Politica Insieme è riuscita finalmente, nel rispetto delle norme vigenti dettate dal Coronavirus, a riunire il proprio Direttivo. La determinazione è quella di andare all’Assemblea costituente sulla base dell’incontro che il 30 novembre dello scorso anno vide convergere a Roma molti dei firmatari del Manifesto ( CLICCA QUI ). Essi si posero l’obiettivo di definire un documento politico programmatico posto a fondamento di un “nuovo” soggetto politico concepito sulla base della scelta per un’autonomia intelligente, ma certa, dell’elaborazione di un “pensiero forte” e mettendo in campo facce nuove.

La qualità e la credibilità di un progetto di trasformazione da proporre al Paese sono inevitabilmente costrette a misurarsi anche con la generosità e la disponibilità di chi è stato finora coinvolto in altri percorsi politici a fare almeno un passo di lato.

Una cosa “nuova” non può presentarsi con volti di persone logorate nel corso di 25 anni di diaspora. Questo non significa sottovalutare come da esse possa venire un contributo prezioso. Non basta, però, essere “nuovi”. E’ importante anche farlo percepire e riconoscere.

Un partito non nasce dal notaio. Non esaurisce la fase della propria costituzione solo limitandosi ad espletare i pur doverosi atti formali destinati ad ottemperare alle norme di legge. Per quanto ridotto possa essere il consenso iniziale, ciò che conta è l’esprimere un’aspirazione universale e, come si disse del partito repubblicano di Ugo La Malfa, diventare un “piccolo” partito di massa.

Eppure, sono anch’io convinto, come sostiene spesso Stefano Zamagni, che un’iniziativa politica basata su idee tanto originali come le nostre, che poi a ben guardare  emanano da un pensiero solido e antico da adeguare ai tempi correnti, potrebbe portare delle sorprese, tali sono le condizioni del Paese e del quadro politico e istituzionale.

In ogni caso, lo ha detto bene monsignor Simoni più volte: non stiamo a preoccuparci di quanti voti si riesca a raccogliere adesso, anche se è necessario puntare a ottenere il necessario per marcare il senso di una presenza importante. La politica non si esaurisce solo nella partecipazione a questa o a quella elezione. L’adeguato discernimento deve compensare due opposte tendenze, spesso conviventi: lo scetticismo e il “partecipazionismo” a tutti i costi. La prima incoraggia il disperdersi in mille rivoli e finisce a spingere nell’astensionismo e, quindi, nell’irrilevanza. La seconda è espressione di quella pulsione di alcuni amici che pensano sia comunque importante anche solo piantare una bandierina e, così, ritrovarsi con consensi da zero virgola.

Sostituiamo queste forme infantili d’impegno pubblico con il ben più sostanziale “pensare politicamente” perché siamo pur consapevoli di ciò che si  deve rappresentare. Pensiamo ai valori della solidarietà e della giustizia sociale. Alla necessità di mettere al centro dei processi, siano essi politici, economici, sociali e culturali, l’essere umano. Alziamo politicamente un inno alla Vita, che per noi va dal momento del concepimento alla sua conclusione naturale. Lavoriamo per riequilibrare il rapporto tra lo Stato e il cittadino. Come scrive anche Lorenzo Dellai ridiamo un senso alle autonomie amministrative e liberiamo nuove energie a partire dalle comunità locali ( CLICCA QUI ).

Non siamo né integralisti né autoreferenziali. Siamo laici e vogliamo dare al nostro percorso un’impronta completamente laica. Siamo però consapevoli di dover riprendere un cammino interrotto. Quello del popolarismo ispirato cristianamente che trova nella Costituzione un riferimento assoluto e ineludibile.

Crediamo nella necessità di portare nella dialettica politica linguaggio e metodo nuovi. Si tratta di essere capaci di coniugare una forte autonomia con la consapevolezza che la politica significa scontro, ma anche confronto e, se possibile, convergenza. Non siamo pregiudizialmente contro nessuno, ma tutti vogliamo verificare sui contenuti.

Abbiamo le idee molto chiare sull’attuale schieramento di destra, come su quello di sinistra. Nessuno di loro è in grado di rappresentarci perché entrambi i fronti contrapposti sono incapaci a coniugare l’attenzione al sociale con quella verso quei valori da noi identificati nel riconoscimento della forza naturale che sta alla base della Persona, dell’amore tra una donna e un uomo intenzionati a dare vita a una famiglia, al libero dispiegarsi dell’azione dei gruppi spontaneamente organizzati che arricchiscono la nostra vita sociale ed economica.

La partecipazione dei sottoscrittori del Manifesto all’Assemblea costituente, occasione di convergenza di tanti gruppi e di tante persone animate da una scelta di libertà, di autonomia e di responsabilità, non sarà vana se da essa nascerà un partito del tutto originale che si preoccupi soprattutto di proporre un’alternativa di rigenerazione che tanti cattolici e non cattolici aspettano da tempo.

Giancarlo Infante 

Immagine utilizzata: Pixabay

 

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