamento” richiama un dato psicologico, comunque soggettivo, impossibile da rilevare statisticamente. Col medesimo metro il testo pensa di imporre sanzioni penali alla mera manifestazione di opinioni.
Chiediamo a tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento di fermare questa deriva.
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